lunedì 21 giugno 2021
Nell’ultima gara contro il Galles sono stati solo 5 su 11 gli azzurri che prima del fischio d’inizio hanno emulato i colleghi belgi e francesi e i gallesi (tutti in ginocchio)
Giocatori delle nazionali di Italia e Galles inginocchiati prima del calcio d'inizio della partita

Giocatori delle nazionali di Italia e Galles inginocchiati prima del calcio d'inizio della partita - Ansa

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Momento solidale per il “Black Lives Matter” a Euro 2020. Quando scatta, prima della partita, il bomber colored Lukaku chiama a raccolta tutto il Belgio che si inginocchia. Mbappè e i tanti calciatori di colore dell’altrettanto multietnica Francia fanno lo stesso. E i ragazzi italiani? Non tutti si inchinano. Nell’ultima gara contro il Galles, domenica sera, sono stati solo 5 su 11 gli azzurri che prima del fischio d’inizio hanno emulato i colleghi belgi e francesi e i gallesi (tutti in ginocchio). Cattiva educazione? Scarso senso civico? Indifferenza o superficialità? Niente di tutto questo, il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina scende in campo per difendere la squadra di Roberto Mancini. «Massimo rispetto per tutte le forme di dimostrazione contro la discriminazione razziale. Noi non imponiamo nulla e lasceremo sempre liberi i nostri ragazzi».

Trattasi dunque di una forma di democrazia: chi vuole, tra gli azzurri, è libero di manifestare in favore del movimento sorto in America dopo gli ultimi omicidi che hanno visto come vittime giovani di colore. Che «le vite dei neri contano», slogan degli attivisti dei Black Lives Matter, i nostri ragazzi della Nazionale lo sanno bene. Lavorano e convivono pacificamente tutto l’anno, sette giorni su sette, nello spogliatoio, con colleghi di colore.

E la Figc a sua volta rimarca il proprio impegno: «Noi poniamo in essere ogni attività contro ogni forma di razzismo. Con i ragazzi ne avevamo parlato, sapevamo che il Galles lo avrebbe fatto ed era previsto nel protocollo pre gara. I ragazzi sono stati liberi, qualcuno si è inginocchiato e altri hanno applaudito come i tifosi». A volte basta anche un applauso collettivo o un minuto di silenzio vissuto interiormente e non è necessario inginocchiarsi per essere vicini a tutte le vittime del mondo, a prescindere dal colore della pelle.

Ed ecco la presa di posizione ufficiale della squadra azzurra, espressa dal portavoce Paolo Corbi: "A nome di tutta la squadra ribadiamo che siamo contro ogni forma di razzismo, ci siamo confrontati e ovviamente vogliamo ribadire questa posizione. Aderire o meno ad una forma di protesta, per quanto simbolica, non vuol dire ignorare la lotta al razzismo".

"Quanto al fatto che a inizio gara qualcuno si sia inginocchiato e altri no - prosegue Corbi - c'è stata un po' di confusione, i calciatori erano tutti concentrati su una partita per noi decisiva perché metteva in palio il primo posto nel girone e per il prosieguo dell'Europeo. Quindi, da quanto abbiamo ricostruito, non eravamo del tutto preparati a quel momento. Per il futuro la squadra si confronterà al suo interno e prenderà una decisione univoca che sarà messa in pratica da tutti".

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