venerdì 13 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Il loro gagliardetto ha sventolato sulle più importanti montagne della Terra, ma le loro radici sono saldamente piantate in terra lombarda. Su «quel ramo del lago di Como» dominato a oriente dal Resegone e chiuso a settentrione da quella cattedrale gotica naturale, formata da mille pinnacoli e guglie, chiamata Grignetta. È qui il terreno di gioco e il giardino dei sogni dei Ragni, il celebrato gruppo alpinistico nato settant’anni fa a Lecco. L’anniversario tondo sarà ricordato con un ricco cartellone di eventi in città, che prenderanno il via lunedì con la “Serata in maglione rosso”, il segno distintivo del sodalizio. La leggenda (mai smentita) vuole che a tenerlo a battesimo fosse il grande Tita Piaz, il «diavolo delle Dolomiti», che, osservando uno del gruppo, esclamò meravigliato: «Arrampica come un ragno!». Da allora e per sempre, quel manipolo di alpinisti squattrinati e i tanti che si aggiungeranno, saranno conosciuti come i Ragni della Grignetta. Un nome e un simbolo, il ragno a sette zampe disegnato dai quattro fondatori, associato ad alcune tra le più notevoli imprese alpinistiche mondiali. Nel 1946, anno di fondazione del Gruppo, la guerra era ancora una ferita aperta e, anche a Lecco, si lavorava per rimuovere le macerie e far ripartire il Paese. Per tutta la settimana gli alpinisti erano impegnati nelle officine meccaniche e negli stabilimenti della città, fino al sabato mattina. Poi, inforcata la bicicletta, salivano fin dove la strada lo consentiva, per proseguire a piedi lungo una valle stretta e ripida: la Calolden. Allora, era la via più diretta per i Piani dei Resinelli, da dove la Grignetta appare in tutta la sua maestosa bellezza. Qui c’era soltanto l’imbarazzo della scelta, tra le centinaia di guglie e pinnacoli ancora da salire. In breve, questa montagna, alta appena 2.148 metri ma conosciuta in tutto il mondo alpinistico, diventa la palestra di arrampicata di questi giovani. Il più conosciuto e già famoso era Riccardo Cassin: classe 1909, negli anni Trenta aveva firmato un trittico eccezionale, salendo, in prima assoluta, la parete nord della Cima Ovest di Lavaredo (1935), la nord-est del Pizzo Badile (1937) e lo sperone Walker delle Grandes Jorasses (1938). È lui il faro di questa nuova generazione di arrampicatori e a lui, dopo la morte, avvenuta a cent’anni nell’agosto del 2009, sarà dedicata la sezione di Lecco del Club alpino italiano, casa madre anche di Ragni. Alla scuola di Cassin si forma Carlo Mauri, classe 1930, che con il coetaneo Walter Bonatti, costituirà una cordata di prima grandezza. Il loro successo più importante sarà la conquista del Gasherbrum IV (7.925 metri, in Karakorum), con Cassin capospedizione. Di dieci anni più giovane di Mauri, ecco Casimiro Ferrari, il re della Patagonia. A lui si devono alcune tra le più notevoli imprese sul granito di questa terra di ghiaccio e vento, posta alla fine del mondo. In cordata con altri tre Ragni, nel 1974 Ferrari firma il suo capolavoro: l’ascensione della parete Ovest del Cerro Torre, ancora oggi accreditata come la prima ascensione assoluta di questa guglia patagonica, ribattezzata dagli alpinisti “l’urlo pietrificato”. A questi tre “mostri sacri”, negli anni si affiancano decine di Ragni che, ancora oggi, portano avanti la tradizione. Proprio in occasione di questo Settantesimo, il primo giugno in tre partiranno per la Terra di Baffin, nell’Arcipelago artico canadese. Come i loro padri, nello zaino metteranno i loro sogni e quelli di un’intera città. Perché, come dice il presidente del Gruppo, Fabio Palma, «ciò che da sempre rende questo gruppo vivo e vorrei dire, giovane, è l’orgoglio di appartenere a una storia ricca, quasi un senso del dovere verso ormai sei generazioni di alpinisti che sempre hanno voluto saltare la recinzione del normale. Come se essere Ragno di Lecco e indossarne il maglione rosso fosse qualcosa di speciale, anche da raccontare, così che una città ne sia orgogliosa». © RIPRODUZIONE RISERVATA Da lunedì a Lecco i festeggiamenti per il 70° anniversario del gruppo alpinistico. Il presidente Palma: «Il maglione rosso e lo spirito di appartenenza ci rendono eternamente giovani» Riccardo Cassin (1909-2009)
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: