martedì 7 gennaio 2014
​Si può scegliere se dare il cognome della madre o quello del padre oppure mantenerli entrambi.  Numerose le sentenze della Corte europea in questa direzione.
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Paese che vai, usanze che trovi. Nel mondo occidentale la trasmissione del cognome ai figli privilegia ancora quello paterno, sia pure con discipline diverse e con notevoli eccezioni. Gli Stati Uniti sono il principale Paese in cui ai genitori è riconosciuto il diritto di chiamare il figlio con il cognome della madre, o comunque di aggiungerlo e anteporlo al cognome paterno. In Spagna e nei Paesi ispano-americani i figli assumono sia il primo cognome del padre che il primo della madre, ad eccezione dell'Argentina, dove i figli assumono solo il cognome paterno. Va ricordato che la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna del 1979, ratificata anche dall'Italia, all'articolo 16 impegna gli Stati aderenti ad assicurare, in condizioni di parità con gli uomini, gli stessi diritti personali al marito e alla moglie, compresa la scelta del cognome. Il Consiglio d'Europa con due raccomandazioni del 1995 e del 1998 ha affermato che il mantenimento di previsioni discriminatorie tra donne e uomini riguardo alla scelta del nome di famiglia non è compatibile con il principio di eguaglianza sostenuto dal Consiglio stesso e ha raccomandato agli Stati inadempienti di realizzare la piena eguaglianza tra madre e padre nell'attribuzione del cognome dei loro figli. Anche la Corte di Giustizia dell'Ue è intervenuta con una sentenza del 2003 per stabilire che il figlio di un belga e di una spagnola prendesse anche il cognome della madre, come previsto dalle leggi e dalle consuetudini spagnole. Anche altre recenti pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo erano andate nella direzione dell'eliminazione di ogni discriminazione basata sul sesso nella scelta del cognome (una riguardante una coppia turca del 2004 e altre due del 1994 su una coppia svizzera e una finlandese).
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