domenica 8 maggio 2011
Tutta la prima pagina di Libero (domenica 1) era sotto il peso di un grande titolo: «Uccidetelo e che sia finita». Come se non bastasse, la terza pagina faceva anche il nome: «Ammazziamo Gheddafi e finiamola». Mai vista una cosa simile! Due giorni dopo arriva Il Giornale, che tenta il recupero con Benladen: «Ucciso Osama, esultiamo anche noi». Come si sa, la liceità morale del tirannicidio è ammessa da San Tommaso, ma tuttora discussa. Paolo VI giustificò, nella Populorum Progressio, solo «l'insurrezione rivoluzionaria», ma «nel caso di una tirannia evidente e prolungata che attenti gravemente ai diritti fondamentali della persona e nuoccia in modo pericoloso al bene comune del Paese» (n. 31). Quell'«ammazziamo Gheddafi», che tiranneggia il suo popolo e non il nostro e non giustifica le nostre bombe, suona come un lugubre corno barbarico, una fatwa islamica, un'esecuzione sommaria che la civiltà cristiana rifiuta. La Bibbia, del resto, ordina «Tu non ucciderai»: niente eccezioni. Oltre tutto, per Paolo VI «non si può combattere un male reale a prezzo di un male più grande», quale sarebbe, per esempio, la reazione del fanatismo islamico, già allertato dalla discutibile uccisione di Osama Benladen. È vero: tra l'animo cristiano e quello cosiddetto "laico" la differenza è abissale. A proposito della esultante reazione statunitense, il Corriere della sera (martedì 3) ha interpellato diversi "saggi". Tra questi, il filosofo Emanuele Severino, la cui risposta («Questo comportamento è un retaggio dell'uomo primitivo» che praticava anche i sacrifici umani: «Sono d'accordo con la Chiesa: di fronte alla morte di un uomo un cristiano non si rallegra mai») sarebbe accettabile se non comprendesse una sorprendente sciocchezza. Eccola: «La cristianità festeggia la morte di Gesù» ultimo sacrificio umano. No, professore: la Chiesa festeggia la risurrezione del Cristo mentre il Venerdì Santo, giorno della sua morte " Cristo era innocente, ma Dio, per salvarci, lo trattò da peccatore (2Cor 5,21) " è un giorno di lutto, di digiuno (persino eucaristico) e di penitenza.

FATTI E "ANGELE"
Almeno venti lettori (quelli denunciati) anche «non clericali» hanno scritto a Il Fatto Quotidiano, per definire «vergognosa» la sua grande vignetta del bravo (a disegnare donnine) Milo Manara, che il giorno della beatificazione, mostrava Giovanni Paolo II in atteggiamento poco consono tra un volo di "angele" nude. Al di là del "fatto" che un morto ha sempre diritto al rispetto, l'offesa era, oltre tutto, senza alcun immaginabile legame con il Papa Beato: un vero «Misfatto» (è la testata dell'inserto satirico). Martedì 3 Il Fatto ha tentato di difendersi con una lunga risposta sulla libertà incensurabile della satira. Senonché, anche se fosse davvero al di sopra di ogni giudizio, una satira così non sarebbe in nessun caso obbligatoria.

LA VENDETTA
Un ex padre domenicano, Matthew Fox, espulso nel 1993 dall'Ordine per un testo condannato dalla Santa Sede e diventato pastore episcopaliano, scrive su l'Unità (sabato 30): «Wojtyla nuovo beato? Meglio di no, difese i violenti e non i giusti». Fox si paragona a Martin Lutero e ha anche lui affisso le sue tesi sul portone della cattedrale di Wittenberg. A leggere, però, le sue 10 "tesi" sul beato, l'impressione è di una meschina vendetta a freddo.

SOLO CONTRO
A proposito della condanna dell'omosessualità da parte della Chiesa, sempre l'Unità ha da dire la sua, anzi di riferire quella non credibile di un prete: «Non possiamo usare la Bibbia pro o contro una tesi. L'omosessualità non era nel novero delle conoscenze dell'epoca». Davvero? Mai letto di casi di sodomia, per esempio, a Sodoma e qualche lettera di San Paolo? Solo contro.
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