martedì 15 novembre 2011
Domani a Roma si presenta un libro scritto «con lo spirito del cronista di affari vaticani» da Marco Politi che annuncia – come lui fa da 6 anni – «crisi» e fallimento dell'attuale pontificato. Ovvi, entusiasti e tanti gli elogi già in pagina: Teodori ("Sole 24 Ore 9/10, p. 41), Melati ("Venerdì" 28/10, p. 19) ove ovviamente raddoppia Augias (4/11, p. 113) ecc. Che dire? Innanzitutto ammirevole la coerenza dell'autore, che da Paolo VI compreso in poi – 35 anni! – è per metà negativo su Chiesa cattolica e Papi, ma con metodo speciale: parla malissimo del Papa vivo anche elogiando quello morto, di cui in vita però ha detto ogni male possibile. Tattica vigente a Mosca ai tempi dell'Urss, forse appresa in un lungo soggiorno sul luogo, ma al rovescio: lì denigravano il dittatore morto per esaltare il vivo. Questo libro perciò è tutto negativo, e pare scritto non per "trattare", ma per "detrarre" il soggetto con pregiudizio indiscusso e indiscutibile, rafforzato proprio da alcune piccole concessioni benevole sull'indole del "de/trattato", Benedetto XVI. E allora? Allora è capitato ("Liberal", 9/11, p. 14: «Processare Ratzinger») che in un lungo articolo Luigi Accattoli, "vaticanista" di grande esperienza ed equilibrio, elencando fatti, parole e scritti del Papa demolisce una a una tutte le accuse del libro: falso che si neghino svolta del Concilio, ecumenismo e primato della coscienza. Falso che il pontificato non abbia una rotta: la ha nella «scelta… di concentrarsi su Gesù e sulla predicazione di un Dio che è "tutto amore e solo amore"». Non basta: Politi tace su chiarezza, fermezza e richiesta di perdono per i casi di pedofilìa, riforma delle finanze vaticane, Cortile dei Gentili, creazione degli ordinariati per gli anglicani ecc… E dunque? Malpelo presume che domani Accattoli non sarà tra gli invitati a presentare il libro, ma spera di essere smentito.
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