martedì 12 novembre 2019
L’attaccante della Lazio, con 14 gol è il 2° marcatore (davanti a Vardy del Leicester) nei cinque maggiori campionati europei e insegue Lewandowski del Bayern Monaco, recordman con 16 reti
Ciro Immobile, capocannonier e della Serie A con 14 gol

Ciro Immobile, capocannonier e della Serie A con 14 gol

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«Il gol, è la morte di tutto», sostiene l’unico poeta calciatore, Ezio Vendrame. Ma non ditelo mai al sovrano assoluto dei bomber d’Europa, il polacco del Bayern Monaco, Robert Lewandowski: 16 gol in 11 partite, 22 reti in 16 gare sin qui disputate tra Bundesliga e Coppe, per una media ferale, da record, un gol ogni 67 minuti. Dietro di lui c’è Ciro il grande, il centravanti della Lazio e della Nazionale: Immobile, con le sue 14 reti (5 su rigore) in 12 giornate di Serie A, 1,48 di media a partita. Un principino tra gli attaccanti dei cinque maggiori campionati continentali che vede al 3° posto il redivivo Jamie Vardy: 11 gol per il “bomber operaio” del Leicester, trascinatore anche della squadra che Claudio Ranieri portò alla storica vittoria della Premier 2015-2016. Immobile rispetto ai suoi colleghi incassa anche il primato nazionale delle 200 gare in Serie A con 113 sigilli personali. Come Ciro nessun bomber italiano mai: Montella si era fermato a 112 gol in 200 partite, Pippo Inzaghi alla carica delle 101 reti.

«Pallone vintage», direte voi vittime del calcio spezzatino. E allora per restare in tema di storie di cuoio, ricordiamo che dieci anni fa il nostro reuccio del gol era Antonio Di Natale: il Totò dell’Udinese che chiuse la stagione (2008-2009) con 29 centri. Dieci anni dopo, sul trono più in alto del reame dei cannonieri, ecco Immobile, scugnizzo napoletano (di Torre Annunziata), come Totò, salito presto al Nord (Di Natale nella “cantera” dell’Empoli): a 17 anni Ciro era passato dalle giovanili del Sorrento a quelle della Juventus su segnalazione diretta di un altro napoletano verace, Ciro Ferrara. Un predestinato, anche Ciro il giovane. Ma vittima bianconera dell’era post Calciopoli venne dirottato in provincia: Siena, Grosseto e Pescara. In riva all’Adriatico la folgorazione nel fantastico mondo di Zemanlandia in cui va a comporre il trio meraviglia con Insigne e Verratti. Realizza 28 gol ed è promosso doppiamente in A: sbarca al Genoa, sempre in prestito dalla Juve che vista la stagione grama con il Grifone, 5 reti appena, non lo riscatta e lo “regala” ai cugini del Toro. Una bocciatura che finalmente fa scattare la molla dell’attaccante di razza.

Nell’anno in granata Ciro diventa il “Grande” e si consacra cecchino infallibile. Capocannoniere con 22 gol. È pronto per spiccare il volo. Il profeta di Dortmund Jürgen Klopp lo vuole al Borussia che per portarlo in Bundesliga spende quasi 20 milioni di euro. Ciro firma subito il successo di Champions contro l’Arsenal, e alla fine i gol saranno 10 (4 nelle sei presenze in Coppa). Ma non convince, mai integrato nella nuova realtà teutonica. Immobile è un ragazzo tutto casa (sposato con Jessica da cui ha avuto tre bambini) e campo, non impara il tedesco e questo alla fine porterà il Borussia a sbarazzarsene in fretta, e senza rimpianti. Ancora in prestito, nella Liga, a Siviglia. Un ambiente ideale per un mediterraneo come “Ciruzzo” che il suo primo maestro a Sorrento, mister Renato Cioffi (ora al Rimini), ricorda come «un ragazzo allegro, sempre sorridente, in allenamento quando arrivava in treno tutti i giorni da Torre Annunziata - e in partita dove la sua parola d’ordine era: “Mister non vi preoccupate, ci penso io!”». Ma in Spagna il sorriso si spegne: più ombre che luci per Immobile. Chiude la sua breve esperienza con il botto: segna il gol del 3-2 contro il Real Madrid di Cristiano Ronaldo che adesso, è diventato il suo più prestigioso competitor per la corsa al titolo di capocannoniere della Serie A, anche se CR7 è fermo a quota 5 gol e il secondo cannoniere del torneo, al momento, è Lukaku dell’Inter (9 gol).

Una Serie A in cui Immobile, rientrato nel 2016 al Toro, ci sguazza. È la sua dimensione, specie ora che è il perno della “macchina Lazio” di Simone Inzaghi. Il mister al quale nelle ultime tre stagioni ha solo regalato gioie e gol a grappoli: capocannoniere, con l’ex Inter Maurito Icardi, anche nel 2017-2018, con 29 gol. Ciro della Curva Nord per i nostalgici dell’era Chinaglia è il nuovo “King”. Generoso, indomito fino all’ultimo respiro, questa punta moderna con la sua tecnica affinata nel tempo e la capacità di farsi largo a sportellate ha conquistato il popolo laziale. Quel popolo che nelle sua memoria storica annovera la “leggenda dei cannonieri”, Silvio Piola. Un campione del mondo nell’Italia del tenente Pozzo che fece volare la Lazio degli anni ’40 con 143 reti. Un calcio poetico, come lo era ancora quello della Lazio di Tommaso Maestrelli che, nella formazione del primo scudetto del ’74 aveva in “Long John Chinaglia” l’uomo in più. Il bomber da 122 perle, scavalcato in tempi moderni da Beppe Signori, ostaggio del vizio (le scommesse) che nella classifica dei realizzatori della Lazio viene solo dopo Piola, 127 gol. Dietro a Signori qualcuno forse ha dimenticato Tommaso Rocchi che ha chiuso il suo decennio laziale (20042013) con 105 gol, appena alle spalle dell’erede di Chinaglia, Bruno Giordano, il quale, prima di andare a giocare e vincere tanto nel Napoli di Diego Armando Maradona, ha lasciato alla Lazio un patrimonio di 108 reti personali. Una cifra abbordabile per Immobile che è a 102 con la casacca dell’aquila capitolina e oltre a raggiungere la “quota Giordano” potrebbe, con altri 19 centri da qui alla fine del campionato, arrivare alla fatidica “quota 33”. Uno più di Gonzalo Higuaín che nell’anno d’oro di Napoli, 2015-2016, aveva vinto la speciale graduatoria stupendo davvero tutti (Sarri compreso, allora alla guida dei partenopei) con le sue 32 marcature.

L’Higuaín juventino al momento non sembra in lizza per il titolo di capocannoniere. Soltanto 2 gol in campionato per “El Pipita” e in classifica l’hanno scavalcato anche i connazionali argentini Lautaro Martinez (Inter, 5 gol) e il compagno di squadra di Immobile, Joaquín Correa, 6 gol realizzati ed epigono degli assistman (6). Ma il bomber della Serie A parla sempre più italiano. Il detentore della corona è il trentaseienne Quagliarella, 26 gol realizzati lo scorso anno con la Samp, contro l’unica rete messa a segno in questo campionato, in cui però sono comunque da podio altri due azzurri, Belotti del Torino e Berardi del Sassuolo, rispettivamente al 4° posto (dietro a Muriel che ha segnato 8 gol) a quota 7. Dietro di loro una coppia assolutamente inedita, l’altro Donnarumma, Alfredo (di Torre Annunziata, come Immobile), attaccante del Brescia che a 28 anni ha debuttato in Serie A e anche dalle sue reti (5 finora), oltre a quelle di Mario Balotelli, dipende la salvezza del club di patron Cellino e Francesco Caputo, 32 anni, altamurano, una vita in B (Bari, Entella, Empoli) e ora protagonista nel Sassuolo con una “cinquina” in 9 partite disputate: media-gol quasi degna di Ciro il grande.

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