L'assemblea nazionale di Parigi
Due bozze legislative sul fine vita continuano ad avanzare in Francia verso una destinazione considerata da non pochi osservatori, almeno in un caso, come un burrone per la società.
Un precipizio a cui si è dato il nome di “diritto all’aiuto per morire”. Ovvero, ciò che è considerato da non pochi come un artificio lessicale per non parlare direttamente di “eutanasia”. Due interrogativi si stagliano all’orizzonte: le due bozze, una delle quali riguarda il potenziamento delle cure palliative, avanzeranno in Parlamento come rulli compressori, o saranno in qualche modo contestate? Inoltre, la Francia che dubita, o trema, sarà ascoltata, potendo far pesare nel dibattito le proprie obiezioni e ragioni?
Fra gli appelli critici spicca quello interreligioso della Conferenza dei responsabili di luoghi di culto (Crlc): una struttura che raggruppa, accanto alle confessioni cristiane, pure i rappresentanti dell’ebraismo, dell’islam e del buddismo.
Proprio quest’autorevole organismo ha sostenuto che «dietro un’apparente volontà di compassione e d’inquadramento, questo testo opera uno sconvolgimento radicale: introduce legalmente la possibilità di mettere a morte con suicidio assistito o eutanasia , stravolgendo profondamente i fondamenti dell’etica medica e sociale».
In sintesi, la bozza impiega «un linguaggio che traveste la realtà». Inoltre, instaura «una rottura con l’essenza delle cure mediche». Al contempo, il cosiddetto inquadramento della pratica, una volta analizzato, rivela «garanzie etiche e procedurali gravemente insufficienti». Si tratta di «una minaccia diretta per i più vulnerabili», risultando a rischio pure «l’equilibrio fra autonomia e solidarietà».
Al contrario, rinunciando a una simile «rottura antropologica», i parlamentari dovrebbero fare la scelta «dell’umanità contro l’abbandono, della relazione, contro la solitudine, delle cure, contro la rassegnazione». Fra i firmatari del documento, anche monsignor Eric de Moulins-Beaufort, arivescovo di Reims e presidente della Conferenza episcopale francese.
Il governo, che si è espresso per il “favor mortis”, ripete che sarà in ogni caso garantita l’obiezione di coscienza del personale ospedaliero.
Il varo in prima lettura delle bozze è previsto all’Assemblea Nazionale il 27 maggio, prima della discussione al Senato, dove i gruppi politici hanno finora mostrato maggiori riserve. Intanto il presidente Emmanuel Macron ha detto, pur senza fornire dettagli, che il tema del fine vita potrebbe pure richiedere un referendum: «Penso che occorra innanzitutto che vi sia una fase parlamentare. Ma se, come esito di questa prima lettura, si manifestasse il fatto che in fondo vi è un insabbiamento, una specie d’impossibilità di andare fino in fondo, allora, in quella fase, penso che il referendum potrebbe essere una via per sbloccare la situazione».
Ma secondo alcuni giuristi un simile tema non è incluso fra quelli contemplati dalla Costituzione per un referendum. E a proposito di Costituzione, intanto, c’è persino chi auspica una costituzionalizzazione dell’“aiuto a morire”.