giovedì 27 febbraio 2014
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Il «reato di alterazione dello stato civile» è stato commesso, eccome, ed è un reato «gravissimo», «infatti viene punito con sanzioni che possono sembrare persino eccessive, ma che sono mirate a proteggere l’identità naturale del neonato». Così Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, commenta l’assoluzione in primo grado dei due coniugi milanesi che in Ucraina hanno pagato 30mila euro per un utero in affitto e la “donazione” degli ovociti, in realtà commerciati a caro prezzo da una clinica specializzata. La stessa che ha consigliato loro di distruggere tutta la documentazione, prima di rientrare in Italia con il neonato, e di far passare il bimbo per figlio loro.Come valuta questa strana assoluzione dal Tribunale di Milano?È un’interpretazione acrobatica. Secondo i giudici i due coniugi si sono attenuti alle leggi vigenti in Ucraina. Ma in Italia il reato che hanno commesso è grave: le sanzioni sono state pensate, infatti, proprio per impedire quelle pratiche commerciali che un tempo erano abbastanza diffuse, cioè far passare per proprio il figlio altrui. Qui tra l’altro non c’è soltanto il ricorso ad un utero in affitto, ma c’è anche la generazione di un bambino attraverso la vendita dell’ovulo. La chiamano “donazione”, invece è una pratica totalmente illecita e contraria all’ordine pubblico.Eppure la sentenza nega che sia contraria all’ordine pubblico internazionale, perché “questa forma di procreazione assistita” è praticata in altri Paesi dell’Unione Europea.Se tali pratiche sono consentite altrove, urtano contro i princìpi essenziali del nostro ordinamento. Nel quale non possono certo avere ingresso situazioni contrastanti con l’ordine pubblico del nostro Paese. Tra l’altro qui ogni riferimento alla legge 40 è fuor d’opera: parliamo di due coniugi che hanno confezionato un atto di nascita in Italia alterando lo stato del minore.Con questa assoluzione vengono aggirate le leggi italiane. Non si rischia che a questo punto altri seguano la via illecita?Vedremo cosa succede ora, se la sentenza verrà impugnata. Certamente l’effetto potrebbe aprire alla linea commerciale di questa attività, con lo sfruttamento di persone in stato di bisogno, utilizzate a questo fine senza nessuno scrupolo. Non dimentichiamo infatti che si tratta di atti commerciali veri e propri, resi possibili dallo stato di donne molto povere, al punto da portare in grembo e dare alla luce neonati che, per contratto, consegnano dopo il parto. Anche i diritti del nascituro sono calpestati: persino una normale adozione è sottoposta a garanzie forti e alla valutazione di idoneità dei genitori. Il desiderio di genitorialità non può mai prevalere sull’interesse del nascituro.La sentenza parla addirittura di “diritto alla genitorialità”.Non esiste un diritto assoluto alla genitorialità. Se così fosse, allora tutto sarebbe lecito, ad esempio l’acquisto di minori, perché no? L’esigenza di tutela è del nascituro, non del desiderio degli adulti. Ancora una volta giudici che scrivono nuove leggi a colpi di sentenze?Stavolta non direi: è un singolo caso concreto nel quale si opera, non una legge. Altro sarebbe se si fosse in Cassazione, dove costituirebbe un precedente. Questa è soltanto una sentenza completamente sbagliata.
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