lunedì 1 settembre 2014
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​“Un’opportunità preziosa, un’occasione importante per misurarci con la capacità di immaginare il nostro futuro, per  riflettere sui nostri punti critici e per sviluppare un’idea di città che partendo dal suo passato progetti appunto il suo futuro”. Così il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, sostenuto da una maggioranza di centrosinistra, spiega la candidatura della città a Capitale europea della cultura nel 2019.Sindaco, che cosa si aspetta la città da questa scommessa culturale?Siamo convinti  di avere le carte in regola per ambire a questo titolo. L’ingresso di Ravenna nella rosa ristretta delle finaliste ci rafforza in questa convinzione. Cosa ci aspettiamo? Ovviamente Ravenna è in corsa per vincere.  Comunque  il lavoro che abbiamo messo in campo in questi anni ha contribuito a creare un circolo virtuoso ed una rete di collaborazioni che vogliamo portare avanti a prescindere da come andranno le cose”.   Come sta rispondendo la città? Sta partecipando o resta un po’ a guardare, considerata la distanza temporale dall’evento?“La comunità ravennate partecipa con convinzione a questa sfida. Certo, il 2019 è ancora abbastanza lontano, ma la scelta di quale città italiana diventerà capitale della cultura si compirà fra poche settimane: il 17 è prevista l’audizione finale davanti alla commissione. Prima di questa data alcuni rappresentanti  della commissione verranno  a Ravenna per un sopralluogo e per una serie di incontri. Quindi in realtà il tempo stringe e i ravennati lo sanno bene. La partecipazione è stata, fin da subito, la ‘cifra’ del nostro progetto. Grazie ad un’open call aperta ai cittadini ed associazioni   abbiamo raccolto più di  400 fra idee e progetti molti dei quali sono entrati a fare parte del dossier. Nel 2012 è nata anche V!RA 2019,  l’associazione di  ‘Volontari per Ravenna2019’,  composta da decine di ragazze e ragazzi che ci danno una mano per promuovere le varie iniziative”.  Quali sono i punti critici della città? E quali i suoi punti di forza?“I punti critici, annosi per la verità, sono i collegamenti infrastrutturali, ne parliamo anche nel dossier e a questo proposito la candidatura ha una funzione strategica. Il nostro punto  di forza oltre al  prezioso patrimonio monumentale della nostra città, che può contare su ben 8 siti Unesco e alla ricchezza e la varietà del nostro territorio è un tessuto di associazionismo culturale davvero eccezionale”. Ravenna scommette su turismo e cultura dopo il crac Ferruzzi. Perché questo “ritardo” nel capire il suo potenziale?“Ravenna di fatto è sempre stata una città orgogliosa delle sue bellezze artistiche e culturali, ma è anche vero che fino ad un certo momento si è privilegiato l’aspetto turistico legato alla spiaggia. Soprattutto con il compianto sindaco Pier Paolo D’Attorre si è cominciato ha ragionare in maniera meno timida sulle potenzialità, anche economiche, della città d’arte. D’Attorre è stato il Sindaco che ha dato il via all’iter per l’inserimento dei monumenti bizantini nella lista Unesco. L’aver candidato Ravenna a Capitale europea della cultura è una diretta conseguenza di quella felice intuizione.”Perché Ravenna è così ricca di festival?“Perché è una città che  la cultura nel suo dna e una solida e consolidata tradizione di eventi. La parola festival poi  evoca l’idea di qualcosa di gioioso e coinvolgente”.Quale il rapporto con Dante Alighieri che qui ha la sua tomba?“La nostra comunità ha con Dante un legame fortissimo. Tutti i luoghi  danteschi, ovvero la sua tomba, i chiostri, la chiesa di San Francesco e la piazza antistante sono molto amati dai ravennati che considerano Dante patrimonio della nostra comunità. A Dante Ravenna dedica un mese intero, settembre,  di iniziative ed anche questo è parte integrante del dossier che abbiamo presentato alla commissione”. Nel dossier di candidatura si spiega che la città è legata più alla conservazione che all’innovazione. Oggi il suo straordinario patrimonio storico-artistico non rischia di fare di Ravenna unicamente un museo? E può essere ancora ponte con l’Oriente, magari non soltanto con i russi che arrivano con i portafogli pieni di rubli?“Ravenna vuole essere custode dinamica del suo prezioso patrimonio. Questo patrimonio è il punto di partenza di Ravenna 2019 che nasce con l’intento di innovare, di provare ad immaginare la città del futuro. Questo progetto è stato pensato per i giovani, lo  messo in campo per fare emergere i nuovi talenti di cui la nostra comunità è ricca, per sprigionare le tante energie. Penso che quello di fare di Ravenna un museo a cielo aperto non sia un rischio che corriamo.  Basta guardarsi attorno: siamo una città viva, non morta. Se Ravenna può tornare ad essere ancora un ponte con l’Oriente? Direi proprio di sì, anche attirando nuovi flussi turistici. Ravenna vuole tornare ad essere crocevia di culture, una comunità aperta, che guarda anche ad altre parti del mondo. Lo facciamo da anni attraverso il Ravenna Festival anche grazie a  quella bella iniziativa che si chiama ponti dell’amicizia e che ha portato il Festival in tanti paesi martoriati dalle guerre. Lo facciamo attraverso il Festival delle culture, che è un momento di festa e di conoscenza per la nostra città. O attraverso la ricca esperienza del Teatro delle Albe molto aperto alle contaminazioni con culture diverse”.   Ravenna è terra dei petrolchimici. Come convive la pesante industrializzazione con l’attenzione alla cultura?“Direi benissimo, la nostra linea è la sostenibilità.  Confindustria di Ravenna  poi è una delle associazioni che ha aderito da subito e in modo entusiastico al progetto di candidatura, tanto che è nel comitato promotore”. Il comune di Ravenna è terra di mare. Oggi Ravenna può avere un rapporto col mare che non sia soltanto di tipo vacanziero?“Ravenna città d’acqua è anche una delle suggestioni contenute nel dossier. Vogliamo recuperare questo legame che nell’antichità Ravenna aveva fortissimo anche grazie all’antico porto di Classe. Una delle tappe  di questo percorso è sicuramente la riqualificazione della Darsena, l’antico quartiere portuale della città che vogliamo diventi un luogo vivo nel cuore  della città. Senza contare poi che il porto di Ravenna che è uno dei maggiori scali a livello nazionale è sicuramente un volano prezioso per la nostra economia”.   Infine il progetto di riqualificazione della Darsena destinato a diventare un quartiere smart che ha impressionato molto positivamente la giuria. Come è nato il progetto? Come si articola nel dettaglio? A che punto è? E quali tempi tecnici?“La riqualificazione del vecchio quartiere portuale della darsena di città, un’area di circa 136 ettari,  è nata con il Piano regolatore che ha previsto il Programma di riqualificazione urbana della Darsena. La riqualificazione, per la sua complessità, è stata avviata per fasi attuative su un arco temporale trentennale, sviluppandosi, tramite un protocollo di intesa con tutti i soggetti pubblici interessati, anche attraverso la partecipazione a programmi ministeriali e regionali che hanno consentito l’attuazione di importanti opere pubbliche. Nel 2010 l’amministrazione comunale ha avviato la revisione del Piano per dare una  forte impronta innovativa del processo di riqualificazione, in particolare in tema di turismo, cultura, sostenibilità. Per definire gli obiettivi per il nuovo quartiere ha messo in campo uno straordinario processo partecipativo che ha coinvolto  centinaia di cittadini. Il concetto di ‘Darsena nuovo quartiere smart’  vuole essere il risultato finale di un insieme di azioni di sostenibilità che vanno dalla scelta di una prevalente mobilità “dolce” (ciclopedonale), alla creazione di due grandi parchi urbani, al recupero per usi culturali e urbani di straordinari edifici di archeologia industriale, all’incentivazione di azioni di eccellenza di sostenibilità  (idrotermia, autosufficienza energetica, tetti verdi). Tutto nella consapevolezza che il legame fra cultura e riqualificazione urbana di un’area così suggestiva sia strategica per favorire il turismo culturale rigenerando l’economia locale e attirare investimenti”.
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