mercoledì 4 maggio 2016
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leggere, rileggere L’erotismo in poesia difficilmente vince la sfida del ridicolo involontario, e nel suo penultimo canzoniere, Un amore con due braccia (LietoColle, 2013, pp. 120, euro 13) Donatella Bisutti in parecchi round era risultata soccombente. Eppure il respiro di poesia non mancava in quelle storie di amori persi e ritrovati, sempre restando la difficoltà di spezzare il cerchio del privato con soluzioni almeno linguistiche che arrivino al cuore dei lettori. Anche Maria Luisa Spaziani, nella prefazione, se l’era cavata con la frusta immagine del caleidoscopio, per concludere, forse con rimpianto, che «un libro sulla perfetta e duratura felicità in amore non è mai stato scritto». Quindi amori imperfetti e intermittenti danno libri imperfetti, temporanei e poco felici. Nel nuovo libro, Dal buio della terra( Empiria, Roma 2015, pp. 144, euro 15), Donatella Bisutti cede una sola volta al ridicolo dell’erotismo, e sa parlare anche di molto altro. Una volta per tutte: niente è più monotono dei riti del sesso, e i tentativi di varianti inducono semmai alla coazione a ripetere, nell’illusione di un appagamento irraggiungibile perché sta su un altro piano, in un’altra orbita. Le poesie d’amore, peggio se erotiche, sono come le foto del viaggio di nozze: inteneriscono gli sposi e annoiano gli amici. Ci vuole l’arte, non la foto. A chi è felice, sembra di volare: dunque Chagall dipinge amanti in volo e lo spettatore vola con loro. Oppure Ungaretti: «Sei la donna che passa / come una foglia. / E lasci agli alberi un fuoco d’autunno», e l’immagine resta indelebile nel lettore. Il dettato di Bisutti nel nuovo libro predilige la misura breve, quasi da Haiku in libertà di sillabe. «Se ti frapponi opaco / fra me e la luce / io non sono più nulla»: un settenario e un endecasillabo spezzato in due versi (quinario+ settenario): perfetto. O anche: «Vivendo / mi conservo. / Sono / la tua reliquia» (due settenari disposti in quattro versi). Dove la lezione, che sembrerebbe ungarettiana, richiama piuttosto il primo Quasimodo, poeta che amo. Molto interessante lo scambio tra esterno e interno in alcune liriche di paesaggio, come la Suite Eoliana, tre poesie che delle Eolie trasmettono il vento, la botanica e il fuoco, in perfetta corrispondenza interiore, altrove esplicitamente tematizzata: «Quando l’anima come un cane / si lascia accarezzare, inerme / allora è tutta concentrata nel piacere / che dà la vibrazione delle cose / allora è facile staccare sé da sé -/ si insinua, poi irrompe / l’esterno nell’interno». La 'vibrazione delle cose', che dà il titolo della prima sezione, è una chiave importante della poesia di Bisutti, che apre agli alberi, alle stelle cadenti, agli uccelli e ad altri animali (gatto, pellicano, zebra, farfalla), secondo uno stupore che diventa riflessione, sfuma nell’iride del mito. La seconda sezione, Tentazione (Lussuria), è, come si è già capito, la meno convincente, mentre Dal buio della terra contiene un omaggio alla celebre anafora di Giorgio Caproni ('Genova verace / Genova rapace / Genova senza pace...' eccetera), con solida ripresa nel Ricordo di Genova, fra gli Anni giovanili. La quinta sezione è Il nido delle vespe, e un verso spiega il titolo: «Il nido delle vespe è profondo nel cuore». Nell’ultima sezione, La vera vista, la poesia si stempera talvolta in prosa aforistica, con esiti convincenti e quasi programmatici: «Penetrando l’inganno della superficie, sulla nostra stessa carne si imprimerà la visione dell’interno informe che colma fino al suo limite ogni vuoto. Allora recupereremo la vera vista, disancorata dagli oggetti e fluida». Ancora lo scambio interno/esterno, e in quest’apertura surreale, se non metafisica, riconosciamo Donatella Bisutti direttore della rivista Poesia e Conoscenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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