domenica 10 giugno 2012
(continua)Già, l'Europa; abiurando storia e geografia s'è fatta panacea economica, mantra sociale, spazio virtuale; le sono state sacrificate tutte le monete e brandelli di sovranità nazionale ma si sta rivelando un idolo insaziabile. Se ci sono stati festeggiamenti sono finiti e ce li siamo persi, nessuno è stato invitato a ratificare un trattato di cui la maggioranza degli europei ignora le clausole. Quale e quanto sia il divario tra le nuove normative, imposte come adeguamento, e il sentire profondo dei popoli e dei singoli nessuno lo sa, né interessa ad alcuno. Una catarsi delle culture è il presupposto per accedere ad un nuovo ordine in divenire che già si mostra incapace di garantire perfino l'economia che l'ha generato. Un senso d'umana compassione blocca il mio sguardo sugli antichi confini, appena oltre: Siria, Iran, Egitto, il Magreb. (…)Nella settimana in città, Reggio Emilia, con il Teatro Equestre, libera compagnia di uomini cavalli e montagne, ho tenuto due lezioni agli studenti delle Medie Inferiori. Una sessantina d'allievi per volta, accompagnati dai loro insegnanti, sono entrati nei Chiostri di San Pietro dove eravamo accampati. Ragazzine e ragazzini sono il pubblico più difficile, l'età non rende loro giustizia: qualcuno è ancora bimbo qualcuna già giovane donna; una fatica immane quando il corpo cresce a strappi, la carne s'impone e la testa non sa dove sbattere. Il materiale umano più prezioso, bisognoso di sperimentare la libertà e insieme l'appartenenza. E' con loro che la proposta educativa si riduce all'essenziale: cosa insegnare e perché. Insegnare è, innanzitutto, testimoniare; imparare è ripercorrere la storia dell'uomo per poter intrecciare, in libertà, il proprio destino. Ogni insegnante ha qualcosa da imparare nel continuo riproporsi, se ciò non accade occorre constatare un decesso: può essere morto l'insegnante, morti gli allievi, può essere morto l'insegnamento.Due ore in due giorni consecutivi per raccontare del rapporto uomo-cavallo; dalla mitologia delle origini a Senofonte, dai cavalieri delle steppe alle corti rinascimentali, dall'addestrare per la guerra all'arte equestre; la quotidianità e la disciplina dell'apprendere; il cavallo base materiale della civiltà e il cavallo/vapore unità di misura della potenza meccanica, la civiltà industriale; l'informatica e il mondo tecnologico. - Al tatto, contatto -. La formale presentazione di un giovane cavallo maremmano mette in moto altri sensi: vista, udito, olfatto; evoca timore, rispetto; materializza forza e potenza; impone la bellezza. Insegnare è stimolare, aprire, esattamente come imparare. Una lezione interessante, nessuna interruzione, nessun gesto scomposto, l'ora a disposizione finisce subito; siamo nel chiostro piccolo, i ragazzi per metà seduti su una fila di seggiole addossate al muro, gli altri sul muretto di fronte, io cammino lentamente nel mezzo guardandoli negli occhi. Sono belli di tutte le bellezze del mondo, una dopo l'altra tutte le tonalità dell'umano genere senza una predominanza netta: metà sono più scuri e metà più chiari; dal nero lucente con tratti bantù dell'Africa al bianco diafano dei finnici europei, slavi, magrebini, sudamericani, cino-giapponesi, anche italiani. Non sarà facile per loro, non lo sarà per nessuno. Non lo è.
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