Volgete lo sguardo al dottor Howard Tucker, 102 anni, neurologo di Cleveland, entrato nel Guinness dei Primati come il medico più anziano ancora in attività al mondo. Cammina ogni giorno, lavora, studia, è lucido, brillante, curioso. Non è un personaggio da romanzo, ma una storia vera: il suo cervello, la sua memoria, la sua vitalità sembrano smentire ogni pregiudizio sull’invecchiamento. Eppure, Tucker non attribuisce la sua longevità a miracoli genetici, ma a uno stile di vita attivo, alimentazione equilibrata, esercizio fisico quotidiano e un atteggiamento mentale positivo. Il suo esempio ci interpella: è possibile vivere bene e a lungo. Ma a quali condizioni?
Quella che fino a pochi decenni fa sembrava un’eccezione oggi si profila come una concreta prospettiva per molti, grazie ai progressi delle neuroscienze, della medicina preventiva, dell’epigenetica e delle scienze della longevità. Tuttavia, il cuore di questa sfida non è soltanto biologico o tecnologico. È umano, etico, culturale. Come possiamo costruire una società in cui l’allungamento della vita sia davvero un’opportunità per tutti, e non il privilegio di pochi? Qual è il ruolo del cervello – e della salute cerebrale – in questo cammino verso un “invecchiamento riuscito”? La storia del dottor Tucker ci apre a una domanda centrale: che cosa significa davvero invecchiare bene, e come possiamo renderlo accessibile e sostenibile?
Per riflettere su queste domande nasce il webinar “Longevità 4.0. Neuroscienze e AI per il futuro dell’invecchiamento”, promosso dal Gruppo di Neurobioetica (GdN) della Facoltà di Filosofia dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum in programma per il prossimo 3 luglio dalle 17.00 alle 18.30.
L’iniziativa si colloca in continuità con il primo Vatican Longevity Summit, che lo scorso 24 marzo ha riunito in Vaticano Premi Nobel ed esperti da tutto il mondo per affrontare, in chiave interdisciplinare e spirituale, le sfide dell’invecchiamento, della salute e della dignità nella quarta età. La missione è chiara: pensare la longevità non solo come estensione cronologica della vita, ma come qualità, relazionalità, senso.
Il webinar del 3 luglio sarà la prima tappa di un percorso, che vedrà la nascita del nuovo corso di perfezionamento online in Neurobioetica – il nono – dedicato proprio a questi temi, in partenza nel mese di settembre 2025 presso lo stesso Ateneo. Un corso che affronterà in modo sistematico la salute cerebrale lungo l’arco della vita, integrando approccio scientifico e riflessione etico-antropologica, nel solco dell’interdisciplinarità che contraddistingue la neurobioetica.
I relatori
Il panel del webinar riunisce tre figure d’eccezione, ognuna espressione di una dimensione essenziale della riflessione sulla longevità.
Matilde Leonardi, neurologa e Direttore della Struttura Complessa Neurologia, Salute Pubblica, Disabilità e del Coma Research Centre della Fondazione Irccs Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano. Dal 1991 ha lavorato presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità a Ginevra ed è Who Expert on Disability e Neurology e direttore del Centro Collaboratore Italiano Oms-Research Branch Besta. Da anni promuove una visione integrata della salute cerebrale e dell’invecchiamento attivo, fondata sul concetto di funzionamento umano e sulla centralità della persona. Alberto Beretta, medico immunologo, già ricercatore all’Istituto Pasteur di Parigi e direttore dell’Unità di Immunobiologia dell’Hiv presso l’Ospedale San Raffaele di Milano, è oggi Presidente e Direttore Scientifico di SoLongevity, un progetto che mira a portare le più recenti scoperte scientifiche nel campo dell’healthy aging nella pratica clinica, per affrontare in modo personalizzato e preventivo le sfide dell’età avanzata. Il terzo relatore sarà chi scrive, sacerdote dei Legionari di Cristo, neuroeticista, decano della Facoltà di Filosofia dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, da 15 anni direttore del Gruppo di ricerca in Neurobioetica e membro della Pontificia Accademia per la Vita, che offrirà una prospettiva sistematica e filosofica sul ruolo dell’etica nel discernimento delle frontiere neuro-tecnologiche della longevità.
A moderare l’incontro sarà Francesco Ognibene, che ad “Avvenire” coordina la sezione “è vita”, da sempre attento al rapporto tra innovazione, giustizia sociale e antropologia cristiana.
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Parlare oggi di longevità significa non solo fare i conti con una delle trasformazioni demografiche più imponenti della storia umana, ma anche decidere che tipo di società vogliamo costruire. Il rischio di una “quarta età” vissuta in solitudine, marginalizzazione o dipendenza tecnologica è reale. Ma altrettanto reale è la possibilità di ripensare la vecchiaia come una fase di fioritura umana, se accompagnata da scelte politiche, sanitarie, culturali ed etiche appropriate.
“Longevità 4.0. Neuroscienze e AI per il futuro dell’invecchiamento” vuole essere allora una chiamata alla responsabilità e alla speranza, un invito ad approfondire, progettare, formarsi. Perché il futuro dell’invecchiamento – e della dignità delle persone – inizia oggi, nel modo in cui pensiamo e custodiamo la salute del nostro cervello.
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