mercoledì 3 luglio 2019
C'è una bella differenza fra un B&B e un'azienda agrituristica. Nel primo caso, sempre più diffuso, vince il comfort più o meno sofisticato; nel secondo si ha l'immersione in una dimensione che è quella dell'attività agricola. E qui si apre talvolta un mondo, che significa la scommessa su un lavoro che deve fare i conti col tempo, inteso come variante meteorologica, ma anche come pazienza. Le aziende agrituristiche italiane, figlie delle legge-quadro del 10 dicembre 1985, hanno un altissimo valore culturale: per quello che trasmettono e per le nuove motivazioni che hanno offerto a generazioni di giovani agricoltori. Giovani abituati ad aprirsi al mondo, oggi connessi sui social come tutti i coetanei, incapaci di stare chiusi nei loro confini padronali, come avveniva in passato coi nonni e coi padri, che forse più di altri hanno sofferto la scomparsa di quella civiltà contadina fondata sulla famiglia patriarcale. Dopodomani a Milano, da piazza Cannone a piazza Castello, per tre giorni andrà in scena il "Villaggio contadino" di Coldiretti, che è proprio lo specchio di questa apertura alla società, impensabile solo vent'anni or sono. Saranno duecentomila metri quadrati per vivere un giorno da contadino, promettono gli organizzatori, reduci dal successo dell'edizione dello scorso anno a Roma, dove parteciparono un milione di persone. Anch'io ci sarò, perché questo raduno di storie, di imprese, di sogni e progetti è quanto di più innovativo si possa pensare. Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti, fa parte di quella generazione che non si è seduta sugli allori, ma ha innescato il motore dell'innovazione e della relazione, sia nella sua azienda agricola vicino al Garda, sia nell'organizzazione da lui diretta, prima come presidente della Federazione regionale Lombarda e di quella Bresciana. Un altro tratto caratteristico, che comporterà uno sforzo notevole di movimentazione, sarà la possibilità di conoscere il vasto patrimonio di diversità che proprio le piccole aziende diretto-coltivatrici hanno saputo mantenere vivo nel tempo. E se economisti abituati a stendere analisi dentro le mura dei propri uffici hanno bollato sempre come anacronistico il modello dell'azienda diretto-coltivatrice, varrebbe la pena che abbandonassero l'aria condizionata almeno per un paio d'ore, per vedere coi propri occhi come la conservazione del nostro patrimonio genetico in campo agricolo e pastorale sia oggi una carta per immaginare una nuova economia. Anzi, più che immaginarla, a Milano si potrà proprio vedere, attraverso i "Sigilli" di Campagna Amica che saliranno su un'immaginifica Arca di Noè. Compresa la vacca Varzese, giunta nella pianura Padana coi barbari e oggi ridotta a qualche decina di esemplari. Ma c'è. Ecco perché l'hastag #iostocoicontadini è una cosa che ci riguarda.
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