martedì 17 marzo 2015
Primo sì alla legge sulla «sedazione profonda»: diventa un diritto per i malati in fase terminale chiedere "una sedazione profonda e continua fino al decesso".
EDITORIALE La «libera» via dell’indifferenza di Francesco Ognibene
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Per i pazienti giunti a uno stadio avanzato di malattie incurabili, la cosiddetta «sedazione profonda e continua fino al decesso» diventerà in Francia una pratica più diffusa dell’accompagnamento ospedaliero con cure palliative? Da mesi, è l’inquietante interrogativo che in tutti i modi un fronte civile trasversale ha cercato di evidenziare a proposito della proposta di legge Claeys-Leonetti, approvata in prima lettura all’Assemblea nazionale da una larga maggioranza bipartisan: 436 voti favorevoli contro 34, con 83 astenuti. Se il premier socialista Manuel Valls giudica il testo «equilibrato», una frangia di deputati neogollisti si è astenuta denunciando la liberalizzazione di un «diritto alla morte». Pur non trattandosi di un voto definitivo, la Camera bassa ha voluto ufficialmente attribuire lo stesso un carattere “solenne” alla sessione.Più che mai, ha sorpreso lo iato profondo fra la schiacciante approvazione in aula e il nutrito coro di voci della società civile che da tempo si mostrano scettiche o frontalmente opposte: dall’Accademia di Medicina, il “Parlamento dei medici” che ha espresso pesanti riserve, fino alla Conferenza episcopale francese che ha pubblicato il documento «Fine vita, una sfida di fraternità» (Salvator), passando per la cordata associativa «Lenire senza uccidere» sostenuta dal noto paraplegico Philippe Pozzo di Borgo. Certi appelli contro la bozza hanno preso pure una colorazione interreligiosa, con firme comuni di rappresentanti cristiani, ebraici e musulmani. Ma nella scia di una promessa del presidente socialista François Hollande (l’impegno 21 della campagna), ha prevalso la volontà di «andare oltre» la legge quadro del 2005, fondata sulla penalizzazione dell’eutanasia attiva e opposta all’accanimento terapeutico, in nome di una «cultura delle cure palliative» esigente che negli ultimi anni non ha però messo radici nel Paese. Dati i rapporti di forza appena visti, pare già improbabile una frenata in occasione dell’esame al Senato, previsto fra maggio e giugno. Al contrario, sembra quasi inevitabile un varo definitivo prima dell’estate. La bozza, spiegano gli esperti, potrebbe modificare profondamente le pratiche nelle corsie ospedaliere. I pazienti con malattie incurabili a uno stadio avanzato disporranno del diritto di ottenere una sedazione dagli effetti irreversibili, in quanto accompagnata dalla cessazione di alimentazione e idratazione, anch’esse ormai definite come «trattamenti». In caso di diffusione della pratica, la nuova opzione rischia di scoraggiare vieppiù lo sviluppo delle cure palliative, alle quali il mondo medico francese resta oggi largamente impreparato, come evidenziano gli ultimi rapporti. Secondo non pochi studiosi di bioetica, il testo potrebbe pure aprire la strada a derive, anche a causa della confusione indotta da alcune parole chiave impiegate, a cominciare dalla stessa «sedazione», tradizionalmente usata dal mondo medico a proposito di un atto reversibile, come hanno severamente ricordato i luminari dell’Accademia di Medicina. Questa ed altre ambiguità della bozza hanno già spinto le associazioni di promozione della vita a denunciare l’introduzione di un’«eutanasia mascherata». Un altro punto controverso resta quello dei costi, per il sistema sanitario, delle cure palliative, talora additate come «troppo onerose» da certi promotori della bozza, subito contraddetti.Il testo intende pure attribuire un carattere insindacabile alle direttive anticipate dei pazienti, promuovendo al contempo una raccolta sempre più sistematica dei «testamenti biologici».

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