sabato 7 marzo 2020
Dalla Milano-Sanremo alla Tirreno-Adriatico: saltate tutte le classiche di primavera del nostro Paese. E ora a rischio è anche il Giro. Ma in Francia si continua a correre come se nulla fosse
Emergenza coronavirus, in Italia tutti giù dalla sella

Ansa

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Niente Strade Bianche, niente Giro di Sicilia, Tirreno e Sanremo: niente di niente. Il coronavirus blocca l’Italia produttiva e sportiva, e fa cadere la catena anche al ciclismo, che scende di sella e prova a riorganizzarsi, perché adesso il vero obiettivo è quello: non perdere questi appuntamenti. Fare in modo che vadano in scena regolarmente più in là, a data da destinarsi. «Non sarà facile, ma ci stiamo provando - ci spiega Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia e delle corse targate Gazzetta -. Dovremo fare tutta una serie di ragionamenti, cercando in tutti i modi di andarci a ricollocare in un calendario mondiale che è in ogni caso molto affollato e ricco di avvenimenti, ma il nostro dovere è chiaramente provarci, cercando di rispettare tutti, senza andare a creare sovrapposizioni o altro. È chiaro che tutto quello che andremo a fare sarà concordato sia con la Federciclismo che con l’organismo mondiale (Uci) della bicicletta. Non sarà facile, ma è nostro dovere provarci, perché non vogliamo e non possiamo perdere questi eventi». Lo stesso conferma Paolo Bellino, ad e direttore generale di Rcs Sport. «Fino all’ultimo noi abbiamo provato a salvare le nostre corse, ma alla luce del nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana del 4 marzo, e preso atto che non esistevano più le condizioni per garantire la salvaguardia della salute pubblica e della sicurezza di tutte le persone coinvolte, non abbiamo potuto far altro che annullare le nostre manifestazioni.

Una cosa però è certa ed è l’unica che al momento possiamo dire: faremo di tutto per ricollocarle in calendario quanto prima. Noi non vogliamo cancellare nulla». Il ciclismo si ferma, la Milano-Sanremo, per il momento è congelata, rimandata a data da destinarsi. Guai a dire annullata, questo termine è chiaramente bandito dagli uomini di Rcs Sport. Prima di arrivare alla resa, quindi all’annullamento, come solo in tre occasioni è avvenuto nell’ultra centenaria storia della classica di Primavera (1916, La Grande Guerra: 44-45, Seconda Guerra Mondiale, ndr), i manager di casa Gazzetta, cercheranno ogni strada pur di arrivare ad una soluzione. Non ci si può permettere di gettare nel cassonetto eventi di tale importanza, per mille e più motivi. Quello economico è chiaramente il più evidente. Perché queste sono sì manifestazioni sportive, ma fanno anche girare parecchi euro. Un giro che può essere quantificato attorno ai 70 milioni, se si mettono anche i 50 generati dal solo Giro d’Italia, che al momento è là, ancora lontano, ma se ben si valuta la situazione è molto più vicino di quanto si possa pensare (il via da Budapest il 9 maggio, ndr). «Tutto vero, ma se dovessimo mettere in discussione il Giro d’Italia - fa notare Mauro Vegni -, la situazione non sarebbe allarmante solo per il ciclismo o la “corsa rosa”, ma sarebbe a dir poco drammatica per tutto il sistema Paese. Non facciamoci però prendere dalla frenesia, manteniamoci calmi e proviamo a fare una pedalata per volta. Abbiamo dovuto sospendere momentaneamente queste corse, adesso dobbiamo fare in modo di ricollocarle in calendario. Punto. E lì ci fermiamo, almeno per il momento».

L’Italia si ferma, Oltralpe si va avanti, come se nulla fosse. Da un lato siamo contenti, il nostro beneamato sport in qualche angolo del mondo ancora si può praticare, però qualche domanda sorge spontanea. E sono domande alle quali solo la storia ci potrà dare, tra qualche tempo, una risposta. Una domanda che ne prevede perlomeno altre: siamo noi che l’abbiamo fatta più spessa di quella che è o gli altri sono davvero convinti che il Covid-19 sia solo e soltanto una prerogativa italica? Insomma, noi abbassiamo la saracinesca causa virus, gli altri spalancano le finestre. Chi ci capisce è bravo. Tirreno chiusa? Che problema c’è: si va alla alla Parigi-Nizza. È quello che farà Elia Viviani, corridore della transalpina Cofidis il quale spiega: «Sto bene, e quindi voglio vincere». Faranno rotta sulla Francia anche Peter Sagan e Vincenzo Nibali. Intanto però i dati parlano chiaro. Il Paese è ancora al secondo stadio ma entrerà nel terzo stadio «tra qualche giorno, una-due settimane al massimo », avvertono gli esperti riuniti all’Eliseo. In base all’ultimo bilancio ufficiale, dal 24 gennaio scorso si sono registrati 423 contagi e 9 morti. Gli ospedali pubblici stanno allestendo tende collocate all’esterno, 150 scuole rimangono chiuse, 45mila alunni e tremila insegnanti in isolamento. Le aziende stanno predisponendo il telelavoro. Insomma Rcs Sport seguendo le disposizioni governative decide di sospendere le corse, in Francia l’Aso (che organizza il Tour) è pronta a varare la Parigi-Nizza con assoluta noncuranza. Manca solo l’orchestrina del Titanic.

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