lunedì 6 marzo 2023
I media possono essere «ambienti» capaci di sostenere le relazioni su due livelli: quello dei contesti informali così come quello formale
Partecipazione e dialogo costruiscono comunità
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È stato da poco dato alle stampe il libro “Connessioni comunitarie. Le tecnologie di comunità nei contesti ecclesiali” (edizioni Scholè, anno 2022). Il volume è l’esito del percorso di dottorato di ricerca svolto dall’autore Marco Rondonotti (che scrive, ndr) all’interno di un più ampio disegno di ricerca svolto dal Cento di ricerca sull’educazione ai media, all’innovazione e alle tecnologie (Cremit) dell’Università Cattolica, in collaborazione con WeCa e con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI, sotto la direzione scientifica di Pier Cesare Rivoltella. Le tematiche attraversate riguardano la possibilità di tradurre i principi della media education in percorsi dedicati a contesti ecclesiali in cui si evidenziano alcune esigenze educative chiave: rafforzare il senso di appartenenza alla comunità in un territorio in continua trasformazione e spesso frastagliato; supportare le persone nel passaggio dal riconoscersi in un sistema valoriale condiviso alla partecipazione alla vita di comunità; accompagnare adulti e giovani verso la costruzione di atteggiamenti responsabili e coerenti con i propri valori di riferimento, atteggiamenti che portano in gioco i media digitali e il nostro vivere online come parte della vita quotidiana. La prima parte del testo è dedicata ad una tematica: quella della “comunità”, che si presenta come interessante e attuale. Nel corso del tempo, il concetto stesso di comunità si è caricato di molteplici significati e di sfumature che hanno finito per rendere molto difficile darne una definizione scientifica e al tempo stesso sintetica. Per questo motivo, il percorso tracciato interpella le scienze umane per raccogliere qualche spunto di riflessione in modo da definire una mappa utile alla comprensione del costrutto di comunità; per altro, anche a seguito della pandemia da Covid-19, nell’attuale contesto si percepisce l’importanza di sostare su questioni quali la dimensione della partecipazione e le condizioni che rendono possibile la pratica del dialogo. In questo senso, pensare e vivere le tecnologie come “tecnologie di comunità”, il paradigma proposto da Pier Cesare Rivoltella, significa progettare azioni che vedono i media non solo come strumenti ma anche come ambienti e, in maniera ancora più propria, come tessuto connettivo capace di sostenere le relazioni in contesti informali e formali. Nella seconda parte del volume sono presentati gli elementi essenziali di una sperimentazione condotta sul territorio nazionale sul tema delle tecnologie di comunità che ha incontrato la sensibilità educativa di alcuni contesti ecclesiali; quanto raccolto consente di riflettere su alcuni importanti aspetti che riguardano sia le competenze media educative richieste agli educatori presenti nelle comunità territoriali, sia gli atteggiamenti utili all’intera comunità per affrontare alcune delle attuali sfide del digitale. L’analisi dei dati ha permesso anche di focalizzare l’attenzione sugli elementi che possono rendere le parrocchie disponibili a un’innovazione per alcuni versi “scomoda” nella misura in cui chiede di mettere in discussione le pratiche ordinarie. Un atteggiamento questo davvero molto importante che tutte le differenti agenzie educative potrebbero efficacemente coltivare in un tempo di grandi e veloci cambiamenti.

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