sabato 5 settembre 2020
Nel divertente romanzo “kaddish.com” di Nathan Englander un giovane ateo di famiglia ebrea ortodossa si ritrova a cercare online un escamotage per assolvere agli obblighi religiosi
Un ebreo ortodosso alle prese con uno smartphone

Un ebreo ortodosso alle prese con uno smartphone - Pexels

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È Roma la città capofila per l’Italia della prossima Giornata europea della Cultura ebraica, che si svolgerà domenica 6 settembre in contemporanea in trentadue Paesi europei e oltre novanta località in Italia diffuse in sedici regioni. Per la prima volta spetta infatti alla Comunità Ebraica di Roma, la più antica della diaspora e la più numerosa in Italia, essere il centro degli eventi culturali nella penisola. Il tema della edizione 2020, che integra appuntamenti in streaming ed eventi in presenza, è “Percorsi ebraici”. L’inaugurazione ufficiale avrà luogo al Palazzo della Cultura (Via del Portico d’Ottavia, 73). Gli appuntamenti proseguiranno al Palazzo della Cultura con approfondimenti sul tema declinato nei vari aspetti: religioso, storico, artistico, letterario, linguistico e culinario. Contemporaneamente si terranno, a partire dalla mattina, visite guidate al Museo Ebraico, al Tempio Maggiore, al Tempio Spagnolo, al Tempio dei Giovani dell’Isola Tiberina, all’Archivio Storico e al quartiere ebraico. Visite guidate si potranno effettuare anche alla parte ebraica del sito archeologico di Ostia Antica, dove si trovano i resti di una delle più antiche sinagoghe dell’Europa occidentale.

Alla Fondazione Kessler di Trento, centro di avanguardia nella ricerca religiosa, si studia l’interazione tra religioni e nuove tecnologie. Antonio Spadaro, gesuita e direttore di “La Civiltà Cattolica”, ha coniato il termine cyberteologia per indagare i punti di contatto tra il pensiero religioso e le nuove dinamiche tecnologiche. Arrivando a domandarsi se un domani saremmo pronti a portare in processione in chiesa un iPad invece di un libro, contenenti entrambi la Parola di Dio. Ora un nuovo romanzo di Nathan Englander si chiede (e racconta) se è possibile vivere alcune pratiche dell’ebraismo grazie all’uso della Rete. Ne viene fuori un romanzo grazioso, kaddish.com, appena pubblicato da Einaudi (pagine 202 euro 18.50).

Il romanzo (di non agevole lettura per chi non “mastica” qualcosa di ebraicità, visti i continui e incessanti, nonché sottintesi, rimandi alla pratica religiosa d’Israele) presenta il protagonista Larry che, abbandonata ogni appartenenza religiosa, deve trovare il modo di onorare l’impegno come primogenito alla morte del padre: recitare una preghiera per l’anima del defunto. Larry, in quanto lapsed, cioè in quanto uno che ha abbandonato la fede, non ne vuole sapere. E allora escogita un ricorso tecnologico: troverà sul web qualcuno che reciterà le preghiere al suo posto. Googlando la sua ricerca di un sostituto trova provvidenzialmente subito il sito kaddish.com (esiste davvero il sito!), che si presta appunto, su base economica, a suffragare le preghiere del figlio senza più padre rivolte all’anima del proprio genitore. Ma i cambiamenti nella vita non sono previsti: Larry lascia la sua vita raminga e senza fede, ritorna ad essere credente e finanche rabbino. In quanto rabbi Shuli – questo il suo nuovo nome – si rifà una vita e una famiglia. E di qui gli sorge il dilemma morale: come ritornare in possesso della primogenitura, gettata alle ortiche in nome di una giovinezza sventata e senza fede in cambio di una mail a un sito sconosciuto? Shuli, grazie a un geniale suo alunno, riesce a rintracciare concretamente la posizione fisica del sito kaddish.com, visto che mai nessuno aveva risposto alle sue disperate email. La posizione è nel cuore della città santa, Gerusalemme. Shuli non ha dubbi: deve andare a Gerusalemme e ritornare in possesso della sua dignità di figlio. Quanta delusione vive nello scoprire che kaddish.com era solo una truffa, gestita da uno spregiudicato David Yerachmiel Leibovitch, che aveva inscenato tutto – l’individuazione di un giovane che avrebbe pregato il kaddish, le orazioni, l’abbinamento fedele/anima del defunto, tutto quanto chiavi in mano – in nome di una banale ricerca di denaro.

Un computer con un po’ di cavi elettrici e di connessioni telematiche in una stanza disadorna e semi abitata del centro storico di Gerusalemme, nel dedalo di viuzze che affiorano dalla città santa: questo è stato kaddish.com, e di fronte a questa delusione Shuli non si scoraggia, anzi vive una nuova illuminazione che lo porterà a chiedere alla sua famiglia di ritornare in Heretz Israel, nella terra di Israele. Romanzo godibilissimo, in cui l’autore cammina leggero sul filo sospeso tra ironia e dramma senza prendere in giro la religione, ma vedendola come un affare decisamente serio per la vita di molte persone. In particolare, molto forte il tema del ritorno: il ritorno di Larry/Shuli alla fede, il ritorno di un ebreo (e di una famiglia ebrea) in terra di Israele. Molto significative al riguardo le parole di Miri, la moglie del protagonista, sull’itinerario esistenziale di Larry/Shuli: «Dovevi fuggire da te stesso, fuggire dagli impegni che più tardi ti sei assunto, in modo che potessi realizzare dieci, anzi cento volte più cose di quante ne avresti fatte se non te ne fossi andato. Dovremmo essere tutti grati del fatto che ti sei smarrito per così tanto tempo».

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