sabato 5 febbraio 2011
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Se nel pianeta sport, esiste una Nazionale, di qualsiasi disciplina olimpica, che all’interno di una rosa di 18 atleti può vantare 6 gemelle (gemelli) e due sorelle (o fratelli) è pregato di segnalarcelo, perché noi, con grande stupore, ne abbiamo trovata una: è l’Italia femminile di hockey su prato. Una rosa già da guinness quella della squadra azzurra, più che mai a gestione familiare e che, secondo tendenza italica, a dispetto dei maschi, tiene alto l’onore del movimento hockeystico. Olimpiadi di Pechino sfiorate dalle ragazze del coach argentino Fernando Ferrara, perse solo allo spareggio, complice un’altra “Corea italiana”. «Esatto, a Victoria abbiamo avuto la nostra Corea. Ma abbiamo dato il massimo contro una nazionale che per quattro anni si è allenata da mattina a sera, in un college. Ma siamo lo stesso orgogliosi di essere arrivati a 70 minuti (il tempo di una partita di hockey su prato) da una storica qualificazione», spiega Ferrara che di questo sport ne mastica come pochi in Europa per essere stato un campione di livello olimpico, capocannoniere ai Giochi di Barcellona ’92, quando era la stella della nazionale di Buenos Aires che da sempre si fregia di un primo tifoso d’eccezione, Diego Armando Maradona. Da noi, per ora non risultano all’appello tifosi vip di tal lignaggio per questa squadra di gemelle e sorelle d’Italia. Arrivano dalla Sardegna le gemelle De Guio Marta e Giulia, classe 1987 che militano nell’Amsicora di Cagliari. «Ho cominciato seguendo Marta - spiega Giulia De Guio - . Questo sport ci impegna dal lunedì al venerdì. Poi ci sono le partite di campionato e trasferte come quelle di Catania in cui dobbiamo prendere due aerei all’andata e due al ritorno. Soldi niente, tranne qualche gettone di rimborso quando si va in Nazionale, ma per il resto è pura passione che prima o poi sei costretta ad abbandonare, quando magari non riesci più a conciliare gli studi o il lavoro». L’unica che al momento è in grado di unire all’hockey l’attività lavorativa è la “capitana”. Francesca Faustini, 36enne bresciana, in Nazionale dal 1992 (oltre 160 presenze in azzurro) si è trasferita a Roma per lavorare in Federazione. A lei il compito di fare da chioccia alle De Guio e alle gemelle Alessia e Chiara Padalino classe 1984. Le “straniere” Alessia e Chiara che periodicamente affrontano viaggi ancora più duri delle compagne sarde. Papà foggiano e mamma olandese, le Padalino vivono a l’Aja e giocane nel prestigioso Klein Zwitzserland. Ma tengono cuore troppo italiano, al punto che Alessia dopo aver vinto il titolo Mondiale indoor con la fortissima nazionale olandese ha deciso di vestire l’azzurro, trascinando come sempre con se Chiara. Piccole gemelle crescono con la Nazionale: sono le due “pulcine” di casa azzurre, Elisabetta e Giulia Pacella, che hanno appena 16 anni. Durante la settimana vivono a Cernusco sul Naviglio, ma scendono puntualmente a Roma per giocare nella squadra capitolina del San Saba in cui ritrovano come capitana la Faustini. «Le due Pacella sono dei talenti incredibili. Le sei gemelle azzurre, in campo a volte si arrabbiano, litigano tra di loro, ma si vogliono anche un mondo di bene e il loro legame fortissimo lo trasmettono a tutta la squadra». Compito della Faustini oltre a «fare tanti gol, sono la centravanti», è quello di vegliare su tutte le gemelle e anche le sorelle, come Marta e Chiara Chirico, 23 e 20 anni, che arrivano dalla nuova fucina di talenti del Cus Pisa. «Nella Nazionale maggiore abbiamo tante giocatrici giovanissime e questo ci fa ben sperare per il futuro – spiega il presidente della Federhockey Nicola Di Mauro – . Non siamo il calcio anche se il campo ha quasi le stesse dimensioni, ma posso assicurare che quando un giovane si avvicina alla nostra disciplina se ne innamora subito». Uno sport praticato in oltre 130 Paesi e «da sempre fondato sulla multirazzialità – continua il presidente Di Mauro – . La nostra Federazione ha voluto dotarsi di un proprio codice etico e spero che l’intesa firmata recentemente da Coni e Ministero dell’università e della ricerca, serva ad introdurre l’hockey su prato nelle scuole e ad aiutare anche quelle discipline, erroneamente considerate minori, ad avere un bacino di utenti maggiore, anche in vista dei possibili Giochi di Roma del 2020». Per l’azzurre dell’hockey su prato prima di quell’appuntamento ancora virtuale c’è quello sicuro e imminente di Londra 2012. E la card per arrivarci passa per gli Europei di Monchengladbach che si terranno ad agosto. Le gemelle e le sorelle d’Italia sono già pronte a gettare l’anima in campo per ottenere uno dei due posti olimpici a disposizione. Con loro, a ritentare l’ingresso ai Giochi, ci sarà anche la “mamma” della squadra, l’oriunda Matilde Canavosio, sorella di Pablo l’argentino dell’Italrugby di Nick Mallett. Sul campo «rigorosamente sintetico», dove «il fuorigioco non esiste come piace tanto al presidente della Fifa Sepp Blatter» - dice sorridendo la Faustini - , la Canavosio ha incontrato l’amore della sua vita e il padre del loro bambino, Massimo Lanzano, il centravanti della Nazionale maschile. Tanto per confermare che qui da noi, l’hockey su prato è una questione di cuore e un affare rigorosamente di famiglia.
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