mercoledì 21 settembre 2022
Animali e piante, dei quali scopriamo sempre nuove e sorprendenti abilità, ci obbligano a riesaminare radicalmente il nostro rapporto con la natura intesa come “casa comune”
Il giardino dell'Eden in un dipinto di Johann Wenzel Peter conservato alla Pinacoteca vaticana (1800-1829).

Il giardino dell'Eden in un dipinto di Johann Wenzel Peter conservato alla Pinacoteca vaticana (1800-1829). - WikiCommons

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Da domani, 22 settembre, a sabato il Centro di Studi Filosofici di Gallarate, che ha sede a Roma, terrà il suo convegno annuale sul tema “Umani e altri viventi”. La riflessione filosofica contemporanea ha messo al centro della propria attenzione l’esigenza di un nuovo rapporto tra la dimensione antropologica e altre forme di espressione della vita. I motivi della revisione di modelli relazionali ereditati dalla tradizione sono molteplici e possono essere considerati sia prendendo le mosse dall’ambito dei viventi non umani, sia da quello propriamente umano. Sul versante degli animali essi riguardano acquisizioni anzitutto di tipo cognitivo. Dall’analisi scientifica emerge l’attribuzione agli animali, specialmente a quelli più prossimi al genere umano nella scala filogenetica ed evolutiva, di comportamenti e di capacità sia intuitive sia intellettive degne di essere riconosciute nella loro dignità specifica. Alla rivalutazione di tali capacità si associa una corrispondente consapevolezza etica, la quale induce a tenere conto del carattere ingiustificabile di trattamenti tali da procurare sofferenze a esseri dotati di sensibilità e di connotazioni emozionali, la cui evidenza dovrebbe invece indurre a pratiche virtuose ed empatiche, con le relative conseguenze di solidarietà e di congrua reciprocità. Anche gli studi fioriti sul versante del regno vegetale portano all’attribuzione alle piante di sensibilità e di intelligenza, oltre che di comunicazione sistemica. Inoltre, nel connubio tra solidità e flessibilità, le piante si manifestano come organismi in grado di adattarsi a condizioni ambientali difficili. Le piante offrono pure modelli di funzionamento utili alla ricerca tecnologica (specialmente alla progettazione nel campo della robotica) e diventano sempre più importanti nella individuazione di risorse in campo alimentare alternative a quelle animali. Non sorprendono allora alcune tesi di allargamento, nel riconoscimento di “diritti” non solo agli animali, ma altresì alle piante e ad altri beni della natura quali fiumi, laghi e montagne, fino a prenderli in carico come “quasi-persone”. Esseri viventi come gli animali e le piante ci obbligano quindi a riesaminare radicalmente il nostro rapporto con l’ambiente preso complessivamente e con la natura intesa come “casa comune” (è questa, come è noto, l’espressione ricorrente nella enciclica Laudato si’ di papa Francesco, che è diventata un punto di riferimento a livello universale). Si è così imposta all’attenzione di tutti la formula della “ecologia integrale”, feconda sul piano della teoria e impegnativa sul piano della prassi. Quali sono le indicazioni e le piste di ricerca che derivano dalla ricezione di una sfida che impegna sia le categorie del pensiero sia i modelli dell’agire? La prima è quella del guadagno di una visione d’insieme o di interdipendenza tra “umani” e “viventi non umani” ai fini della loro tutela. La seconda è quella di una decisa assunzione di responsabilità da parte degli umani, i quali sono chiamati a essere, appunto, responsabili efficaci della impostazione di un nuovo tipo di relazioni, attitudini, abitudini e stili di vita in riferimento alla terra e al cosmo. In definitiva, si profila il passaggio da un mindset caratterizzato dal dominio e dallo sfruttamento del soggetto umano nei confronti dei viventi non umani e dell’ambiente in generale, segnato quindi da una intenzionalità di tipo strumentale, a una intenzionalità che si potrebbe definire non solo di rispetto e di cura, ma anche di amore. Questa prospettiva non può essere però coltivata in modo ingenuo, ignorando gli aspetti anche conflittuali tra le molteplici espressioni della vita e tra queste e i fenomeni della natura in senso lato (si pensi a certi eventi geologici di ordine catastrofico). Nel superamento dell’antropocentrismo autoreferenziale, a vantaggio dell’armonia tra umani e altri viventi, occorre anche guardarsi dalla caduta nella loro indistinzione o confusione. Si tratta inoltre di non prestare il fianco a ideologie inclini a un rovesciamento speculare dell’antropocentrismo esclusivo, a favore di forme di mitizzazione zoologica o fitologica. L’etica della responsabilità verso i viventi non umani, e la loro conseguente valorizzazione, dovrebbe invece ispirarsi alla ricerca di paradigmi di co-esistenza che siano capaci di riconoscere le differenze insieme alla preservazione e alla promozione di una dignità ontologica comune.

"Umani e altri viventi" al Centro studi di Gallarate

Il LXXVII Convegno annuale del Centro di Studi Filosofici di Gallarate si terrà a Roma dal 22 al 24 settembre, presso la sede del Centro e la Pontificia Università Gregoriana, e avrà come tema “Umani e altri viventi”. Articolato in quattro relazioni, una tavola rotonda e vari gruppi di studio, si propone di misurarsi in modo critico e propositivo con questi temi cruciali per la riflessione filosofica e per il più ampio contesto culturale nel quale essa si situa, il quale coinvolge non soltanto le elaborazioni filosofiche “occidentali”, nelle loro specificazioni continentali e analitiche, ma altresì il ricco patrimonio della sapienza e della saggezza delle diverse parti del pianeta. Illustra tali linee portanti in queste colonne Francesco Totaro, presidente del comitato scientifico del Centro che, con questo spirito, si prepara anche alla celebrazione del Congresso filosofico mondiale del 2024 a Roma, nel quale la Fondazione Centro Studi Filosofici di Gallarate, presieduta da Paul Gilbert, è impegnata in quanto membro della Fisp Fédération internationale des sociétés de philosophie) e grazie pure ai suoi membri attivi nello Steering Committee; a ciò si aggiunge il progetto, da definirsi con la casa editrice de Gruyter, di una riedizione “dinamica” della Enciclopedia filosofica in altre lingue. I gruppi di studio, che costituiscono la spina dorsale del convegno, potranno essere articolati intorno ai molteplici aspetti sopra enunciati, con un taglio sia teoretico, sia etico, sia storiografico, senza precludere altri punti di vista. La loro composizione sarà definita successivamente. A tenere le quattro relazioni saranno Michael Tomasello, Carmine Di Martino, Étienne Bimbenet, Luisella Battaglia; parteciperanno inoltre Costantino Esposito, Laura Boella, Barbara de Mori, Guido Giglioni, Iolanda Poma e Simone Morandini. Per informazioni, fondazionecsfg. com.



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