
La Stanza dell'Ascolto all'Ospedale Sant'Anna di Torino - .
La Stanza dell'Ascolto, in supporto alle donne in gravidanza all'Ospedale Sant'Anna di Torino, chiuderà durante il periodo estivo per poi riaprire durante l'autunno. Una sentenza del Tar del Piemonte ha dichiarato illegittima la convenzione voluta dalla Regione Piemonte, siglata tra la Città della Salute di Torino e l'associazione Centro di Aiuto alla Vita-Movimento per la vita di Rivoli che la sta gestendo dal settembre del 2024, precisando alcuni rilievi tecnici.
Non si tratta però di una smobilitazione. Stando a quanto si apprende, infatti, il tribunale avrebbe accolto tra le diverse contestazioni del ricorso presentato dalla Cgil Torino e Piemonte insieme all'associazione “Se non ora quando?” soltanto la mancanza di riferimenti alla necessità della verifica in concreto dei requisiti di professionalità, esperienza e formazione in capo ai volontari e alle volontarie. La convenzione oggi operativa – che ricalca altri accordi analoghi già in vigore da tempo in Piemonte con realtà associative – verrà quindi modificata a breve, tenendo conto esplicitamente delle norme relative alle competenze richieste a chi opera in generale all’interno delle strutture sanitarie.
La Stanza dell’Ascolto, fin dalle origini al centro di contestazioni da parte di diversi gruppi, tra cui in particolare il movimento “Se non ora quando?”, è stata concepita come uno spazio riservato, pensato per accogliere le donne che si trovano in una situazione di difficoltà. L’obiettivo sempre dichiarato è offrire ascolto, esclusivamente su richiesta, per valutare insieme percorsi alternativi all’interruzione volontaria di gravidanza.

Una manifestazione a Torino contro la Stanza dell'Ascolto - Ansa
A gestire gli incontri, su appuntamento e in un contesto discreto all’interno dell’ospedale, sono i volontari del Movimento per la Vita, nello spirito di quanto previsto proprio dalla legge 194, che fa esplicito riferimento alla possibilità di promuovere iniziative finalizzate a «far superare le cause che potrebbero indurre all’interruzione della gravidanza» (articolo 2).
E se Elena Ferro, segretaria della Cgil Torino, Anna Poggio, segretaria della Cgil Piemonte, e Laura Onofri, presidente dell'associazione “Se non ora quando?” Torino, esprimono soddisfazione per la sentenza dei giudici del Tar «che hanno ritenuto valide le ragioni che ci hanno portato a opporci al progetto anti-abortista della Regione Piemonte», difendendo «il diritto delle donne di decidere in libertà del proprio corpo», l'assessore regionale alle Politiche sociali Maurizio Marrone annuncia che la Stanza dell'ascolto riprenderà a breve la sua attività.
E offre una lettura della sentenza molto diversa: «Il Tar – spiega – respinge i motivi di ricorso che affermavano una presunta violazione della legge 194, affermando la piena legittimità del servizio di volontariato promosso nella stanza dell'ascolto, contestando soltanto un aspetto specifico. Siccome la delibera impugnata era già in scadenza e l'associazione ha tutte le figure professionali, esperte e formate richieste dal Tar, immagino che la riscrittura della nuova convenzione potrà contenere senza problemi le indicazioni del tribunale. Offriremo così continuità ad un'azione di aiuto alle donne in difficoltà proprio lì dove serve».
E chi gestisce la Stanza dell’Ascolto cosa dice? «Anche se ovviamente ora da più parti si sottolineeranno e si strumentalizzeranno solo alcune parti della sentenza, da una lettura attenta e completa sono diversi gli aspetti positivi che si possono cogliere», commenta Claudio Larocca, presidente Cav-Mpv di Rivoli e di FederviPa, la federazione regionale che coordina il servizio tramite i volontari del Cav di Torino e provincia. Anzitutto Larocca chiarisce che il Tar ha «evidenziato il difetto di legittimazione attiva della Cgil che viene estromessa dal giudizio, in quanto il loro Statuto non contempla finalità riferibili alla legge 194 e alla suaapplicazione».
In altre parole, «nessun diritto delle lavoratrici viene violato dalla stanza come aveva sostenuto il sindacato in moto totalmente pretestuoso e infondato». Ma il cuore della questione – e della lettura distorta circolata anche sui media – è un altro: «Il Tar respinge i motivi di ricorso che affermavano una presunta violazione della legge 194, precisando che la legge non afferma affatto un diritto incondizionato all’interruzione della gravidanza, ma ne riconosce la liceità nei casi e alle condizioni di legge “e comunque all’esito di un percorso informativo e assistenziale preordinato a far acquisire alla donna una reale consapevolezza del suo status e dei suoi diritti, che potrebbe condurla anche a scegliere il parto anziché l’aborto”».
Quindi, prosegue il presidente della rete regionale di accoglienza della vita, «viene affermata la piena legittimità del servizio di volontariato da noi promosso nella Stanza dell'Ascolto, dichiarando chiaramente che ciò è lecito che avvenga anche in una struttura ospedaliera e non solo in un consultorio. Il Tar poi di fatto si limita solo a contestare all'azienda ospedaliera di non aver scritto nella convenzione la verifica in concreto dei requisiti di professionalità, esperienza e formazione in capo ai volontari e alle volontarie».
Non è dunque la fine di un’esperienza, ma l’esatto contrario: «Noi saremo ben contenti di poter dare evidenza, anche con il lavoro che ci attende, della grande esperienza dei nostri volontari, rappresentati da figure professionali, con ampia formazione, peraltro anche grazie a misure formative organizzate con l'Ospedale stesso». Per questo, conclude Larocca, «ci dispiace che si debba sospendere un servizio tanto utile alle donne, ma ne prendiamo atto e siamo assolutamente ottimisti».