Visse la malattia nel segno della fiducia in Dio
venerdì 9 novembre 2018
Un'avventura dell'amore, un cammino alla ricerca della fonte che disseti la nostra inestinguibile sete d'infinito: questo il senso più profondo dell'esistere. Ce lo mostrano le vite di santi come Elisabetta della Santissima Trinità (Catez), carmelitana morta ad appena 26 anni. Nata a Bourges nel 1880, si trasferì a Digione con la famiglia ma nel 1887 rimase orfana di padre. Sentendosi chiamata alla consacrazione, nel 1894 pronunciò un voto privato di castità. La madre, però, le permise di entrare in Carmelo solo al raggiungimento della maggiore età. Così nel 1901 vestì l'abito religioso e l'11 gennaio 1903 fece la professione religiosa. Pochi mesi dopo le si manifestarono i primi sintomi del morbo di Addison. Visse la malattia nel segno della fiducia in Dio e con il sorriso. Morì il 9 novembre 1906.
Altri santi. Sant'Agrippino di Napoli, vescovo (III sec.); sante Eustolia e Sopatra, monache (VI sec.).
Letture. Dedicazione della Basilica Lateranense. Ez 47,1-2.8-9.12; Sal 45; 1Cor 3,9-11.16-17; Gv 2,13-22.
Ambrosiano. 1Re 8,22-23.37-30; Sal 94; 1Cor 3,9-17; Gv 4,19-24.
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