domenica 3 febbraio 2013
Per cosa vale la pena di investire, tempo, energie e denaro? Il futuro è nella famiglia. Jacopo e Claudia, tre figli e una sola stanza da letto: «Abbiamo dovuto fare molte scelte, ci siamo posti un’infinità di perché». Matteo e Valeria, matrimonio tra precari e un bimbo in arrivo: «La realtà rema contro, ma non ci arrendiamo».
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​​​​​​​​​Il Messaggio della Cei​
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«La crisi mi ha costretto a fare molte scelte, a moltiplicare i sacrifici. Ma al contempo mi ha aiutato a capire per cosa vale davvero la pena di investi­re tempo, energie e denaro». Jacopo Riva è poco più che trentenne ma è tutt’altro che un bamboccione, defi­nizione calzante per molti adulte­scenti della sua età. Lui non lo sa ma con le sue parole ha parafrasato il messaggio che la Cei ha dedicato alla Giornata per la vita che si celebra oggi: «Il momento che stia­mo vivendo pone domande serie sul­lo stile di vita e sulla gerarchia di va­lori che emerge nella cultura diffusa» si legge nel messaggio. Che preose­gue: «Abbiamo bisogno di riconfer­mare il valore fondamentale della vi­ta, di riscoprire e tutelare le primarie relazioni tra le persone, in particola­re quelle familiari, che hanno nella dinamica del dono il loro carattere peculiare e insostituibile per la cre­scita della persona e lo sviluppo del­la società» Caterina, Matteo e Maria – quattro anni e mezzo, tre an­ni e 15 mesi – riem­piono le giornate di Jacopo, i suoi pen­sieri «e anche la mia camera da letto. Claudia e io dormia­mo nella stessa stan­za con i bambini». Più siamo e più ci divertiamo? «Met­tiamola così... I bambini però stanno crescendo, e ci toccherà trovare un’al­tra soluzione. Potendo». Claudia è l’altro attore protagonista della sto­ria, motore della scelta più impor­tante di Jacopo, della sua «vocazio­ne » – la definisce lui – per la famiglia: «Quando l’ho incontrata ho saputo quale era la mia strada e che volevo percorrerla con lei. L’unica compa­gnia per quel cammino che mi ac­cingevo a iniziare. Il matrimonio, la famiglia, i figli». In casa lavora solo Jacopo perché «Claudia un impiego lo ha – spiega – ma per le gravidanze è lontana da cin­que anni. Adesso la sua azienda non può aspettare ancora perché ritorni. Abbiamo bambini piccoli e genitori giovani, che ancora lavorano e che non possono fare i nonni a tempo pie­no ». Caterina va alla scuola materna paritaria «ma non potremo permet­terci la stessa scuola anche per Mat­teo. Ci consoliamo pensando che seb­bene non tutte le scuole si equivalga­no, il bene dei figli non risiede solo in un’istruzione adeguata». La crisi non ha cambiato nulla? «Ha ristretto la scala delle priorità, ci ha costretto a chiederci perché facciamo una cosa invece di un’altra. Non ha cambiato l’origine e lo scopo di ogni decisione che è sempre la nostra famiglia e il suo benessere». Quando hanno deciso di sposarsi, Matteo e Valeria, entrambi 26enni di Chieti, non si trovavano in quella che si potrebbe definire una condizione ottimale: lui, laurea in ingegneria e­lettronica, lavorava da pochi mesi in una piccola azienda, mentre la sua fi­danzata, dopo mesi di impieghi pre­cari e una causa di lavoro in corso, e­ra disoccupata. Lo scenario econo­mico era duramente segnato dalla crisi: la Val Pescara, fatta di microazien­de in difficoltà e grandi gruppi in smobilitazione, per di più con una voca­zione prevalente­mente commerciale, la più colpita dal ca­lo vertiginoso dei consumi. «Ma non ci siamo lasciati intimorire. Abbiamo ristrutturato un piccolo apparta­mentino e ci siamo sposati l’anno scorso il 5 agosto». Matteo ricorda con precisione un particolare: «Quando il ristorante ci propose alcune date, tra cui il 5 agosto, ci accorgemmo che il vangelo di quel giorno era quello che dice “Io sono il pane della vita; chi vie­ne a me non avrà più fame e chi cre­de in me non avrà più sete”. Per noi è stato l’ennesimo messaggio chiaro». La Provvidenza ha ripagato la fidu­cia: il 14 novembre scorso Valeria ha vinto la sua causa di lavoro e il gior­no dopo ecco una notizia ancora più bella: l’arrivo del primo figlio. Un scelta «impegnativa ma possibi­le» – recita il messaggio della Cei – «che richiede alla politica una gerar­chia di interventi – conclude – e la de­cisione chiara di investire risorse sul­la persona e sulla famiglia, credendo ancora che la vita vince, anche la cri­si». 
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