venerdì 4 dicembre 2009
Il portiere della Juve martedì ritorna in campo dopo 3 mesi: «Loro sono più forti, ma vorrei tanto fare uno scherzetto... Il futuro? Giocherò fino a quando mi sento ancora Buffon».
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Il numero uno è tornato. E non solo sui banconi delle librerie. Gigi Buffon sta scaldando i guantoni: la lunga pausa per l’infortunio che lo ha messo a riposo forzato per tre mesi è finita. Martedì nell’amichevole di Messina con il Monaco il portiere sarà in campo, almeno per un tempo. Primo atto del pieno recupero, che potrebbe portarlo ad un posto da titolare l’11 gennaio in campionato contro il Siena.Il ritorno di Buffon e quello a breve termine di Trezeguet danno nuova vita alle ambizioni della Juve: perché «l’Inter è la più forte e va riconosciuto», ma «anche noi siamo una grande squadra, capace di starle dietro, dopo 3 mesi di emergenza totale. Tanto più che non sempre vince la più forte».È il pensiero del n° 1 che apre il suo 2009 fissando i contorni di una missione tecnica ben precisa. «Fino al ritorno della Champions, pensiamo a non perdere altro terreno dall’Inter per essere a posto con la nostra coscienza e non regalarle altri vantaggi. Poi vedremo di giocarci le nostre carte. Uno scherzetto possiamo farglielo, ma è lei che deve calare.... Nonostante la serie fantastica di questi mesi, infatti, noi siamo ancora lontani in classifica».«La Juve è più squadra dell’Inter - continua Buffon -  lo abbiamo dimostrato proprio nei mesi di emergenza. Forse siamo più adatti alla Champions, perché possiamo battere chiunque in due partite, come abbiamo dimostrato contro il Real. Sono stato il primo a dirlo, in estate e qualcuno rideva. Sì, possiamo vincere anche la Coppa; in campionato è più difficile, perché se non si ferma l’Inter è dura. È normale però che tutti cerchino la vittoria più prestigiosa, in questo caso la Champions, soprattutto se è quella che manca, a me e a tutti i tifosi».Cosa manca alla Juve per essere considerata alla pari dell’Inter?«Semplicemente la vittoria, proprio come accadeva a loro negli anni scorsi. Poi l’Inter è riuscita a ottenerla praticamente con gli stessi giocatori che aveva. E le faccio i complimenti, perché è vero che il cambio di allenatore ha dato nuovi stimoli a chi aveva la pancia piena, ma nel calcio è sempre difficile ripetersi».Insomma, niente Leo Messi o altre stelle da sogno, nella valigia dei sogni di Buffon, che descrive così l’organico della Juventus: «I miei compagni sono stati bravissimi in un momento molto delicato, in cui il futuro non sembrava così roseo. Mi hanno sorpreso, perché per molti era la prima volta. Adesso, con tutti a disposizione, si potrà fare ancora meglio, perché non ci manca nulla. Quando ti rendi conto che nessuno è insostituibile, significa che sei forte. Prendete Manninger: aveva un’eredità pesante, ma è stato bravissimo, sbagliando molto poco, come deve fare il portiere di una grande squadra».E il Buffon superman, che futuro si aspetta?«Giocherò fino a quando mi renderò conto di essere Buffon. Non vedo, per ora, in giro tanta gente in grado di prendere il mio posto. Ci sono alcuni giovani promettenti come Curci, Amelia, Marchetti, Fiorillo, ai quali dico: non cercate di essere Buffon, ma siate voi stessi. Mi rendo conto - e lo dico senza falsa modestia - di essere una eccezione. Però il bello del calcio è questo: senza Buffon la Juve ha vinto lo stesso. Ogni tanto leggo sui giornali di offerte mirabolanti (il nuovo patron del Manchester City, lo sceicco Khalifa al Nahyan, signore di Abu Dhabi, offre cifre da capogiro per portarlo in Premier): mi gratificano molto, ma non penso più all’Inghilterra, come avevo fatto qualche anno fa».
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