martedì 5 marzo 2024
Il roboante varo a Versailles della riforma costituzionale con l'introduzione dell'aborto tra i diritti e le libertà fondamentali quasi certamente non resterà l'ultimo strappo bioetico dell'Eliseo
Il presidente francese Emmanuel Macron

Il presidente francese Emmanuel Macron - Ansa

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La costituzionalizzazione in Francia della «libertà garantita» di abortire, voluta e appena ottenuta dal presidente Emmanuel Macron, potrebbe aver aperto una breccia verso crescenti rischi di strappi in campo bioetico? Vista anche l’enfasi particolare con cui i partiti hanno trasversalmente avallato l’iniziativa dell’Eliseo, l’interrogativo è tornato al centro del dibattito.

Una prima conferma ai timori è giunta neppure 24 ore dopo il voto solenne di tutti i parlamentari riuniti eccezionalmente a Versailles per la modifica costituzionale. Manuel Bompard, uno dei più noti esponenti della sinistra radicale mélenchonista (Lfi), ha assicurato di volersi battere ora per sopprimere l’obiezione di coscienza che consente al personale medico e ospedaliero di rifiutare d’intervenire in caso di aborto, così come per la ricerca sull’embrione e per la sterilizzazione. Una garanzia che esiste in Francia fin dalla depenalizzazione dell’aborto nel 1975. «Iscrivere il diritto all’Interruzione volontaria di gravidanza nella Costituzione è fondamentale, ma in seguito la battaglia continuerà per fare in modo che questo diritto sia effettivo», ha spiegato Bompard. Questa pretesa, sostenuta subito anche dai Verdi, pare già confermare il timore dell’«apertura del vaso di Pandora», espresso nelle ultime ore in particolare dalle associazioni a difesa della vita.

Intanto continuano pure i lavori preparatori della riforma sul fine vita: un altro fronte sul quale l’Eliseo dichiara di voler andare fino in fondo, «probabilmente in estate», secondo la nuova ministra del Lavoro che ha competenza anche per la Salute, Catherine Vautrin. Dando l’impressione di cedere alle annose e reiterate pressioni del fronte pro-eutanasia, il governo si mostra ormai più che possibilista circa l’ipotesi di aprire una breccia al «far morire». In questo senso, fra gli organismi professionali, anche l’Accademia nazionale di chirurgia si è detta favorevole, citando l’esempio dello Stato americano dell’Oregon, dove è stato legalizzato il suicidio assistito (nel 1997).

Sembrano finora meno ascoltati dai vertici gli argomenti delle numerose associazioni che ricordano quanto insufficienti restino in Francia le cure palliative, considerate come la vera “chiave” per permettere di salvaguardare concretamente la libertà di chi vive situazioni patologiche degenerative pesantemente invalidanti giunte a uno stadio avanzato o terminale.
Non si può più escludere – si sostiene da più parti – che la spinta libertaria espressa dal mondo politico nel caso della costituzionalizzazione dell’aborto possa migrare come un’onda pure su quest’altro delicatissimo fronte bioetico.

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