giovedì 14 gennaio 2016
Mancano due settimane all'arrivo del Ddl in aula a Plazzo Madama e il clima si scalda. Dibattito serrato nel Pd. La stepchild divide: in campo diverse ipotesi. Binetti: no all'affido del figlio del partner, anticamera dell'adozione.

I dubbi dei senatori dem
Unioni civili, i 4 punti fermi dei giuristi
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Vibrate critiche ha suscitato la discutibile iniziativa del sito Gay.it – un riferimento informativo e motivazionale nella galassia delle associazioni di persone omosessuali – che ha pubblicato una lista di 31 nomi – con relative foto e collegio di elezione – di senatori del Pd che si sono detti contrari o perplessi di fronte alle soluzioni attualmente prospettate dal disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, sul quale l’aula di Palazzo Madama inizierà il confronto il 28 gennaio. Lista di proscrizione Quella del sito è un’iniziativa nella quale molti hanno visto una sorta di lista di proscrizione, con senatori messi alla pubblica gogna per aver espresso un libero dissenso su punti decisivi come la famiglia e la genitorialità. Tra i consigli di Gay.it anche quello di scrivere al senatore "dissidente" rispetto alla linea del partito per fare pressione, anche via social network. Critica anche Monica CirinnàTra le innumerevoli critiche piovute sull’iniziativa da quasi tutti gli schieramenti politici spicca quella di Monica Cirinnà, la senatrice del Pd che dà il nome al disegno di legge: «L'iniziativa di Gay.it è sicuramente inopportuna – dice senza mezzi termini –. Riconosco a questa testata di aver informato, soprattutto negli ultimi mesi, con puntualità e precisione, sull'iter parlamentare del ddl unioni civili dando un utile contributo nel dialogo la politica e il mondo associativo. Proprio per questo mi stupisce negativamente la scelta di stigmatizzare la posizione di alcuni senatori del mio partito, non solo in modo errato, ma soprattutto basandosi su indiscrezioni del tutto infondate. Mancano due settimane all'approdo in aula del ddl 2081 e saranno proprio i giorni a venire ad essere determinanti. Auspico che tutti gli attori in campo, dentro e fuori i palazzi della politica, sappiano assumersi quel ruolo di responsabilità necessario a dare all'Italia una legge giusta, non discriminatoria e che tuteli gli adulti e i bambini». Autogol Un tentativo di ridimensionare l’autogol arriva dallo stesso sito che per bocca di Alessio De Giorgi parla di «operazione verità, smascherando una fronda che stava nelle catacombe e sollecitando i senatori a fare distinguo che non avrebbero fatto» (i dissenzienti tuttavia non erano affatto nelle catacombe, e la loro posizione era stata espressa alla luce del sole). «Lo sapevamo – aggiunge il sito – che avremmo creato un vespaio, lanciando una lista di senatori più che dubbiosi sulla stepchild, al punto da mettere in dubbio il voto finale sul ddl Cirinnà sulle unioni civili se il famigerato articolo 5 passasse nella sua formulazione originale, con i voti dei 5 Stelle (cui anche oggi Arcigay fa un appello)». Clima di tensione crescente Questo caso dà il clima di tensione crescente che si respira tra le forze politiche che hanno sostenuto il disegno di legge: più si avvicina il voto, più emergono distinguo e perplessità sui punti chiave del provvedimento (l’equiparazione di fatto al matrimonio, la stepchild adotpion e l’apertura surretizia alla maternità surrogata), e proprio mentre tra i contrari al ddl sta prendendo corpo l’idea di una manifestazione di piazza a Roma a fine mese.Nel Pd discussione accesa Nel Pd la discussione continua a essere accesa. In tutti, sostenitori della prima stesura del testo Cirinnà e fautori dello stralcio della parte riguardante le stepchild adoption, sembra farsi largo l’idea che sia ormai troppo tardi per pensare a una riapertura della discussione che possa fare tornare il testo in Commissione al Senato. Quello che si può fare e che probabilmente si farà, riferisce una fonte dem, è mantenere il testo Cirinnà come cornice e arricchirlo con alcuni paletti nei passaggi più controversi. Adozione del figlio: quattro opzioni Sull’adozione del figlio del partner dello stesso sesso le opzioni in campo sono quattro, ma sembra tramontare l'idea di ricorrere al cosiddetto affido rafforzato, ritenuto di dubbia costituzionalità. Ora si parla di prevedere l'adozione solo per i figli nati prima della registrazione della coppia; l'adozione solo per i figli nati da precedenti relazioni; inserire il riferimento alla (tanto vituperata ma ora riabilitata) legge 40 nel punto in cui vieta l’utero in affitto; prevedere un periodo pre-adottivo "di prova" al termine del quale un giudice deciderà se la coppia presenta le condizioni per adottare il minore. Ipotesi che possono essere inserite singolarmente o in combinato attraverso gli emendamenti che saranno presentati in aula a Palazzo Madama, tentando così di combinare le richieste dei cattolici con quelle dei laici. Il Partito si confronterà in una nuova riunione della "bicameralina" tra il 19 e il 20 gennaio, a due giorni dal termine per la presentazione degli emendamenti al Senato. L'ipotesi dell'affido rafforzato Insistono invece sull'affido rafforzato i senatori Pd Di Giorgi, Emma Fattorini e Stefano Lepri, firmatari dell'emendamento sostitutivo della stepchild adoption. La soluzione dell’affido, affermano, è «preferibile» perché «si riconoscono al partner non genitore tutte le funzioni genitoriali senza incentivare la maternità surrogata. Il minore continua ad avere, dal punto di vista anagrafico, un padre e una madre e volendo potrà ricostruire la sua identità biologica. L'affidamento rafforzato – concludono –, previsto fino alla maggiore età, consente di intervenire più facilmente nei possibili casi di inadeguatezza genitoriale».Binetti: affido sbagliato in quanto anticamera dell'adozione «Non considero affatto una buona soluzione quella proposta da un Gruppo di parlamentari del Pd della corrente cattolica – è la replica di Paola Binetti, deputato del Gruppo Area popolare (Ncd-Udc) –. È loro intento rendere più digeribile il decreto Cirinnà, evitando lo scoglio delle adozioni che vedono ampiamente contrari pressoché tutti gli italiani», ma «l'emendamento all'articolo 5 che propone di sostituire l'affido rafforzato alla stepchild adoption per i figli delle coppie gay è inaccettabile. L'affido è diventato l'anticamera delle adozioni in virtù di un ddl appena approvato. Impossibile credere che i 30 colleghi senatori cattolici ignorino questa sostanziale trasformazione dell'affido in adozione. Il ddl Cirinna vuole fare una legge avendone in mente un'altra. Non fa una legge sulle unioni civili ma pone un'etichetta a un prodotto che non ha nulla a che vedere con quanto annunciato. Il nostro no ad adozioni e affidi è volto a tutelare i diritti dell'infanzia da un amore possessivo che considera i bambini il corollario dei loro desideri e delle loro illusioni. Alla libertà di una coppia omosessuale di vivere come crede deve corrispondere la consapevolezza che alla coppia omosessuale o quanto tale è preclusa la genitorialità. Non per la crudeltà omofoba di alcuni, né per una carenza normativa ostile di diritti dei gay, ma per una semplice condizione di fatto, che pone alla radice della genitorialità la complementarietà maschile-femminile, paradigma di riferimento anche per lo sviluppo successivo dei bambini. Sulla genitorialità delle coppie omosessuali non c'è possibilità di mediazione. Né adozioni né affido».La posizione di Forza Italia «Ieri sera, durante la riunione dei nostri gruppi parlamentari, abbiamo confermato di essere favorevoli alle unioni civili, cioè al riconoscimento di una serie di diritti alle persone conviventi, anche dello stesso sesso. Su questo tema abbiamo presentato una nostra proposta di legge». Lo afferma Silvio Berlusconi, in un post pubblicato sul suo profilo Facebook, riassumendo le decisioni assunte ieri nell'assemblea congiunta dei gruppi di Forza Italia. «Quanto previsto dal disegno di legge della senatrice Cirinnà è tutt'altra cosa: è un matrimonio sotto falso nome, con norme sulle adozioni dei bambini che non convincono e che potrebbero preparare il terreno a pratiche di sfruttamento delle donne. Per questi motivi voteremo contro il disegno di legge Cirinnà, riconoscendo tuttavia, come sempre, ai singoli parlamentari la libertà di coscienza».Romano: evidenti le criticità in merito alle maternità surrogate «L'impropria e ormai scontata distinzione tra laici e cattolici, progressisti e conservatori, non aiuta a trovare soluzioni razionali»: lo dichiara il senatore Lucio Romano, esponente di Democrazia Solidale. «Ritengo opportuno definire sotto il profilo legislativo unioni e convivenze, rispondenti però a criteri di costituzionalità e nel rispetto dei diritti individuali di tutti i soggetti coinvolti. Altrettanto reputo giustificate le criticità emerse in merito alle maternità surrogate e al riconoscimento di simil-matrimoni. «È assolutamente necessario – conclude il senatore Romano – un supplemento di impegno al dialogo. Usare il tema delle unioni civili come strumento per ribadire posizioni ideologiche, non aiuta a legiferare con obiettività ed equità su temi eticamente sensibili».
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