sabato 2 luglio 2016
La novità del cristianesimo nella riflessione del cardinale Comastri: Gesù scandalizzò quei “presunti” giusti che avevano un’idea di Dio incentrata sul potere, sulla forza e sulla condanna Per rialzarsi sempre
L’abbraccio del Padre, per rialzarsi sempre
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Pascal, uomo intelligentissimo, acutamente ha osservato: «Non soltanto conosciamo Dio unicamente per mezzo di Gesù Cristo, ma conosciamo noi stessi unicamente per mezzo di Gesù Cristo. Noi non conosciamo la vita e la morte se non per mezzo di Gesù Cristo. Fuori di Gesù Cristo, non sappiamo che cosa sia la nostra vita e la nostra morte, non sappiamo chi è Dio e chi siamo noi stessi». E arriva a concludere: «Non solo è impossibile, ma è inutile conoscere Dio senza Gesù Cristo». È vero. Infatti, senza Gesù, noi rischiamo di produrre pericolose caricature di Dio. Come accade anche ai nostri giorni. Pensate, per fare solo un esempio, alle famigerate SS naziste: sui loro cinturoni portavano questa scritta: “ Got mit uns”, “Dio è con noi”, evidentemente non si trattava del Dio vero, ma di una terribile e offensiva caricatura di Dio.  Fissiamo lo sguardo sul volto di Dio, che Gesù ci ha manifestato: cerchiamo di entrare nel mistero affascinante del Padre, ricordando bene che il cristianesimo è la più grande novità che sia mai apparsa sulla faccia della terra: il cristianesimo è la più grande novità riguardo a Dio, perché Dio stesso è venuto a raccontarci questa novità. Partiamo da un fatto. Gesù stupì i suoi contemporanei per la Sua bontà: una bontà sconfinata, imprevedibile, disarmante, gratuita! A un certo punto i “presunti” giusti, cioè coloro che avevano un’altra idea su Dio, reagiscono. Racconta san Luca: «Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: Costui riceve i peccatori e mangia con loro». [Il testo greco dice: costui tende, pende verso i peccatori! E mangia insieme a loro!].  Questo fatto scandalizzava coloro che avevano un’idea di Dio incentrata sul potere, sulla forza, sul dominio, sulla condanna. Allora egli disse loro questa parabola: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta» (Lc 15, 1-6). È evidente che Gesù racconta la parabola con il preciso intendimento di correggere la concezione di Dio che i suoi ascoltatori e denigratori avevano in mente. Gesù innanzi tutto dice: ma voi, (Gesù parla a gente della campagna) quando smarrite una pecora non lasciate le restanti novantanove nell’ovile per andare a cercare quella perduta? La domanda ci sorprende. Noi staremmo tranquilli con le novantanove pecore nell’ovile e manderemmo al diavolo l’unica pecora smarrita. Ma il comportamento di Dio è diverso: divinamente diverso! Dio vuole la salvezza al cento per cento! Noi possiamo alzare il muro del “no”, ma Dio resta sempre Colui che ama e vuole salvare! Gesù tratteggia la figura raggiante del pastore, che, tenendo sulle sue spalle la pecora ferita e stanca, torna all’ovile dopo una interminabile giornata di ricerca. A questo punto Gesù fa un salto di pensiero che svela le sue precise intenzioni: «Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore convertito [il testo greco insiste su questo particolare: per un solo peccatore!], che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Lc 15, 7). Gesù, allora, sta parlando del Cielo: ma il Cielo è Dio! Gesù, evidentemente, vuole correggere coloro che restano scandalizzati dalla rivelazione della bontà inaudita del Padre. E vuole invitarli a prendere atto che Dio è totalmente diverso da come loro lo immaginano: Dio è infinitamente più buono! Già nel Vecchio Testamento esisteva un Salmo, che piaceva tanto a Henri Bergson. Questo Salmo, con rara freschezza, presenta così il volto di Dio: «Il Signore è il mio pastore: / non manco di nulla; (…) Se dovessi camminare in una valle oscura, / non temerei alcun male, perché tu sei con me». Ma, nelle parole di Gesù, l’orizzonte si allarga: Dio non è soltanto il Pastore che guida e protegge il popolo dei “vicini”, ma è anche il Pastore che cerca appassionatamente il popolo dei “lontani”. Meravigliosa notizia! Come è bello questo Volto di Dio! Come è emozionante sapere che Dio fa festa “per un solo peccatore che si converte e ritorna al suo abbraccio”! Giustamente Pascal, che ben conosceva questa bella notizia, poteva dire: «Molti traggono motivo di bestemmiare la religione cristiana, perché la conoscono male. Immaginano che essa consista semplice-anzitutto mente nell’adorazione di un Dio considerato grande, potente ed eterno; e questo è propriamente il deismo, che è tanto lontano dalla religione cristiana quanto l’ateismo che ne è tutto l’opposto!». Parole enormi, ma vere. E conclude: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio di Gesù Cristo, è un Dio di amore e di consolazione, è un Dio che riempie l’anima e il cuore di coloro di cui s’è impossessato, è un Dio che fa internamente sentire a ognuno la propria miseria e la sua misericordia infinita». Torniamo al Vangelo. Per togliere ogni dubbio e ogni equivoco, Gesù aggiunge: «O quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: “Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la moneta che avevo perduta”». (Lc 15, 8-9). Arditissima immagine: Dio è come una donna, che ha perso la pace perché ha perso una moneta preziosa! Chi si nasconde dietro l’immagine della moneta preziosa? Gesù è esplicito: «Così, vi dico, c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte» (Lc 15, 10). La moneta preziosa è il peccatore! È un messaggio di bellezza unica e di consolazione inesauribile! L’uomo, e ogni uomo, è una moneta preziosa: Dio non vuole perdere questo tesoro e, pertanto, fa di tutto per tenerlo stretto al Suo cuore. E se la follia dell’uomo arriva a perpetrare una fuga, Dio «butta all’aria tutta la casa» e, quando riesce a ricondurre il peccatore a fissare i Suoi occhi di Padre, Dio manda un respiro di sollievo che illumina di gioia il Suo Volto Divino. Come si fa a non commuoversi davanti a questa verità? Come si fa a non intenerirsi davanti a questo annuncio, che ci viene direttamente da Dio? Vorrei proporvi una significativa testimonianza che ho raccolto personalmente nel carcere di Regina Coeli nel 1970: è una stupefacente preghiera scritta da un uomo, nel momento in cui la sua anima si stava aprendo al mistero dell’amore misericordioso di Dio. Il carcerato, però, esitava ancora e, allora, invece di rivolgersi a Dio, il carcerato si rivolse a Giuda con inconsuete parole, che mi confidò due giorni prima del Santo Natale. Comincia così: «Giuda, fratello mio...» Ma poi a un tratto il referente cambia: «O Dio, / lasciami gridare per questo scandaloso amore / che tu hai per me, / per l’uomo, / per il traditore!». Dopo questa singolare preghiera, che nel Natale del 1970 lessi piangendo, cadde per il carcerato il muro della paura e l’uomo si aprì alla festa del perdono. Guardando Gesù, scoprì che Dio è Amore infinito: credette e la sua anima si riempì di una grande gioia, che era riverbero della gioia ben più grande del Cuore di Dio. E – lo ricordo benissimo – dopo la Confessione, recitò con me un’Ave Maria. E mi disse: «Maria oggi ha abbracciato Giuda!». Risposi: «Queste sono le vittorie di Dio! Questo è il cristianesimo! Come sarebbe stata diversa la storia di Giuda, se avesse chiesto perdono!».
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