venerdì 9 maggio 2014
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Il canadese Svein Tuft ha compiuto 37 anni e i compagni di squadra dell’Orica Greenedge hanno pensato bene di regalargli la maglia rosa. La prima tappa del Giro d’Italia è una cronosquadre e a indossare l’ambita maglia è il corridore del team vincitore che supera per primo il traguardo. Ci si aspettava un gesto di cortesia verso l’Italia, invece sono prevalse altre ragioni, così il campione d’Italia Ivan Santaromita, intruppato nella squadra australiana, è rimasto con le spalle scoperte. La frazione è una corsa nella corsa. C’è chi pedala pensando al successo di giornata e chi guardando gli avversari diretti per la classifica finale. Uran ed Evans diventano strabici a guardare entrambi gli obiettivi: sfiorano il successo finale e mettono fieno in cascina per quando arriveranno le salite. Perché il favoritissimo Quintana finisce a 48” e Rodriguez sprofonda a 1126”. Gli italiani limitano i danni e galleggiano intorno al tempo di Quintana. A Belfast c’è tantissima gente ai bordi delle strade per assistere alla prova. Deve essere la curiosità. Il ciclismo in Irlanda del Nord non è certo lo sport più amato, la tradizione sui pedali da queste parti si limita alle passeggiate sulle suggestive strade che costeggiano la costa. Kelly e Roche sono stati due grandissimi professionisti ma abitano nell’altro versante dell’isola, così come i tre irlandesi presenti a questo Giro d’Italia, diventati subito due dopo la caduta che ha fatto esplodere il team Garmin e mandato in frantumi la spalla di Daniel Martin. La prima tappa è una cronometro a squadre, una interminabile e spettacolare passerella: bella da vedere anche se difficile da capire. Nella cronosquadre si collettivizza la fatica e si divide il risultato. È una specialità dal carattere socialista. Essere forti è importante ma qui, una volta tanto, conta di più l’intelligenza. A ruota seguono l’affiatamento e la sincronia nei cambi. La cronosquadre è come un meccanismo di un orologio, tutto deve essere perfetto, ben oliato. È tecnica e raziocinio, la vittoria della ragione sull’istinto. Il ciclismo è uno sport individuale che nella cronosquadre viene costretto a snaturarsi. Domani spazio ai velocisti e agli abbuoni, la maglia rosa potrebbe cambiare spalle. A vincere dovrebbe essere il tedesco Kittel, il più forte del lotto, gli altri sgomiteranno per il secondo posto. Ma negli ultimi 100 metri di una tappa piatta può capitare di tutto, anche un piazzamento del vecchio Petacchi e la sua conquista della maglia rosa: un altro bel regalo di compleanno, anche se 40 anni li ha compiuti quattro mesi fa.
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