sabato 7 maggio 2016
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serve un uomo saggio Nel 1866, esattamente centocinquant’anni fa, lo zoologo, filosofo e artista Ernst Haeckel pubblicò Generelle Morphologie der Organismen, un libro in cui lo scienziato tedesco usò per la prima volta il termine “ecologia”, col significato di «scienza dell’insieme dei rapporti degli organismi con il mondo circostante». La parola, di etimologia greca, alla lettera significa «studio (logos) della (gestione della) casa (oikos)», dove la casa è l’ambiente dove risiedono tutti gli esseri viventi. Anche “economia” ha la stessa radice oikos, e significa «regola (nomos) della casa », dove la casa è qui riferita in particolare all’uomo. Haeckel, tra l’altro, promosse l’opera di Darwin in Germania e propose la suggestiva teoria (oggi superata) della ricapitolazione, secondo la quale lo sviluppo di un organismo biologico (ontogenesi) riassume e ricapitola lo sviluppo evolutivo della specie cui appartiene (filogenesi). Il concetto di ecologia ha precedenti illustri: già Aristotele aveva messo in luce l’armonia della natura, con riferimento in particolare alle specie viventi, e nel Settecento il medico e naturalista svedese Carlo Linneo aveva coltivato l’idea di una natura che, al pari di una madre razionale e insieme provvidenziale, gestisce la casa comune assegnando ad ogni specie il giusto posto, il giusto accesso al nutrimento, il giusto tasso di sviluppo demografico. Ma nella seconda metà dell’Ottocento, con la scoperta delle grandi estinzioni di massa e con la pubblicazione dell’Origine delle specie di Darwin (1858), l’idea di una natura provvidenziale e benigna entra in crisi. Infatti la teoria dell’evoluzione per selezione naturale del più adatto riformula in termini dinamici e per certi versi drammatici il quadro dei rapporti tra le specie, improntanti non più soltanto all’interdipendenza armoniosa, ma anche alla competitività più spinta e crudele. La natura non è sempre madre, è anche matrigna. Non sfugge che la visione darwiniana di una ricerca perenne e mai conclusa di adattamento reciproco tra specie e specie e tra specie e ambiente si situa a un gradino più alto, di carattere filosofico, rispetto allo studio e alla catalogazione delle singole specie. Ed è a questa visione superiore che Haeckel si ispira quando propone la sua oekologie, che è insieme una parola e una scienza. Non solo dunque un’indagine sul rapporto tra fisiologia e geografia degli organismi, bensì l’intuizione che l’ecologia non è una semplice branca della biologia, ma una disciplina nuova, di cui bisogna esplorare i fondamenti. Così nel 1893 il fisiologo inglese John Scott Burdon Sanderson asserì che l’ecologia costituiva la filosofia della natura vivente, in ciò distinguendosi dalle altre due grandi parti della biologia, cioè la fisiologia e la morfologia. L’ecologia prende piede: la prima associazione scientifica, la British Ecological Society, è fondata nel 1913 a Londra; negli anni Venti Alfred Lotka e Vito Volterra propongono i primi modelli matematici per descrivere il rapporto tra preda e predatore; il russo Vladimir Vernadsky (1863-1945) concepisce l’ecologia globale, secondo cui la Terra è un sistema ecologico unico, e pone le premesse della cosiddetta “ipotesi Gaia”, esposta dallo scienziato britannico James Lovelock nel suo Gaia. A New Look at Life on Earth (1979). Gaia (in greco Ge o Gea) è il nome del pianeta vivente Terra, considerato tale perché tutte le sue componenti (gli oceani, l’atmosfera, la crosta e così via) si mantengono in condizioni tali da consentire la presenza della vita proprio grazie all’azione degli organismi viventi, in un circolo virtuoso. Si tratta di un equilibrio che si evolve mantenendo le condizioni della propria sussistenza: in altre parole, l’evoluzione non riguarda solo gli organismi, le specie e l’ambiente, ma tutta la Terra, che è dunque un sistema con tutte le caratteristiche degli organismi viventi. Nel corso del tempo le attività dell’uomo sono diventate per Gaia un fattore inquinante: benché l’uomo faccia parte del sistema globale, certe sue caratteristiche (aggressività, avidità, crudeltà, indifferenza per le altre componenti del sistema) contribuiscono a porlo al di fuori e compromettono l’equilibrio e la sopravvivenza della Terra, con la conseguenza che l’uomo stesso è minacciato di estinzione dal degrado ambientale e dallo sfruttamento eccessivo delle risorse. Contro questa minaccia si sono levate negli ultimi decenni alcune voci forti: ne menziono soltanto due: Gregory Bateson, che nel suo Verso un’ecologia della mente (1976) denuncia la situazione di pericolo che l’attività dell’uomo rappresenta per il sistema globale, e basa la sua analisi su considerazioni di carattere sistemico e cibernetico; Hans Jonas, che nel libro Il principio responsabilità (1990) mette sotto accusa “il Prometeo scatenato” rappresentato da una tecnologia dirompente e irrefrenabile che si oppone alla natura mutilandola e impoverendola. Ma la voce forse più autorevole è stata quella di papa Francesco che, quasi un anno fa, con l’enciclica Laudato si’ non solo ha denunciato la situazione, ma ha anche fornito alcune linee di orientamento e di azione che dovrebbero contribuire all’innesco di una vera e propria rivoluzione culturale e spirituale capace di invertire la tendenza suicida manifestata dall’umanità e di indicare un nuovo stile di vita, sollecito del bene comune. Nonostante alcuni problemi ormai evidenti, uno fra tutti quello del riscaldamento globale, abbiano spinto molte nazioni a organizzare convegni periodici in cui discutere la situazione e tentare accordi per correggere le emergenze, la strada da percorrere è ancora molto lunga. Da una parte la consapevolezza che senza una svolta radicale si corre verso la catastrofe ambientale, di cui si moltiplicano i segni premonitori; dall’altra gli interessi economici e le posizioni politiche, che si oppongono in modo più o meno deciso al cambiamento di paradigma. In altre parole l’ecologia scientifica, basata cioè sullo studio della natura e delle sue componenti, è anche ecologia politica e quindi economia politica, in un intreccio in cui è difficile individuare il filo da cui partire per sbrogliarlo. Ma se gli uomini non sapranno decidere, deciderà per noi Gaia, quella che, senza chiamarla così, san Francesco ammirava, e ne lodava il Creatore. La «gestione (saggia) della casa» è questione di sopravvivenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA La parola “ecologia” è recente: la usò per primo Ernst Haeckel 150 anni fa La custodia del creato oggi, come ci ricorda Francesco, è questione di vita o di morte Idee “DISCOMEDUSAE. Un’illustrazione di Ernst Haeckel (in alto)
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