venerdì 3 agosto 2012
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​Il mattino a Helksinki il pomeriggio a Madrid, Mario Monti vola sopra le contraddizioni di Eurolandia nel giorno in cui le Borse tornano a cadere, deluse dall’eccesso di aspettative riposte sulla Bce. Arrivato nella capitale spagnola il presidente del Consiglio, in una conferenza stampa con il premier Mariano Rajoy, assicura che l’Italia «non ha bisogno di aiuti» o salvataggi, e invita a leggere bene le parole di Mario Draghi: «Forse i mercati non hanno valutato appieno le posizioni espresse perché sono tenuti ad agire nel millesimo di secondo», afferma il capo del governo, tornando ad accusare il mondo finanziario di superficialità e scarsa lungimiranza. Al contrario, il premier vede «diversi passi avanti e nessun passo indietro» da Francoforte rispetto «alla cornice tracciata dall’ultimo Consiglio Ue».Per Monti, insomma, Draghi, si sta muovendo sulla strada giusta e alla massima velocità che gli attuali equilibri europei gli consentono sulla strada delle difesa dell’euro. C’è qualcuno però che frena e il governo italiano richiama i diversi attori europei alle loro responsabilità. «Ormai si riconosce – afferma – che l’elevatezza degli spread di alcuni Paesi è un problema per quegli stessi Paesi» ma forse «è anche un problema per l’eurozona. Ormai è un problema di valenza comunitaria». «La stabilizzazione dei mercati – insiste Monti – dipende dalla capacità dello zona euro di gestire la crisi in modo efficace». Per questo non basta «se ciascuno di noi fa bene i compiti a casa» bisogna anche che «tutti insieme facciamo rapidamente e bene i compiti nella casa comune». Del resto, se gli spread non scendono, c’è il rischio che in Italia e in altri Paesi «prevalgano le forze euroscettiche» alimentando una deriva disgregatrice.In una dichiarazione congiunta al termine del bilaterale, Monti e Rajoy – leader dei due Paesi più al centro della bufera – sottolineano che Italia e Spagna «insieme ai loro partner europei sono decise a mantenere l’integrità e la stabilità della zona euro e faranno tutto ciò che è necessario per proteggerla». Sono parole che riecheggiano quelle usate tre giorni fa con Hollande e rinviano alle stesse dichiarazione di Mario Draghi. Con gli spread tornati ieri pericolosamente a salire (per l’Italia oltre quota 500) Roma e Madrid assicurano che stanno «mettendo in atto tutti gli strumenti che permetteranno di stabilizzare i mercati in modo che il consolidamento fiscale e le riforme strutturali comincino a produrre i loro effetti». Il giorno dopo aver ventilato l’ipotesi che anche l’Italia possa aver bisogno dello scudo europeo, Monti precisa: il governo italiano non ha «alcuna intenzione» di chiedere oggi la protezione del fondo di stabilità Efsf («solo in Italia – rileva – lo chiamiamo salva-Stati») ma lavora «affinché l’Europa si doti di questo strumento». Roma non ha bisogno di salvataggi ma si riserva «di valutare azioni di accompagnamento per far calare gli spread, che costano stabilità». Da Helsinki, in mattinata, rivolto ai "falchi" dell’eurozona, Monti aveva ricordato come l’Italia ora «non ha alcun sostegno da nessun meccanismo europeo» ed «è il terzo più grande contributore per il salvataggio di Irlanda, Portogallo e le banche spagnole». E se Parigi e Berlino danno di più, «tutti sanno che le banche tedesche e francesi sono altamente esposte in Grecia. Quelle italiane no».
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