sabato 25 aprile 2009
I dati della Commissione ministeriale di vigilanza e controllo: in Italia gli atleti risultati positivi nel 2008 tra coloro che praticano sport amatoriali (3,9%) sarebbero quasi il quadruplo degli atleti professionisti (circa l’1%) Il presidente delle Acli, Cucciniello: «È una vera emergenza sociale, educativa e sanitaria»
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Lo spettro del doping sugli sport a­matoriali: dai dati preliminari del 2008 della Commissione ministe­riale per la vigilanza e il controllo del do­ping e per la tutela della salute nelle at­tività sportive, anticipati al convegno dell’Unione sportiva Acli, emerge infat­ti che su circa 860 controlli effettuati nel 2008, il numero di atleti dilettanti risul­tati positivi è pari al 3,9%. Un dato par­ticolarmente allarmante se si pensa che tra gli atleti professionisti la percentua­le di positività è intorno all’1%. Cicli­smo, body building e box gli sport più tartassati dalla piaga del doping. Or­moni, steroidi, anabolizzanti e cannabis le sostanze più rintracciate. A fornire i dati il direttore dell’Osserva­torio Fumo, alcol e droga dell’Istituto superiore della Sanità Piergiorgio Zuc­caro, che ha presentato contestual­mente il «kit formativo-informativo per gli sportivi e per le scuole», realizzato in collaborazione con il Ministero del La­voro e della Salute e delle politiche so­ciali. «Il dato finora riscontrato, 3,9%, è preoccupante se messo a confronto con la percentuale di positività dell’1% che viene registrata nei controlli del sistema sportivo professionistico - ha commen­tato Sandro Donati, membro della Com­missione - . Certo, i professionisti sono più abili ad evitare la positività, poten­do contare su strutture mediche e labo- ratoristiche che consentono di assu­mere farmici senza risultare positivi ai controlli. Ma questo in parte è possibi­le anche agli atleti dilettanti. Anche per gli sport amatoriali le analisi antidoping sono poco efficaci. La percentuale rea­listica di positività al doping è senz’al­tro più alta, forse anche doppia». Per il presidente dell’Unione sportiva Acli, Alfredo Cucciniello «siamo di fron­te ad autentica emergenza sociale, e­ducativa e sanitaria. Il problema è l’ap­proccio culturale con cui ci si avvicina allo sport, soprattutto da parte dei gio­vani. Se la cultura dominante è quella del successo, è evidente che anche lo sport di base non è esente da rischi. Il ri­medio? Incentivare l’azione preventiva e formativa soprattutto di quelle orga­nizzazioni che promuovono lo sport co­me valore sociale, aggregativo, e di pro­mozione umana».
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