venerdì 20 giugno 2014
0-1 con il Costa Rica. All'Arena Pernambuco di Recife l'Italia ha sofferto. Colpo di testa di Ruiz al 45'. Prandelli: sconfitta meritata, ora recuperiamo le energie. Martedì l'Uruguay. 
Colombia promossa, Inghilterra bocciata
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"Il Costa Rica, o la Costa Rica”, questo era il problema della vigilia della sfida, risolto linguisticamente da un colpo di genio di Ciro, tifoso di Nocera Inferiore: «Si dice O’costarica». Prima del fischio d’inizio si ride, poi non ci resta che piangere di fronte a questa Nazionale con pochissime idee e misteriosamente confuse. La cenerentola del “girone della morte” - non è mai stata tale solo per Prandelli, questa almeno Cesare l’ha azzeccata - ci ha riportato con i piedini nudi sulla sabbia di Boa Viagem, mentre con tutte e due le scarpette i Ticos salgono in cattedra da primi della classe. Dopo essere diventata la “Corea” dell’Uruguay (storico 3-1 al debutto) la selezione di Jorge Luis Pinto si conferma, e alla grande, con un gioco semplice, essenziale. Costa poco e rende molto, questa simpatica nazionale che diventa la prima mina vagante ufficiale di Brasile 2014. Confermata anche la “maledizione” della seconda gara per gli azzurri: non la vincono da Euro2000 e ora mandano agli annali questa lezione dai “siamo piccoli, ma cresceremo” centroamericani.L’Italia di Cesare dopo la prima da applausi con l’Inghilterra stecca e congela entusiasmi e prospettive future. I cambi studiati e ripassati non hanno affatto convinto. Due le variazioni d’ufficio post-inglesi: Abate sul lato difensivo destro e Thiago Motta a centrocampo al posto di Verratti. Due soluzioni «senza bocciature per nessuno», ha ripetuto il ct azzurro, ma se Paletta scontava il debutto grigissimo, Bonucci che non gioca neppure con Barzagli acciaccato e un Chiellini che non è ancora entrato in clima mondiale, ha di che essere nero lì in panchina. Il rapido “treno di destra”, Candreva-Darmian si è già fermato alla seconda stazione. Darmian spostato a sinistra è un vagoncino bloccato su un binario morto, mentre Candreva subisce più di tutti l’effetto phon dell’afa dell’Arena Pernambuco e ad inizio ripresa lascia il posto a un anonimo Insigne. La Costa Rica ha campo libero e dopo i primi 20 minuti di inerzia - su entrambi i fronti - prende coraggio e comincia a creare il secondo capolavoro di fila. A disegnare trame eleganti è il sornione capitan Brian Ruiz. Il peperino Joel Campbell, 22enne dell’Olympiacos (primo costaricano ad aver segnato un gol in Champions, quest’anno contro il Manchester United) svaria su tutto il fronte offensivo e si procaccerebbe anche un rigore. L’arbitro cileno Osses non vede, però avrà sicuramente sentito lo sdegno urlato dagli oltre 10mila tifosi costaricani. L’Italia è sulle nuvole e sulla più grande di tutte galleggia Mario Balotelli che alla mezz’ora divora il gol più facile della sua carriera di inguaribile nevroromantico. La forza della Costa Rica è la difesa (rigorosamente a 5) e in porta hanno una sicurezza, Keylor Navas. Il nostro pacchetto arretrato imbarca acqua anche dal vicino Oceano, specie a destra con Abate che non argina mai lo scatenato Junior Diaz. Allo scadere dei primi 45 minuti il terzino del Mainz (Germania) scende imperioso sulla fascia e pennella per Ruiz che insacca il povero vecchio Buffon, al rientro dopo l’infortunio. Prandelli nel secondo tempo si gioca la carta Cassano che va in apnea (era scontato), come tutta la squadra. Cerci subentra a Marchisio, ma non si vede neppure un lampo di quelli che l’hanno reso il nuovo faro del Toro. Si notano, invece, le ripartenze di Ruiz e soci che sembrano tanti squali bianchi, pronti a colpire ancora la balena azzurra, spiaggiata. Finisce tra gli olè dei costaricani e l’ultimo botto di Brenes che fa tremare Buffon. «Se non vinciamo la seconda non avremo fatto niente», aveva avvertito il Cesare che deve fare mea culpa assieme a tutto il suo staff. Questa è un’Italia sfibrata, al di là degli influssi atmosferici dell’umida tana pernambucana di cui sicuramente la Costa Rica non ha risentito. I Ticos sono già agli ottavi e ribadiscono al mondo il loro grido di battaglia: «Niente è impossibile». Per l’Italia la qualificazione è ancora possibile, contro l’Uruguay martedì a Natal basta il pari. Ma a Cavani e Suarez no.

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