venerdì 15 novembre 2013
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La notizia della scissione del Pdl (e soprattutto quella che ci sono i numeri per fare gruppi autonomi) regala a fine giornata una forte dose di vitamine al governo Letta. Una schiarita improvvisa in questo venerdì che si era aperto per il premier Letta nel peggiore dei modi: con il governo sotto tiro per il caso Cancellieri e le censure dell’Ue sulla Legge di stabilità.

Tanto che il premier, in genere piuttosto compassato, si era lasciato andare a uno sfogo per molti versi comprensibile: «Un terremoto al giorno non ci aiuta a crescere». Ma per quei paradossi non infrequenti in politica il terremoto più grave –  quello che ha portato alla scissione del Pdl –  permette a Letta di guardare con più serenità al traguardo del 2015. È vero, la maggioranza a sostegno del governo diminuirà notevolmente sul piano numerico. Ma sarà più forte e più coesa programmaticamente e politicamente, senza quel lento e continuo logoramento attuato finora metodicamente dagli esponenti del centrodestra più vicini a Berlusconi. La nascita del "Nuovo centrodestra" garantirà comunque una consistente maggioranza a favore del governo. E se, come tutto lascia credere, Forza Italia passerà all’opposizione, sarà il de profundis per le "larghissime intese". Un evento che toglie forza e argomenti, nel Pd e sinistra del Pd, a chi ha finora gridato all’inciucio. Letta non dovrà difendersi più dall’accusa di Matteo Renzi di stare al governo insieme a Berlusconi. E, forse, si troverà l’accordo anche sulla legge elettorale. Al di là dei legittimi interrogativi sul futuro a medio termine del governo, sulla possibilità non ancora scongiurata, di un voto in primavera, c’è da chiedersi quale sarà la geografia del sistema politico dei prossimi anni. Se le spaccature di oggi – compresa quella all’interno di Scelta Civica – saranno funzionali a riaggregazioni e semplificazioni successive. O se lo spirito di divisione e di discordia che oggi soffia impetuoso non finirà per aggravare e parcellizzare ancor di più quell’instabilità del sistema politico che è, insieme, causa ed effetto della crisi di una intera nazione.

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