giovedì 14 dicembre 2023
L’andrologo Ferlin: «Bisogna prima provare a ripristinare la fertitilità naturale. Medicina della riproduzione non significa solo fecondazione assistita». A Padova un “approccio riparativo”
La fertilità è un bene da preservare sin da giovani

La fertilità è un bene da preservare sin da giovani - IMAGOECONOMICA

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«È importante preservare la propria fertilità sin da giovani, è un aspetto della propria salute. Troppo spesso le coppie che cercano un figlio vengono indirizzate verso la fecondazione assistita senza un adeguato iter diagnostico che chiarisca le terapie possibili per ripristinare la fertilità naturale». Alberto Ferlin, docente di Endocrinologia all’Università di Padova e direttore dell’Unità operativa complessa (Uoc) di Andrologia e medicina della riproduzione all’Azienda ospedaliera di Padova, osserva che «l’infertilità è in aumento anche perché si cercano figli in età sempre più avanzata, quando anche la fecondazione assistita ha percentuali di successo abbastanza basse».

All’Università di Padova si è da poco concluso un corso di alta formazione universitario in “Medicina riparativa per la salute riproduttiva maschile”, diretto dal professor Ferlin, per insegnare ai medici a «capire le cause, migliorare quanto è possibile nello stile di vita, e trovare terapie mediche per ripristinare la fertilità naturale». «Al master hanno partecipato – aggiunge Giuseppe Grande, endocrinologo dell’Università di Padova e vice direttore del corso – 13 medici: otto dalla Spagna, uno dalla Polonia e quattro dall’Italia».

Spiega Ferlin: « È un grosso errore credere che la soluzione ai problemi di fertilità sia la fecondazione assistita. Innanzi tutto sono tecniche con una certa percentuale di successo abbastanza bassa. E non si possono dimenticare i limiti biologici». «Il primo nostro obiettivo come medici – continua Ferlin – è quello di ripristinare la fertilità naturale. Di fronte a un cardiopatico si cerca di capire il problema, si fanno terapie mediche, poi interventi più invasivi e, solo alla fine, se è necessario, si ricorre al trapianto. Quindi non scarto a priori la fecondazione assistita (che resta un grande avanzamento tecnologico), ma credo che debba arrivare alla fine di un percorso. Medicina della riproduzione non significa automaticamente fecondazione assistita».

La conferma viene da una ricerca multicentrica, in corso di pubblicazione, effettuata dal gruppo di Ferlin: «È uno studio, condotto su più di mille coppie, che non volevano rivolgersi alla fecondazione assistita: il 26% di loro aveva già fatto uno o più cicli. Facendo una buona medicina della riproduzione, e quindi migliorando lo stato di fertilità naturale, siamo arrivati ad avere un 40% di gravidanze naturali». Aggiunge Giuseppe Grande, coautore dello studio: «In particolare il 40,9% delle coppie che non avevano mai fatto cicli di fecondazione assistita, e il 36% delle coppie che li avevano già fatti (in media di 2,3)».

Molti i motivi che possono comportare una riduzione della fertilità, chiarisce Ferlin: «Occupandomi di andrologia, segnalo infezioni delle vie seminali, che spesso passano inosservate perché non danno sintomi, prostatiti o altre infiammazioni. Oppure patologie che possono comportare una riduzione del funzionamento dei testicoli, e quindi di produzione degli spermatozoi. Ma su molte si può intervenire, anche dal punto di vista medico con farmaci».

Poi ci sono aspetti legati allo stile di vita: «Sicuramente incidono il sovrappeso e l’obesità. Ma anche fumo, alcol e droghe, oltre alla cattiva alimentazione, soprattutto se sommati, possono giocare un ruolo, ma non è facile indicare valori soglia». Importante però, insiste Ferlin, è che «questi stili di vita, che impattano sulla salute riproduttiva, possono incidere sul potenziale riproduttivo soprattutto durante l’adolescenza. E pesano molto le infezioni sessualmente trasmissibili».

«Si discute molto in ambito scientifico – osserva Ferlin – sul trend negativo della fertilità maschile. Ci sono molti segnali che la qualità del liquido seminale (che non è la stessa cosa che dire fertilità) sia ridotta rispetto a qualche decennio fa. Ma gli studi venivano eseguiti in modo molto diverso 50 anni fa rispetto a oggi. L’ipotesi più accreditata è che ci sia un influsso dell’inquinamento ambientale, che sappiamo avere un ruolo negativo sul funzionamento dei testicoli, però è difficile trovare una relazione di causa-effetto diretta».

Tra gli inquinanti, «si fa riferimento soprattutto a una serie di sostanze (tantissime) che vanno sotto la categoria di interferenti endocrini. Sono soprattutto pesticidi e sostanze che si usano nell’industria della plastica: ftalati, Pfas, bisfenolo A. Hanno una azione di distruttori endocrini, perché mimano l’azione dei nostri ormoni sessuali, testosterone ed estrogeni e hanno un effetto simil-estrogenico o anti androgenico. Soprattutto durante lo sviluppo fetale in gravidanza, come dimostra l’aumento dell’incidenza di alcune patologie congenite del tratto riproduttivo maschile».

Non si può infine dimenticare che l’allarme denatalità (reale) non è solo figlio di una maggiore infertilità: «Il problema è che si cercano figli in età sempre più avanzata. L’ultima relazione al Parlamento sulla legge 40 indica che l’età media delle donne che si rivolgono ai centri di fecondazione assistita è 37 anni. E l’età media al primo parto in Italia è circa 33 anni. Per avere figli, bisogna cercarli in età giusta, e preservare la propria salute riproduttiva sin da giovani».

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