Giornata della Trisomia 21. La protesta delle donne: no alla selezione dei bimbi Down


giovedì 21 marzo 2019
Le sigle femminili cattoliche tedesche denunciano la selezione dei bambini Down identificati durante la gravidanza attraverso esami prenatali sempre più sofisticati. «Tutti devono essere i benvenuti».
Uno dei manifesti per la Giornata mondiale della Sindrome di Down, col simbolo dei "calzini spaiati"

Uno dei manifesti per la Giornata mondiale della Sindrome di Down, col simbolo dei "calzini spaiati"

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Gli esami del sangue prenatale, che potrebbero presto diventare prestazione medica standard delle assicurazioni sanitarie tedesche, sono indicati per il rilevamento della sindrome di Down con quasi assoluta certezza attraverso la nuova metodica del Nipt (Non Invasive Prenatal Testing) ormai diffuso anche in Italia. Per le associazioni cattoliche femminili tedesche ci si trova davanti a un fenomeno speculativo e di violazione dei più normali diritti, oltre a numerose convenzioni internazionali. In occasione della Giornata mondiale della sindrome di Down del 21 marzo – come informa l’agenzia Sir – la Federazione delle donne cattoliche tedesche (Kdfb), l’Associazione cattolica delle donne tedesche (Kfd) e il Servizio sociale delle donne cattoliche (SkF) temono che un numero ancora maggiore di bambini affetti da sindrome di Down possa essere abortito.

Se in futuro l’esame del sangue verrà pagato dall’assicurazione sanitaria, ciò violerebbe la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, e anche la Germania, controfirmandola, si è impegnata a promuovere i diritti dei bambini disabili. Mechthild Heil, presidente federale della Kfd ha affermato che in una società inclusiva «tutti devono essere i benvenuti». Ciò che è allarmante è «l’emergere di un clima sociale che offusca ogni disabilità ed esclude le persone con disabilità e i loro genitori». Anche Maria Flachsbarth, presidente della Kdfb, ha sottolineato come le associazioni delle donne sono «per il diritto di ogni vita»: i genitori di bambini disabili hanno bisogno di «servizi di supporto molto più continui e di accompagnamento».

Lo stesso vale per Anke Klaus, il presidente nazionale di SkF, che alla luce dell’esperienza associativa ha evidenziato come i genitori sono sempre più sotto pressione per «usare tutte le opzioni diagnostiche per prevenire la nascita di un bambino con anomalie genetiche».


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