giovedì 14 novembre 2013
​Avrebbe fatto quasi tutto per posta, compreso l'invio del seme congelato, la coppia cremonese a cui è stato tolto il bimbo nato da un utero in affitto in Ucraina e ora sotto processo per alterazione di stato.
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Avrebbe fatto quasi tutto per posta, compreso l'invio del seme congelato, la coppia cremonese a cui è stato tolto il bimbo nato da un utero in affitto in Ucraina e ora sotto processo per alterazione di stato. Lo scrive sul suo sito il Biotexcom center for human reproduction al quale gli aspiranti genitori si erano rivolti. La coppia non solo si è vista togliere il bimbo (in Italia l'utero in affitto è illegale) e rischia una condanna, ma l'esame del Dna avrebbe messo in dubbio la paternità naturale. "Hanno inviato il kit - scrive il sito - di chi era il seme mandato?".Sulla vicenda che si trascina da mesi oggi è intervenuta Eugenia Roccella, ricordando come sia sempre il minore a rimetterci con queste pratiche di maternità che il deputato Pdl definisce frammentate. Il bimbo che ora ha quasi 2 anni è stato dato in affido su decisione del Tribunale dei minori di Brescia. La prima udienza del processo, davanti al Tribunale di Cremona, si è svolta il 22 ottobre, la seconda è prevista per il 14gennaio.Tutto comincia  nel 2011, quando, desiderando un figlio, la coppia, residente a Ricengo vicino Crema, prendecontatti con la società Ltd Biotexcom Center for Humanreproduction goup Reinessanceè, che sul suo sito sipresenta come leader nel settore della riproduzione assistita in Ucraina e nel mondo. Per affittare l'utero, marito e moglie versano 6.000 euro di anticipo (pare inviando soldi e documentazione tramite posta elettronica). Poi arriva il momento del prelievo (o l'invio del Kit secondo quanto sostiene il Centro) degli spermatozoi. Si procede con il loro impianto nella madre surrogata, una gravidanza normale, la nascita un paio di anni fa di un bel maschietto. Complessivamente il costo dell'operazione si aggira attorno ai 30.000 euro.Il bimbo viene  iscritto all'anagrafe di Kiev come figlio della coppia, così come prevede la legge ucraina e poi portato in Italia. Intanto, come ha rilevato l'avvocato Cecilia Rizzica di Roma, legale dei genitori con il collega Giovanni Passoni, l'ambasciata ucraina chiedeva all'Ufficio anagrafe del Comune di residenza della coppia di trascrivere il certificato di nascita. Tutto è filato liscio  finché qualcuno ha segnalato alla procura che la donna non era mai rimasta incinta. È partita così l'inchiesta, il bimbo che intanto aveva compiuto un anno emezzo, è stato tolto ai genitori e dato in affido. Nell'udienza del 14 ottobre, sono stati sentiti, un impiegato dell'anagrafe e un medico, come testimoni del pm del tribunale di Cremona Francesco Messina. Il processo, presieduto dal giudice Pierpaolo Beluzzi, è stato aggiornato al 14 gennaio.Per l'avvocato Rizzica, 'bisogna sollevare il caso a livello politico, perché la maternità surrogata è riconosciuta in diversi Paesi. Il nostro ministero degli Esteri ne prende atto, poi, però, invia alle ambasciate circolari,nelle quali si sollecita di avvisare i genitori che una volta arrivati in Italia il bambino verrà loro tolto e loro saranno denunciatì. La storia si complica quando emerge il particolare del Dna. Per i legali della coppia si profilerebbe anche una truffa ai danni dei genitori. Ma la precisazione di Biotex cambia di nuovo tutte le carte.
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