domenica 29 dicembre 2002
Mister Harding si trascinò fino allo strumento chiuso nell'armadio e, abbandonandosi alla "follia delle sue vecchie dita", ne toccò le corde traendone "un lagno bassissimo, di breve durata, a intervalli". Riuscì a capire e a dirsi che la sua vita aveva compiuto il suo cerchio e allora "con un dolce sorriso" invocò: «Signore, ora lascia che il tuo servo vada in pace. Signore, ora lascia che il tuo servo vada in pace!». In queste poche righe, con qualche scheggia del testo originale, ho riassunto la finale del romanzo The Warden ("Il custode") dello scrittore vittoriano inglese Anthony Trollope (1815-1882). I lettori si saranno accorti che, prima di morire, mister Harding, sacerdote e violoncellista, ripete le parole del vecchio Simeone che stringeva tra le braccia il bambino di quella povera coppia di sposi, Giuseppe e Maria (Luca 2, 29-32). Era quello che noi abbiamo chiamato il Nunc dimittis e che, però, non è - come nel romanzo - l'addio crepuscolare di un vecchio alla vita, ma è un saluto festoso all'alba messianica che sta per sorgere. Oggi celebriamo
la festa di quella famiglia che allora s'aggirava, col neonato Gesù, un po' spaesata tra i cortili del tempio di Sion. Noi, però, abbiamo messo in primo piano, proprio come fa l'evangelista Luca, quell'anziano: anzi, accanto a lui c'è pure una vedova ottantaquattrenne, Anna. Certo, sappiamo quanto sia faticoso accudire un vecchio e quanta pazienza essi richiedono. Ma consideriamoli come la nostra radice e ricordiamo le parole della Bibbia: «La pietà verso il padre non sarà dimenticata, ti sarà computata a sconto dei peccati» (Siracide 3, 14).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: