martedì 10 marzo 2015
Arriva il parere del Consiglio superiore di Sanità sulla pillola dei 5 giorni dopo: obbligo di ricetta nonostante la recente delibera europea che ne prevede l'eliminazione.
EllaOne, così si svuota la responsabilità di Eugenia Roccella
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In tema di aborto e contraccezione l’Europa può “raccomandare” quel che vuole: l’Italia, però, tira dritto e rispetta le sue leggi. Succede, così, che nel giorno del trionfo del “Rapporto Tarabella” dal Belpaese arrivi una decisione controcorrente: la pillola dei 5 giorni dopo? Da noi essere deve continuare ad essere venduta in regime di prescrizione medica «indipendentemente dall’età della richiedente. Ciò soprattutto per evitare gravi effetti collaterali nel caso di assunzioni ripetute in assenza di controllo medico».Eccolo, il parere coraggioso del Consiglio superiore di sanità, che ha confermato i molti dubbi già espressi dall’Aifa e rimandato al mittente il diktat dell’Agenzia del farmaco europea (Ema). Quest’ultima il 12 gennaio scorso aveva autorizzato l’accesso diretto al banco delle farmacie senza necessità di ricetta per la EllaOne: «Nessun effetto collaterale» secondo Bruxelles, anche se in una relazione del 2009 la stessa Ema – su indicazione dell’azienda produttrice, l’Hra Pharma – ne aveva riscontrato il possibile uso “fuori etichetta” come abortivo, sottolineando la necessità che fosse il medico a prescriverne l’impiego. Una segnalazione poi rimossa.Gli Stati membri avevano la possibilità di adeguarsi alla direttiva, a meno che quest’ultima non contrastasse con le legislazioni nazionali in materia di aborto e contraccezione. Il che è avvenuto oltreconfine (non senza polemiche, come nella severa Germania) ma non nel nostro Paese, dove i ginecologi si sono immediatamente opposti al parere dell’Ema facendo pervenire all’Aifa tutti i dubbi e i timori su un uso sconsiderato del farmaco, specie tra le minorenni. Una posizione poi ribadita dalla stessa Agenzia del farmaco, che si era riservata di attendere il parere del Css. Ora manca solo la “ratifica” definitiva. Dire di no all’Europa si può, e in alcuni casi si deve.
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