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Due mesi per un accordo. Difficile, non impossibile. Il voto col quale l’aula del Senato ha deciso l’avvio del confronto sul suicidio assistito dal 15 luglio fa partire il count down per le due Commissioni (Giustizia, Affari sociali e Sanità) che si stanno occupando del provvedimento più volte sollecitato dalla Corte costituzionale e incalzato anche dall’attivismo di alcune Regioni.
Dopo una novantina di audizioni, il deposito di cinque disegni di legge (due del Pd a prima firma Bazoli e Parrini, uno a testa di M5s con Elisa Pirro, Avs con De Cristofaro e FI con Paroli), il comitato ristretto per arrivare a un testo unico non è però ancora pervenuto a un testo condiviso. L'opposizione lamenta la mancanza di una proposta da parte della maggioranza sostenendo che la responsabilità sarebbe delle divisioni tra i partiti che formano il governo. Da parte loro, le voci della maggioranza chiedono più tempo per giungere a una condivisione che allo stato ancora manca. E allora?
Resta la data fissata per l'approdo in aula: la metà di luglio come appuntamento per l'avvio della discussione plenaria è ancora segnata sul calendario di Palazzo Madama. Il suo annuncio da parte del presidente della Commissione Affari sociali Francesco Zaffini (FdI) faceva pensare a un’accelerazione dei lavori affidati ai due relatori, uno per commissione: il forzista Pierantonio Zanettin (Giustizia) e Ignazio Zullo (FdI, Affari sociali). Il testo cui pensa Zanettin «tiene conto sia dei richiami della Corte costituzionale, sia delle varie proposte avanzate sul tema. Probabilmente scontenterà chi ha le posizioni più estreme, da una parte e dall’altra, ma sarà un punto di partenza per un confronto aperto. Non sarà certo un testo blindato» e al voto si «dovrebbe lasciare la libertà di coscienza». «L’obiettivo – chiarisce Zullo – è affermare con forza il valore della vita come bene indisponibile, integrando al contempo i criteri della Consulta in merito all’esimente della punibilità ma riferiti a persone inserite in un percorso di cure palliative».
Sul tavolo della legge si è aggiunta poi la nuova sentenza della Corte costituzionale sul suicidio assistito (la 66/2025) che chiarisce i criteri fissati nei due suoi passati pronunciamenti sciogliendo alcuni nodi interpretativi che erano tra i responsabili della difficoltà di trovare soluzioni ai formidabili problemi etici, giuridici, clinici e amministrativi posti dall'ingresso nell'ordinamento italiano di una forma per quanto circoscritta e condizionata di autorizzazione alla morte volontaria. Un passo di estrema importanza (e gravità) per il nostro ordinamento.
Il pressing delle Regioni intanto più si fa sempre insistente. Malgrado l’impugnazione della legge toscana sul suicidio assistito da parte del Governo davanti alla Corte costituzionale, la Sardegna ha avviato l’iter per una sua legge, sostenuta dalla maggioranza di centrosinistra, mentre l’attesa sentenza del Tar dell’Emilia Romagna sulla sospensiva della delibera regionale sul percorso per la morte assistita è stata rimandata a causa della morte per cause naturali del paziente che aveva chiesto di potersi suicidare.