martedì 24 febbraio 2015
Lupus retroattivo: per prendere nuovo slancio. Qui (17/2, p 2: «La logica dell'integrazione con lo sguardo al Sinodo») rileggo Stefania Falasca che riprendendo le parole del Papa ai cardinali in Concistoro inizia così: «Il Papa indica la strada… La strada della Chiesa dal Concilio di Gerusalemme in poi è sempre quella della misericordia e dell'integrazione». Ecco i tre temi di quelle parole: «Chiamare, toccare, guarire». Qui «con lo sguardo al Sinodo». Allora, perciò, Francesco ha ripreso il riassunto autobiografico del Signore stesso: «Non sono venuto a chiamare (i) giusti, ma (i) peccatori» (Mc. 2,17). Qui le due parentesi: nel testo originale greco gli articoli non ci sono, e vuol dire che il mondo non è diviso tra «giusti» e «peccatori», ma che in esso ci sono solo «peccatori». Perciò «chiamare, toccare, guarire» riguarda tutti: «misericordia e integrazione» per tutti e su tutto. Chi pensa di essere «giusto» per suo conto, e quindi di non aver bisogno di essere ancora toccato e guarito è più ammalato di tutti, anche se dice di vivere di fede e di dottrina. È il programma della Chiesa e dei discepoli di Cristo: si chiama, si tocca, si guarisce. Nessuna paura! Richiamo forte di Francesco - cito - alle «persone chiuse che si scandalizzano di fronte a qualsiasi apertura, a qualsiasi passo che non entri nei loro schemi mentali e spirituali a qualsiasi carezza o tenerezza che non corrisponda alle loro abitudini di pensiero e alla loro purità ritualistica». Che dire? Una bella spinta in avanti per tutti. E non a caso all'inizio del suo pezzo Falasca cita il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Müller: «Il magistero del Papa offre la certezza di attingere alla Parola di Cristo nella sua integrità». Appunto: «Chiamare, toccare, guarire». Ah! Come respiro! E non è pubblicità.
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