martedì 15 ottobre 2019
Dopo l’exploit al Mondiale francese le azzurre di Bertolini hanno collezionato solo vittorie verso Euro 2021. E la Serie A femminile riscuote sempre più successo sugli spalti e in televisione
Il primo storico derby femminile tra Milan e Inter

Il primo storico derby femminile tra Milan e Inter

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Dopo l’exploit al Mondiale francese le azzurre di Bertolini hanno collezionato solo vittorie verso Euro 2021 E la Serie A femminile riscuote sempre più successo sugli spalti e in televisione Nella domenica senza Serie A tiene banco il calcio in gonnella. Si sono presentati in 3500 a Sesto San Giovanni per il primo derby meneghino della storia. Milan-Inter finisce 3-1 per le rossonere, a punteggio pieno insieme alla Juventus dopo tre giornate. Tribuna gremita e ingresso in campo delle squadre con inno e speaker, sullo stile di quanto visto al Mondiale francese. A proposito di Nazionale, avevamo lasciate le Azzurre eliminate dall’Olanda nei quarti di una rassegna capace di accendere i riflettori sul calcio femminile. Le abbiamo ritrovate la settimana scorsa a Palermo, opposte alla Bosnia nella prima gara casalinga di qualificazione all’Europeo 2021. Il denominatore comune tra i due eventi è stata la diretta televisiva sulla Rai, circostanza impensabile alla vigilia dell’estate. Dunque l’innamoramento tra gli italiani e il calcio in rosa continua, mentre le protagoniste di questo sogno sfoggiano in campo la capacità di soffrire e di affrontare la salita, per far diventare normale un mondo per molti surreale.

Il team guidato da Milena Bertolini continua a vincere: quattro partite, altrettante vittorie nel cammino verso la rassegna continentale in Inghilterra tra 21 mesi - e trascina sotto i riflettori anche il campionato di serie A, scattato a metà settembre e organizzato dalla Divisione Calcio femminile, gestita direttamente dalla Figc. Così la luce si accende non solo sui club blasonati che hanno anche la controparte maschile - dalla Juventus alla Fiorentina, passando per l’Inter, il Milan, il Verona, la Roma o il Sassuolo - ma anche su minuscole realtà, che sul calcio femminile hanno creduto seriamente: il Tavagnacco o la Florentia San Gimignano. Il club friulano è la società, tra le attuali dodici, con il maggior numero di partecipazioni nella massima serie: 19. Venne infatti promosso nel 2001 e da allora non si è più mosso, resistendo agli sconvolgimenti geografici subiti dalla serie A. Anzi, grazie alle prodezze della fuoriclasse scozzese Lana Clelland, in due occasioni è finito al secondo posto e in altrettante ha vinto la Coppa Italia. Circostanze eccezionali per un paese di 15 mila abitanti in provincia di Udine con uno stadio che gremito contiene 900 spettatori. Per le gialloverdi due pareggi nelle prime due partite, prima del ko (21) sabato in casa della Fiorentina. Peggio ancora è andata finora alle toscane del San Gimignano, ferme a quota zero nella prima annata in serie A con la nuova denominazione.

Fino alla passata stagione la società si chiamava infatti Florentia, poi in estate l’aggiunta e il cambio di colori: dal biancorosso al verdenero. Quella del cambio del nome o della cessione del titolo sportivo da una città all’altra è una caratteristica del calcio femminile italiano. Per rimanere alle recenti annate, la Res Roma ha ceduto il diritto alla Roma, sezione femminile del club maschile, mentre la Valpolicella si è trasformata in Chievo Verona. Il caso più eclatante è stato però, nel 2018, la cessione del titolo del Brescia all’allora neonato Milan. Le biancazzurre avevano vinto due scudetti, tre coppe Italia e tre supercoppe italiane, guidate in panchina da Milena Bertolini e trascinate sul campo da alcune colonne dell’attuale Nazionale come Cristiana Girelli, Valentina Giacinti e Valentina Cernoia. Poi di fronte all’aumento degli investimenti necessari, la società bresciana optò per un ridimensionamento, cedendo il titolo e ripartendo dalle serie inferiori. Ad essere scomparsa dei radar è stata pure la società col maggior numero di scudetti (sette), la Torres. Il club di Sassari conquistò il primo campionato nel 1993/94 grazie ai gol di Carolina Morace e divenne il primo sodalizio italiano a prendere parte alla versione femminile della Coppa Campioni. Tanti successi fino al 2015, anno della mancata iscrizione per inadempienze finanziarie.

Attualmente lontane dalla serie A sono anche le due società col maggior numero di partecipazioni alla massima serie: la Lazio CF (36) e la Fiammamonza (31). Le laziali - che nel 1986/97 conquistarono il primo campionato sotto l’egida della Figc, dopo vent’anni di altre sigle hanno avuto due bomber come Carolina Morace e Patrizia Panico. Entrambe simbolo di una generazione che lottava contro i mulini a vento per strappare un minimo di visibilità. Se oggi la Nazionale e la Serie A hanno una copertura televisiva è merito di chi in passato ha cominciato ad arare la terra. Insomma Juventus e Fiorentina hanno aggiunto negli ultimi anni il loro nome in un albo d’oro ricco di realtà scomparse. Nomi che potrebbero apparire insulsi - dal Gommagomma al Valdobbiadene, dal Giugliano all’Agliana - ma che invece hanno contribuito a far germogliare il fenomeno odierno. Se adesso ci sono 26mila calciatrici tesserate e circa 700 società registrate un grazie va detto anche a chi ha avviato la strada. E che oggi non è più presente nel primo campionato mediatico della storia in rosa. La domenica del calcio in gonnella va su Novantesimo minuto e i big match trovano posto su Sky. Intanto la Nazionale continua a vincere sulla Rai e il primo derby della Madonnina va in scena in una cornice incoraggiante per il futuro.

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