mercoledì 23 giugno 2021
La clinica del Regno Unito contesta la sentenza dell'Alta Corte dello scorso dicembre secondo la quale chi ha meno di sedici anni non è in grado di decidere quando si tratta di cambiare sesso
Una foto della detransitioner Keira Bell

Una foto della detransitioner Keira Bell - Dal sito Facebook di Keira Bell

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Comincia oggi e si conclude domani, davanti alla “Court of appeal”, tribunale di ultima istanza del sistema giudiziario britannico, il ricorso della clinica “Tavistock” della capitale contro Keira Bell, detransitioner, originaria di Cambridge.

Alla Bell, appena sedicenne, la Tavistock aveva prescritto bloccanti ormonali per procedere, qualche anno dopo, al testosterone che aveva reso più profonda la sua voce e aperto la strada alla mastectomia. Pentitasi l’anno scorso di quello che aveva fatto quando era adolescente Keira, che oggi ha 24 anni, è ricorsa, negli scorsi mesi, all’Alta Corte di Londra perché sostiene che la Tavistock non le aveva garantito sufficienti sessioni di counselling per esplorare adeguatamente i suoi dubbi adolescenziali. A sedici anni, secondo la Bell, un adolescente non è in grado di capire fino in fondo il valore della sua fertilità che viene danneggiata col cambiamento del sesso.

“Ho preso una decisione sbagliata – ha detto Keira Bell ai giudici –. Cercavo la felicità e ora il resto della mia vita è rovinata. La transizione è una soluzione rapida per un problema di identità molto complesso”.

Non solo. I bloccanti ormonali rappresentano anche un passo irreversibile verso i cross sex hormones e l'inizio della terapia rappresenta una strada a senso unico verso il cambiamento del sesso. Lo scorso dicembre l’Alta Corte ha dato ragione alla Bell, mettendo, con la sua sentenza, la parola fine alla somministrazione dei bloccanti ormonali ai minori.

È “altamente improbabile” che un adolescente – specie al di sotto dei 16 anni – possa comprendere in maniera “appropriata” gli effetti a medio e lungo termine del cambio di genere e fornire a chi lo prende in cura per la transizione da un sesso all’altro un adeguato “consenso informato”. Queste le parole usate, sei mesi fa, dal tribunale britannico nella sua sentenza. L'"Alta Corte" ha anche precisato che non intendeva entrare nel merito dei “vantaggi” o degli “svantaggi” dei trattamenti adottati per curare la disforia di genere ma ha sottolineato che, trattandosi di terapie "innovative e sperimentali" andava presa in considerazione la possibilità che venissero somministrate previa “autorizzazione del tribunale”.

Ad aprile, poi, decidendo su un caso diverso da quello di Keira Bell l’Alta Corte ha aggiustato il tiro, decidendo che sono i genitori, ovvero “le persone che conoscono meglio di tutti il proprio bambino”, a dover fornire il consenso alle terapie per la transizione di genere dei loro figli.

Oggi la Tavistock, che è l’unica clinica del Regno Unito ad offrire il cambiamento di sesso, torna in tribunale perché contesta alla Bell le sue argomentazioni. Secondo la Tavistock le cure ormonali sono reversibili, non sono sperimentali e non rappresentano un cambiamento di vita per gli adolescenti ai quali vengono somministrate. Non solo. Questi ultimi, se ricevono sufficiente aiuto psicologico, sono in grado di prendere una decisione sulla loro fertilità che non cambierà anni dopo, una volta che sono diventati adulti.

Accanto a Keira Bell, in tribunale, vi è anche “Mrs. A”, sigla che protegge il nome della madre di una sedicenne autistica. La clinica Tavistock è da tempo al centro di controversie perché accusata di procedere troppo velocemente, col cambiamento del sesso, nei confronti di centinaia di adolescenti autistici. La figlia di Mrs. A. è in lista di attesa, sempre alla Tavistock, per quelle cure che la trasformerebbero in un uomo. La mamma, però, è convinta che il suo problema sia legato all’autismo di cui soffre e non a una vera identità trans gender. Studi scientifici hanno dimostrato che chi soffre di autismo può anche essere affetto da disforia di genere.

Sul dipartimento Gids (Gender identity development service) della Tavistock da tempo vi sono polemiche. Secondo statistiche diffuse dalla stampa britannica, tra gli anni 2014-2015 e 2018-2019, i minori inviati dai loro medici alla clinica sono passati da 678 a 2.590, una vera impennata.

Tra gli specialisti che hanno lasciato la Tavistock, proprio a causa della facilità con la quale il servizio Gids “ridefinisce” il sesso del paziente, vi è l’ex direttore Marcus Evans. "Un rapporto interno ha denunciato che, ormai, le sessioni di psicoterapia e psichiatria sono ridotte al minimo", ha scritto il medico in un articolo. E ancora: "Non riuscivo ad accettare la mancanza di un dibattito". È stato lo stesso Evans, già direttore associato della Tavistock a far notare come, durante il programma investigativo della Bbc, Panorama, che ha denunciato la facilità con la quale la clinica opera, molti infermieri fossero imbarazzati all’idea di dover dare il proprio nome e abbiano preferito restare anonimi. È sempre stata la stampa britannica, poi, e, in particolare, il Daily Mail a segnalare l’alto numero di minori autistici che hanno cambiato sesso al Gids. Secondo il tabloid un rapporto interno della clinica, mai reso pubblico, ha confermato che, dal 2011, il 35 per cento degli oltre mille minorenni arrivati alla Tavistock aveva tratti autistici. Un dato preoccupante perché esiste un collegamento, secondo gli esperti, tra questo disturbo neurologico e la disforia di genere.

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