lunedì 25 agosto 2014
Dopo il sequestro all'ospedale di Brescia delle cellule del metodo Stamina, l'Agenzia del Farmaco annuncia: le famiglie si rivolgano a noi.
Le carte bollate di Stamina sul mercato delle illusioni di Francesco Ognibene
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Torna il muro contro muro tra organi della magistratura sul caso Stamina. Alle ordinanze dei tribunali che avevano imposto agli Spedali Civili di Brescia di riprendere l’infusione su alcuni piccoli pazienti della presunta terapia a base di cellule staminali ha risposto il pm di Torino Raffaele Guariniello, titolare dell’inchiesta sul metodo creato e promosso da Davide Vannoni e Marino Andolina, inviando i Nas dei Carabinieri a sequestrare il contenuto delle provette da somministrare e le apparecchiature. Una risposta perentoria resasi indispensabile per fermare una procedura sulla quale gravano numerosi dubbi scientifici che però è già stata autorizzata e imposta da 164 giudici civili che hanno accolto altrettanti ricorsi di famiglie con pazienti affetti da gravi patologie oggi incurabili. A questo ampio fronte di giudici peraltro si oppone un pressoché identico schieramento di colleghi (ben 172) che invece hanno respinto analoghe istanze. Al centro di questo braccio di ferro, le famiglie cercano una risposta seria e affidabile alla loro domanda di una speranza dalla scienza. A questo proposito l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha fatto sapere di «aver ricevuto, anche per il tramite del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, diverse richieste da genitori di alcuni bambini in lista d'attesa e di aver provveduto tempestivamente a coordinare le consulenze cliniche e scientifiche con esperti nazionali e internazionali sino a delle visite mediche che si sono regolarmente svolte nei mesi passati». Sottolineato che non darà pubblicità ai casi di cui si sta occupando, per rispetto delle famniglie, l'Aifa «ribadisce la sua piena disponibilità a supportare tutte le richieste di sperimentazioni cliniche eseguite in ottemperanza alle norme nazionali ed europee». Intano l’ospedale di Brescia, che aveva fatto ricorso contro le ultime ordinanze a favore delle infusioni, ha dato incarico «al direttore medico del presidio pediatrico, il dottor Raffaele Spiazzi, di custodire le cellule che sono comunque depositate dove sono sempre state, e cioè in un criocongelatore». È quanto dichiara il direttore generale della struttura bresciana Ezio Belleri, che si è sempre battuto contro l’obbligo di somministrare il metodo Stamina all’interno degli Spedali Civili e che dopo l’intervento dei Nas afferma con soddisfazione che «certamente avremo più tempo per dedicarci alle problematiche vere».

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