giovedì 14 settembre 2017
Il governo Macron fa sua la proposta di legge per aprire la fecondazione artificiale a donne single e coppie lesbiche
Figli in provetta per tutte: il governo apre a single e coppie lesbiche
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L’avvento dell’era Macron potrebbe prolungare la stagione francese degli strappi bioetici. Martedì Marlène Schiappa, segretaria di Stato all’uguaglianza fra donne e uomini, ha annunciato che il Governo sosterrà l’estensione della fecondazione assistita alle coppie lesbiche e alle donne single, «probabilmente con la revisione della legislazione bioetica», prevista l’anno prossimo. Per la giovane rappresentante dell’esecutivo si tratta di una misura egualitaria e per la «giustizia sociale».

In un Paese già spaccato in due dal varo del contestatissimo «matrimonio per tutti» (2013) sotto la precedente legislatura socialista gli oppositori alla misura hanno promesso nelle ultime ore che torneranno in piazza se il Parlamento dovesse seguire l’indirizzo del Governo, come pare probabile, data la schiacciante maggioranza del partito presidenziale «La République en marche» all’Assemblea nazionale, la Camera con poteri predominanti rispetto al Senato.

Nelle settimane finali dell’ultima campagna elettorale l’allora candidato Macron aveva scritto alle associazioni omosessuali dicendosi favorevole alla misura. Al contempo, in un’intervista al quotidiano cattolico La Croix, aveva affermato di voler prendere il polso dello «stato della società e dei dibattiti che l’attraversano, per agire in modo pacificato».

Macron aveva inoltre sottolineato di attendere il parere del Comitato consultivo nazionale d’etica, giunto poi a giugno. Un parere favorevole all’estensione. Ma anche il parere dell’organismo formalmente indipendente, sul quale oggi si appoggiano i sostenitori della misura, era emerso dopo una notevole spaccatura all’interno del consesso. Undici membri, ovvero più di un quarto, avevano pubblicato una mozione dissenziente in cui sottolineavano in particolare due nodi spinosi. Innanzitutto, la privazione programmata del padre, «nonostante la società consideri l’assenza del padre come un pregiudizio». Inoltre, il rischio che la misura segni «la fine della gratuità delle donazioni di sperma», dato che oggi «bastano appena a soddisfare i bisogni delle coppie la cui infertilità è di origine patologica». Insomma, il pericolo di spalancare le porte al mercato della vita.

La fecondazione assistita è riservata oltralpe alle coppie eterosessuali con problemi di sterilità non legati all’età avanzata. In proposito, anche le istanze sanitarie hanno spesso sottolineato che l’uso della tecnica sottende una logica medica, cioè il contrasto a una patologia. L’estensione alle donne single e alle coppie lesbiche scardinerebbe dunque anche presupposti deontologici assodati. Pur avallando l’estensione, il Comitato consultivo nazionale d’etica aveva anche ammesso nel suo parere ufficiale che l’allargamento introdurrebbe diverse zone d’ombra.

Lo scorso luglio Agnès Buzyn, ministro della Sanità, aveva affermato che «la Francia è pronta» per questo cambiamento, pur mostrandosi relativamente prudente sull’argomento e rifiutando in particolare di esprimere un «parere personale su temi che riguardano la società».

La materia è ufficialmente di competenza della titolare della Sanità. Ma il Governo sembra mantenere una certa ambiguità fra sfera sanitaria e ambito sociale, come se volesse schivare per il momento un confronto diretto con il mondo medico. Non a caso ha parlato per prima proprio la segretaria di Stato Schiappa, responsabile delle pari opportunità. Con questa mossa l’Eliseo ha forse voluto lanciare pure un ballon d’essai per sondare il clima attorno alla questione.

La quale, fra l’altro, rischia di rivelarsi esplosiva anche per gli equilibri interni dello stesso Governo, dato che gli esponenti di centrodestra ammessi nell’esecutivo si sono in passato espressi risolutamente contro la liberalizzazione. Nel 2013 l’attuale premier Edouard Philippe aveva firmato un vibrante manifesto contro l’estensione della fecondazione assistita e la legalizzazione della maternità surrogata. Ma si sono già detti contrari pure gli altri due neogollisti come Bruno Le Maire (Economia) e Gérald Darmanin (Conti pubblici). Così come, a sinistra, il socialista Gérard Collomb (Interno). Tutti pezzi da novanta della squadra governativa.

Nelle ultime ore ha reagito vigorosamente soprattutto il fronte associativo vasto e trasversale che già si era opposto alle nozze gay. «Il punto è sapere se si può privare deliberatamente un bambino del padre e separare la medicina dalla sua finalità» è la riflessione provocatoria di Ludovine de La Rochère, alla guida della «Manif pour tous»: «Le famiglie – dice – sono pronte a mobilitarsi». Anche Tugdual Derville, delegato generale dell’ong Alliance Vita, è chiaro: «Insieme dobbiamo prevenire questo ribaltamento decisivo verso il grande mercato globalizzato della procreazione. L’ultraliberismo ignora il diritto dei più deboli, concependo l’essere umano come un prodotto acquistabile. Siamo tutti pronti a scendere in piazza con un rete quanto più larga possibile».

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