martedì 22 gennaio 2013
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Una messa in sicurezza con quelle tecniche farà scuola: nessuno prima d’ora l’aveva mai attuata. Nemmeno coloro che si erano cimentati in una realizzazione simile, lo scorso giugno, intervenendo sul cupolino del campanile che sovrasta la basilica palatina di Santa Barbara. Anche quello un intervento pilota, seguito con grande attenzione dalla comunità scientifica.  Questa volta è toccato alla concattedrale di Sant’Andrea. Il tempio che contiene le reliquie del sangue di Cristo secondo la leggenda traslate in quel luogo da Longino, il centurione che trafisse il costato di Cristo in croce. Lì, la furia del terremoto aveva messo in pericolo la lanterna sommitale cupolone. Un’opera firmata da Filippo Iuvarra nel 1732 (la basilica era invece nata da un progetto di Leon Battista Alberti datato 1472), che si eleva da terra per oltre 70 metri, ancor più del campanile. Ed ecco l’intervento pilota. Nato dalla mente di un ingegnere friulano, Alberto Moretti, e realizzato con il coordinamento  di Monica Nascig. L’architetto che dal 2009 sta seguendo i restauri della basilica. “Il primo problema che ci siamo trovati ad affrontare - racconta Moretti - era quello relativo alla sicurezza del cantiere. Il pericolo di nuove scosse era sempre imminente, e la cosa rendeva impossibile pensare a un lavoro su ponteggi”. Ecco allora la prima idea: “appurare i danni precisi attraverso le foto scattate da un drone”. E cioè un elicotterino radiocomandato munito di fotocamera digitale. Poi, la scelta delle modalità di intervento: “dall’alto, attraverso un braccio gru estensibile per oltre 100 metri. Che in caso di replica sismica permettesse di elevare gli addetti oltre il monumento, per evitare che fossero investiti da crolli”. Fino al cuore di questo intervento rientrante nelle cosiddette “opere provvisionali”, e cioè “semplici” messe in sicurezza ben diverse dai futuri - ed eventuali -restauri: “abbiamo creato una struttura in carpenteria metallica - e qui Moretti si addentra nella spiegazione tecnica - che abbraccia la lanterna attraverso cerchiature su più livelli (nel caso di Santa Barbara erano invece stati posizionati tubi e giunti, assistiti da fasce antisismiche ndr). Solida. Di basso impatto visivo. In grado di far da ponteggio, quando si procederà al restauro vero e proprio della lanterna”. E pure smontabile senza gru, una volta conclusi i lavori. Già, i lavori. Eseguiti con uno spettacolare intervento di 9 giorni dalla Società cooperativa guide alpine del Trentino. “Le normative sulla sicurezza dei cantieri erano chiarissime - spiega Nascig - e ci imponevano l’impiego di operatori assicurati a funi sospese. Chi dunque meglio di loro, esperti uomini di montagna?”.  D’altronde - aggiunge Moretti nell’intento di evidenziare i rischi dell’operazione - bastava sbagliare il posizionamento anche di un solo bullone per farlo cadere giù in piazza. E da quell’altezza si sarebbe trasformato in un proiettile”. Così, sempre per evitare cadute dall’alto, i tecnici hanno posizionato anche una rete interna. Stavolta fissa. Che in caso di nuove scosse protegge la zona dell’altare dai pericolosi distacchi d’intonaco. Ma per capire quanta abilità si nascondesse in quei puntini rossi che i mantovani vedevano penzolare dalla loro basilica, basta osservare il profilo di una maestranza in particolare. Lorenzo Iachelini, il presidente della Cooperativa: istruttore delle guide alpine, insegnante alle scuole superiori e gestore di rifugio. Che ha conseguito la laurea in scienze geologiche discutendo una tesi sperimentale su discipline geotecniche e ingegneristiche. Un intervento interessante e complesso, dunque. Alla cui presentazione, recentemente promossa dalla curia di Mantova, il vescovo Roberto Busti ha precisato che “l’intervento di messa in sicurezza, teoricamente a carico dello Stato come tutte le opere provvisionali post sismiche, è stato sostenuto dalla diocesi”. Sempre nello stesso contesto, il sindaco Nicola Sodano ha invece posto invece l’accento sul restauro interno della basilica, la cui fine è prevista per il 2014: “un’opera che sta disegnando il recupero di uno tra i più importanti edifici della città”. Di nuovo l’attenzione alla lanterna con il Soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici di Brescia, Cremona e Mantova, Andrea Alberti: “ancora una volta - queste le sue parole -, il cantiere di questa basilica si rivela per tutti un bell’esempio di collaborazione tra più enti e diverse professionalità. E una fucina sperimentale che non cessa di dare soddisfazioni”. Come quella provata ora da monsignor Ulisse Bresciani, il parroco, e monsignor Giancarlo Manzoli, delegato vescovile per i beni culturali. Due persone chiave, insieme a monsignor Busti, per la buona riuscita dell’opera.    
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