mercoledì 7 novembre 2012
Un colpo di mano contro la legge 40 è stato tentato in Commissione affari sociali della Camera che ha dato il via libera a una emendamento a una legge in discussione, proposto da Antonio Palagiano (Idv), che consente anche alle madri di bambini concepiti in provetta di disconoscere il proprio figlio al momento della nascita.
COMMENTA E CONDIVIDI
Un vero e proprio colpo di mano contro la legge 40. È quello che è stato goffamente tentato in Commissione affari sociali della Camera che – assenti vari membri – ha dato il via libera all’emendamento a una legge in discussione contenente misure a sostegno della segretezza della gravidanza, norma sulla quale sinora si era registrata una vasta convergenza. L’emendamento, proposto da Antonio Palagiano (Idv), consente anche alle madri di bambini concepiti in provetta di disconoscere il proprio figlio al momento della nascita. Una norma che contraddice quanto previsto dalla legge 40 che all’articolo 9, comma 2, afferma che «la madre del nato a seguito dell’applicazione di tecniche di procreazione medicalmente assistita non può dichiarare la volontà di non essere nominata», ovvero non può non riconoscere il figlio. Il voto di ieri – non annunciato – è stato subito usato polemicamente da chi contesta da sempre la legge 40 (lo stesso Palagiano e i radicali in primis) per affermare che la legge 40 sarebbe stata modificata. Ma non è vero: la legge alla quale fa riferimento l’emendamento è un’altra («Norme riguardanti interventi in favore delle gestanti e delle madri volti a garantire il segreto del parto alle donne che non intendono riconoscere i loro nati») che si trova in prima lettura in Commissione alla Camera, e dunque senza alcuna possibilità di approvazione definitiva entro la legislatura. E allora, perché questa sortita? Certamente per fare uno sfregio simbolico alla legge 40, ma non c’è solo questo. Vediamo. La norma varata ieri, spiega l’ex sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella (Pdl), «va sicuramente corretta per garantire che non vi siano forme surrettizie di commercio intorno alla procreazione assistita, e non si possa aggirare il divieto di fecondazione eterologa». Il punto della legge 40 che impedisce il disconoscimento dei figli «non è solo un'indicazione di buon senso che tutela il nascituro, ma anche un concreto ostacolo a forme più o meno mascherate di sfruttamento delle donne e di mercato del corpo, come per esempio l'utero in affitto». Al riparo dell’emendamento Palagiano – qualora dovesse confluire nella legge 40, il che è a oggi impensabile – sarebbe infatti tecnicamente possibile indurre una donna a condurre una gravidanza per conto di altri disconoscendo il bambino. «Sono fermamente decisa a far modificare questo punto inserito in una legge che ha altri obiettivi – aggiunge Paola Binetti (Udc) –  e vuol garantire la segretezza del parto proprio per evitare o prevenire possibili aborti. Nulla faceva supporre che in questo contesto si sarebbe tentato un blitz di modifica della legge 40i. I bambini che nascono con la Pma sono nella stragrande maggioranza dei casi intensamente desiderati, fermamente voluti dai loro genitori che affrontano un iter diagnostico molto pesante prima di accedere» alla provetta. Per questo «né al padre né alla madre è dato di poter disconoscere un figlio che per nascere ha già percorso un itinerario così lungo ed elaborato, sotto lo stretto controllo medico». Come dire: l’emendamento è assurdo, oltre che sbagliato.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: