sabato 13 dicembre 2014
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Tre giorni di digiuno, preghiera e penitenza nei giorni che precedono il Natale, da lunedì 22 alla sera del 24 dicembre. Per invocare da Dio la liberazione di Mosul e della Piana di Ninive e il ritorno degli sfollati alle case, al lavoro, alle scuole che sono stati costretti ad abbandonare a causa dell’avanzata dei jihadisti dell’Is. La proposta del patriarca caldeo Louis Raphael I Sako appare qualcosa d’altri tempi a noi, cristiani tiepidi d’Occidente, sempre meno familiari a simili pratiche. Noi che – siamo sinceri – le guardiamo con un sottofondo di scetticismo, considerandole in cuor nostro qualcosa di “spirituale” e quindi ultimamente sterile e improduttivo. Eppure Sako si dice convinto che «Cristo ascolterà le nostre preghiere» e sfodera una frase del Vangelo di Matteo: «Questa razza di demoni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno ». Perché quando si prega e si digiuna ci si educa a capire cosa è davvero l’essenziale, di cosa si può fare a meno e Chi e cosa è invece irrinunciabile. Le testimonianze che in queste settimane arrivano dall’Iraq grondano sangue, violenza, odio e distruzione. Ma insieme ci raccontano di persone capaci di resistere, di guardare in faccia una realtà dura e a tratti proibitiva, perché affondano i piedi nell’Unico che rende capaci di sperare contro ogni speranza. Di migliaia di cristiani che a Mosul hanno rifiutato il ricatto degli aguzzini dell’Is: la conversione all’islam come contropartita per poter restare nelle loro terre. Raccontano di quattro adolescenti decapitati per avere replicato ai loro carcerieri che li invitavano a recitare la shahada, la testimonianza di fede nell’islam: «Amiamo Gesù e seguiamo solo Lui». Papa Francesco ci ricorda che «per trovare i martiri non è necessario andare alle catacombe o al Colosseo. Oggi, nel ventunesimo secolo, la nostra Chiesa è una Chiesa di martiri». Parole che scuotono la fede “moderata” di tanti tra noi e ci inducono a chiederci: per chi, per cosa siamo disposti a dare la vita? Dal 22 al 24 dicembre saremo febbrilmente impegnati a cercare gli ultimi regali o a confezionare il menù per il pranzo di Natale. Almeno una preghiera, almeno un pensiero saremo capaci di dedicarli a quanti ci testimoniano qual è il bene più prezioso?
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