martedì 9 aprile 2024
Bocciata la proposta di iniziativa popolare (uguale a quella di altre Regioni) per stabilire tempi e modi della morte volontaria: tra l'altro, «discrimina chi attende cure senza avere certezze»
L'aula del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia

L'aula del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia - Ansa

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Una nuova bocciatura in Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia per la proposta di legge di iniziativa popolare per regolare procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito. È accaduto in terza Commissione dell’Assemblea legislativa del Friuli Venezia Giulia. Di fatto con due argomentazioni, da parte del centrodestra alla guida della Regione: la prima relativa alla competenza, «che in questo campo deve essere esercitata dallo Stato», come hanno suggerito in particolare Andrea Cabibbo (FI) e Lucia Buna (Lega), e dall’altra la possibile discriminazione – evocata da Claudio Giacomelli di FdI – tra malati con patologie irreversibili, «perché ad alcuni si garantirebbero tempi certi per il suicidio assistito e ad altri non si darebbero altrettante certezze relative alle cure, come ad esempio trattamenti di chemioterapia o trapianti».

Di parere opposto il Centrosinistra; Enrico Bullian (Patto per l’autonomia-Civica Fvg), già promotore l’estate scorsa di una mozione su questo tema, ha argomentato le ragioni del “sì“: «Il diritto del cittadino contempla un ampio ventaglio di scelte, dalle cure palliative al suicidio medicalmente assistito. E con la loro firma su questa proposta di iniziativa popolare tantissime persone hanno chiesto a noi politici di intervenire». Settemila le adesioni alla proposta, che è poi quella presentata in tutte le Regioni dall’Associazione radicale Luca Coscioni. «Quando la politica latita, o teme di prendere posizione, viene sostituita dalla magistratura, come è capitato stavolta», ha osservato Serena Pellegrino (Alleanza Verdi Sinistra), che ha ricordato come «la stessa Corte Costituzionale solleciti il Parlamento a intervenire».

Articolato, per il fronte del no, l’intervento di Moreno Lirutti (lista Fedriga presidente): «Sono contrario a questa pdl ma distinguo la finalità dallo strumento: se parliamo di garantire dignità al fine vita, infatti, chi mai può essere in disaccordo? Ma lo strumento non è buono in quanto un diritto del genere deve essere nelle mani dello Stato: se venti Regioni diverse legiferassero produrrebbero venti situazioni diverse. L’importante è che non si pensi che chi oggi vota contro la proposta non comprenda la gravità di questo tema». Sintetiche le conclusioni dell’assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, prima del rapido esame dell’articolato che ha riproposto il muro contro muro tra i due poli politici: «Non entro neppure nel merito perché dobbiamo rispettare l’ordine delle cose: quest’aula non ha il diritto di arrogarsi questo tipo di scelta».

Il presidente della III Commissione consiliare, Carlo Bolzonello (Fedriga presidente), ha tra l’altro ricordato come rimarrebbe «la possibile richiesta di pregiudiziale di costituzionalità a seguito del parere dell’Avvocatura dello Stato richiesta dalla Regione Fvg, che evidenzia come una normativa regionale come quella presentata si esporrebbe a una impugnazione davanti alla Corte Costituzionale». Precisazione fatta a seguito di una memoria integrativa del comitato promotore in cui si chiedeva di superare questa possibilità malgrado il pronunciamento della stessa Avvocatura che nel novembre 2023 ammonì le Regioni orientate a legiferare sul suicidio assistito che una loro legge avrebbe potuto «esporsi a rilievi di non conformità al quadro costituzionale di riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni».

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