giovedì 25 settembre 2014
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A sciogliere la tensione, nelle ultime riunioni del gruppo Pd al Senato, ci ha pensato il giuslavorista Carlo Dell’Aringa. Il senso delle sue parole "tecniche" è più o meno questo: se salta del tutto l’articolo 18 per le nuove assunzioni, nelle aziende scoppierà il caos, non ci possono essere due persone che svolgono le stesse mansioni ma hanno tutele totalmente diverse. Insomma, spiegano gli esperti democrat di cultura liberale, alla prima difficoltà l’azienda si sbarazzerebbe dei più giovani senza appianare le attuali disuguaglianze sociali. È il punto di partenza della trattativa che si concluderà entro la direzione Pd di lunedì prossimo, e che si condensa in un punto simbolico: stabilire dopo quanti anni di lavoro il reintegro torna in vigore.La parziale novità di giornata è l’apertura della segretaria Cgil Susanna Camusso: pur continuando a sostenere che senza l’articolo 18 il lavoro diventa «servile» e che lo scontro arriverà se «il governo continua a spingere», la leader sindacale afferma di essere disposta a discutere con il governo sul nuovo contratto a tutele crescenti. «Se uno parla di un periodo di prova da allungare, bisogna discutere i tempi. Sento parlare di tre o di sette anni e dobbiamo distinguere, perché tre anni di prova per un operaio sono esagerati».Fra tre e sette, c’è la mediazione dei cinque anni. Anche se, ad essere precisi, quello a cui guarda la Cgil è un nuovo articolo 18 "selettivo", che fa distinzioni per tipologie di lavoro. Il dato è che la trattativa c’è, e in diversi si stanno cimentando sulle proposte più varie, compresa quella che miscela tempo di prova, eccezione per categorie contrattuali ed età anagrafica. Da ricordare però che la trattativa non incide tanto sulla delega da approvare, quanto sui decreti legislativi che farà il ministro Poletti.Il premier però è ancora titubante. Renzi considera un buon risultato i passi avanti dei sindacati, ma teme annacquamenti eccessivi. Una riforma, è il suo ragionamento, deve proiettarsi nel medio-lungo periodo, quando saranno superati i dualismi segnalati da Dell’Aringa (perciò si ragiona anche di un regime transitorio). Qualche distanza nel Pd c’è anche sul demansionamento, mentre su minor costo del tempo indeterminato, sussidi universali, eliminazione di co.co.co. e co.co.pro. e politiche attive sono tutti d’accordo. Al rientro da New York Renzi vedrà tutte le sintesi possibili sull’articolo 18 e deciderà se firmare il compromesso o tirare dritto sull’eliminazione totale del reintegro - fatti salvi i licenziamenti discriminatori.Intanto ieri è iniziato l’iter al Senato. Il relatore Sacconi (Ncd) ha illustrato il provvedimento. Si riprende martedì dalle pregiudiziali di costituzionalità, poi l’Aula affronterà quasi 700 emendamenti (353 Sel, 158 M5S, 48 a testa da Fi e Lega, 31 Pd, 9 Scelta civica, 0 Ncd). Voto finale previsto entro la fine della settimana prossima. Al netto dell’ostruzionismo.
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