domenica 27 marzo 2016
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Uno studio pubblicato recentemente dal Journal of the Royal Society of Medicine ha concluso che Michelangelo Buonarroti fosse affetto da osteoartrite delle mani, ovvero una patologia degenerativa che colpisce le articolazioni, usurando cartilagine e osso e provocando dolore e rigidità. L’uso prolungato di martello e scalpello potrebbe essere stato alla base di tale processo di degenerazione delle strutture articolari delle mani dello scultore. È la conclusione raggiunta da un gruppo di studiosi italiani dopo aver analizzato tre ritratti dell’artista e la vasta corrispondenza con parenti e amici. Il campo di ricerca rientra nella cosiddetta diagnosi medico-artistica. Ci spiega Davide Lazzeri, specialista in chirurgia plastica ed estetica a Roma: «Partendo dal riconoscimento di segni, sintomi o manifestazioni di una malattia in un soggetto raffigurato in un quadro, in questo caso Michelangelo, si giunge speculativamente alla diagnosi presunta corroborando l’evidenza clinica con fonti e documenti storici». I tre i dipinti in questione ritraggono un Michelangelo di età compresa tra 60 e 65 anni e mostrano le articolazioni della mano sinistra affette da alterazioni degenerative non-infiammatorie, che possono essere interpretate come artrosi e che non compaiono nei ritratti precedenti. Successivamente, la valutazione delle biografie scritte da Vasari e Condivi e di alcune lettere in cui l’artista descriveva sintomi specifici di inabilità delle proprie mani, ha permesso agli autori di sostenere che il maestro soffrisse di osteoartrite degenerative e non di gotta, come si era pensato, anche se quest’ultima non può essere esclusa. «La diagnosi che abbiamo proposto, con i colleghi Manuel Francisco Castello, Donatella Lippi, Marco Matucci-Cerinic e George M. Weisz, offre una spiegazione plausibile della perdita di destrezza in età avanzata da parte di Michelangelo: d’altra parte – spiega Lazzeri – il nostro studio sottolinea il controllo dell’artista sulla patologia, che avrebbe potuto determinare infermità alle mani, proprio per la sua incessante attività lavorativa, proseguita fino agli ultimi giorni della sua vita. Invece, proprio questo comportamento gli ha permesso di mantenere l’uso delle mani il più a lungo possibile». In ogni caso, Michelangelo aveva un forte limite nella scrittura: infatti, a partire dal 1552, confermava «di avere gran fastidio nello scrivere» e, undici anni dopo, sosteneva di aver rinunciato a scrivere di suo pugno, limitandosi alla firma: «Farò scrivere ad altri ed io sottoscriverò». «Purtroppo – aggiungono gli autori – questa è una malattia degenerativa invalidante che provoca dolore e rigidità articolare e soltanto una grande forza di volontà ha permesso al Buonarroti di superare il tormento e continuare a muovere le dita». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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