mercoledì 18 novembre 2009
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Cinquant’anni fa, esattamente il 21 novembre 1959, moriva a Verona Mario Mazza. Era stato l’iniziatore dello scautismo cattolico in Italia nel secondo decennio del secolo scorso a Genova, dov’era nato nel 1882. Aveva però iniziato la sua attività di educatore già nel 1905, quando, ancor studente universitario, aveva convinto gli amici Min Ratto e Giorgio Paganini della capitale importanza della questione educativa e insieme con loro aveva fondato la Juventus Juvat, un movimento giovanile per radunare ed educare i ragazzi nelle ore libere dalla scuola, nell’intento di aiutarli negli studi, guidarli in gite d’istruzione e allenamenti sportivi. Costituì in tal modo un gruppo di ragazzi che denominò Gioiosa (derivandone il nome dalla casa di Vittorino da Feltre) e che riunì nell’ex Oratorio di San Nicolosio a Genova. Distintivo del gruppo era la foglia di rosa a 5 punte, simbolo dei gruppetti in cui vennero suddivisi i ragazzi. Il movimento d’idee non uscì dalla cerchia universitaria, ma vi collaborarono con consigli e aiuti personalità della cultura e dell’educazione come Edmondo De Amicis, Arrigo Boito e altri. Il 13 novembre1910 Mazza, insieme col dottor James Richardson Spensley (1867-1915), incontrò a Genova il baronetto inglese Francis Patrick Fletcher Vane, che nell’estate aveva promosso a Bagni di Lucca un primo gruppo scout all’inglese. Dopo l’incontro, Mazza e Spensley – un medico inglese che a Genova curava i marinai delle navi britanniche e che fu all’origine anche della squadra calcistica del Genoa – fondarono l’Associazione dei Ragazzi Esploratori Italiani (Rei). La sede messa a disposizione dal Comune era il chiostro e la trecentesca diruta chiesa di Sant’Agostino, nella quale venne scovato anche il giglio da adottare come  italiani: esso era al sommo dell’arco della Cappella dei Lanaiuoli fiorentini. Due anni dopo, nel 1912, sorsero però divergenze con Ottavio Reghini, presidente della sezione ligure della Rei, che molto abilmente era riuscito a mettere l’associazione sotto l’egida della Massoneria. Mazza e Spensley si ritirarono perciò non potendo tollerare che venisse mutato il carattere apolitico fissato nello statuto di fondazione. Sempre in collaborazione con Spensley, nel 1913 Mazza trasformò il suo gruppo di esploratori nella seconda Gioiosa, con sede nel chiostro di Nostra Signora delle Vigne, vicino all’abitazione paterna, «con ordinamento scout e sotto l’antica bandiera della Juventus Juvat». Il gruppo conservava il simbolo del giglio accanto alla foglia di rosa e si dotava di un fazzoletto scout bianco con un bordo rosso vivo. Dal 29 marzo al 3 aprile 1914 il gruppo svolse poi il primo campeggio al Deserto (convento) di Varazze (Sv). In aprile Mazza preparò inoltre il nuovo Statuto che ottenne l’approvazione «ad experimentum» dall’arcivescovo di Genova monsignor Ludovico Gavotti. In tal modo le autorità religiose della diocesi riconoscevano ufficialmente il movimento, che allora prese il nome di Esploratori Cattolici Italiani, dando carattere ufficiale all’iniziativa e animandosi ad attivare altri gruppi nei vari quartieri cittadini. Nel 1921 Mario Mazza insieme con la moglie Lisa De Nardo, che aveva sposato nel 1914, si trasferì definitivamente a Roma per meglio seguire l’Associazione Scautistica Cattolica Italiana (Asci), da lui fondata il 23 gennaio 1916 e in grande espansione in Italia, redigendo pressoché tutti i manuali dell’associazione. Quando poi nel 1928 il regime fascista soppresse l’Asci, egli trasferì i princìpi e i metodi dello scautismo nella scuola, insegnando e collaborando con i maggiori pedagogisti e le più importanti riviste pedagogiche del tempo. Tra queste I Diritti della Scuola, di cui diresse la parte didattica fino al 1942, entrando in tal modo a far parte del gruppo pedagogico di Luigi Volpicelli, Giuseppe Lombardo Radice, Giorgio Gabrielli e Nazzareno Padellaro, e Scuola Italiana Moderna, edita da La Scuola di Brescia. Alla fine della seconda guerra mondiale Mario Mazza fu tra i principali promotori della rinascita dell’Asci, che riavviò insieme con altri importanti personaggi ancora nel settembre 1943. Dopo la liberazione di Roma da parte degli alleati, avvenuta agli inizi di giugno 1944, partecipò a tutti gli incontri con le autorità ecclesiastiche vaticane, con Luigi Gedda, allora presidente della Gioventù Italiana di Azione Cattolica (Giac), per il riavvio dell’associazione scautistica cattolica. Mazza avrebbe voluto, come del resto auspicava anche l’organizzazione scout internazionale, che si costituisse in Italia un’unica associazione, ma non vi riuscì: riuscì invece, insieme con gli altri esponenti scout, a non farla assorbire dalla Giac e a farla rinascere come Asci. Durante questo periodo tuttavia Mazza non era ben compreso da coloro che, durante il ventennio fascista, avevano continuato clandestinamente le attività scout giovanili nei boschi e sulle montagne. Il suo ruolo durante il fascismo fu perciò «molto discusso», ma egli si difese sempre dichiarando di aver continuato a svolgere attività scout «clandestina» negli ambienti scolastici seppur in forme diverse dalle usuali. Quando poi, nell’estate del 1944, venne sospeso dall’incarico di direttore didattico della Scuola «Franchetti» da parte della Commissione centrale per l’epurazione del personale dipendente, poté presentare un lungo memoriale in sua difesa, che convinse la Commissione al punto da reintegrarlo nei ruoli del Ministero della Pubblica Istruzione. Negli anni del dopoguerra l’Asci visse anche un periodo di grande ristrutturazione dei princìpi e del metodo, che portò a una nuova definizione e organizzazione delle Branche di Lupetti, Esploratori e Rover. Ciò accadde particolarmente dopo la partecipazione al Jamboree de la Paix, un raduno internazionale che si svolse nel 1947 a Moisson (Francia) tra ragazzi di Paesi che fino a due anni prima erano stati nemici tra loro; in quell’occasione gli italiani rimasero particolarmente suggestionati dallo scautismo cattolico francese e belga, soprattutto per la spiritualità e le attività dei gruppi più anziani di rover, scolte e capi. Nel frattempo si costituì anche l’associazione femminile o Associazione Guide Italiane (Agi); proprio dall’unione tra Asci e Agi, nel 1974 nacque l’attuale Agesci. Mazza e gli altri che erano stati scout fin dalla prima ora e che avevano fatto dello scautismo il loro «sistema di vita» si posero inoltre il problema di come continuare a viverlo anche nell’età adulta, pur non potendo più svolgere le attività nell’associazione giovanile. Vennero così fondate dapprima le Compagnie dei Cavalieri di San Giorgio, le quali diedero poi vita, sotto lo sprone determinante di Mazza, al Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani (Masci): la nuova associazione fu fondata alla Domus Pacis di Roma nel 1954 ed è tutt’oggi fiorente con oltre 6.000 iscritti. Nel 1950 Mario Mazza aveva aperto anche un collegio scout sperimentale per ragazzi bisognosi, dapprima a Cortona e dal 1953 alla periferia di Verona. La morte lo colse mentre affrontava il problema di dare continuità alla sua opera anche dopo la sua scomparsa. Seguirono funerali solenni, col cordoglio anche di papa Giovanni XXIII e numerose commemorazioni. Il collegio però continuò solo per un altro anno. Oggi, 50 anni dopo, il personaggio meriterebbe di essere conosciuto soprattutto per le elaborazioni pedagogico-didattiche e per la spiritualità. Lo scautismo cattolico gli deve, tra l’altro, le prassi religiose tuttora in uso nell’associazione, come la posizione dell’altare al centro del campeggio, la messa mattutina al campo, la meditazione serale dopo il fuoco di bivacco.
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